L'implacabile condanna - Film (1961)

L'implacabile condanna
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The curse of the werewolf
Anno: 1961
Genere: horror (colore)
Note: ciclo UOMO LUPO

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Dr.schock 28/12/07 20:35 - 83 commenti

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Rivisitazione hammeriana del mito dell'uomo lupo e uno dei migliori film sui licantropi post Lon Chaney jr. Fisher dirige con la solita professionalità un ottimo Oliver Reed, al suo primo ruolo importante e ambienta il tutto nella Spagna del 18° secolo, mescolando con maestria misticismo e superstizione. Le scenografie sono nella media (ottima) delle produzioni Hammer e il makeup lupesco, pur in economia, è ottimo...
MEMORABILE: Per chi l'ha visto da bambino, come il sottoscritto, il look del licantropo: da brividi.

Ciavazzaro 26/05/08 16:20 - 4768 commenti

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Una delle migliori variazioni sul tema dell'uomo lupo, con uno strepitoso Oliver Reed e l'ottima regia di Fisher (anche se incappò in un'odiosa censura che fece eliminare alcune scene ritenute troppo forti). Il make-up del licantropo è ben realizzato e il finale è molto angosciante (l'uomo lupo rinchiuso nella cella). Bellissimo.

Undying 13/08/08 01:18 - 3807 commenti

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Un buon attore (Oliver Reed) ed un argomento di richiamo (all'epoca, ma non solo) non bastano a garantire la riuscita di un film. Prova ne sia questo mediocre, prolisso (con dialoghi tediosi, e spesso fuori tema, specialmente all'inizio) e mal realizzato horror licantropico che si colloca sulla tradizionale sceneggiatura de L'Uomo Lupo, senza nulla aggiungere, ma - anzi - togliendo parecchio. Non è questione di effetti speciali (meglio comunque non realizzarli, che farli male) ma di una lentezza narrativa e di una messa in scena che proprio non riescono a generare interesse.

B.wildest 11/12/09 14:59 - 33 commenti

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Ehm... Ingiustamente messo da parte, L'implacabile condanna, resta una perla rara nel panorama della filmografia sui licantropi. Nonostante i tagli sulle scene forti, è forse uno dei film più liberi di Fisher. Oliver Reed, specialista nel ruolo di sofferente indemoniato, è in uno dei suoi ruoli migliori. Certi esempi di cinema horror rendono ancora più risibili i "reset" odierni che, mascherando la mancanza di idee, si rifugiano in una calligrafica necrofilia dei classici.

Stefania 12/10/10 03:45 - 1599 commenti

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Indugia troppo a lungo sull'antefatto: concepimento e nascita dell'uomo lupo Leon, col marchese sadico, la servetta muta e il mendicante che da soli potrebbero essere un altro film. Poi, si scivola nell'horror-melò: del resto, il licantropo è una figura patetica, vittima inconsapevole di raptus incontrollabili, non ha l'aristocratica, orgogliosa "diversità" del cugino vampiro: ne è, direi, il parente povero (di spirito)! Buon crescendo nel finale, con la folla scatenata contro il mostro. Buona ricostruzione d'ambienti (la bettola, la campagna, la prigione)... un Hammer minore, ma discreto!
MEMORABILE: Oliver Reed ha una presenza incredibile, capelli neri e occhi azzurri che fanno scena da soli, è bello anche "impiastricciato" da licantropo!

Daniela 9/12/10 07:52 - 12621 commenti

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Figlio di uno stupro (la madre, una servetta muta, è stata violentata da un mendicante reso animalesco dall'ingiustizia umana), Leon manifesta ben presto una invincibile sete di sangue. L'amore della famiglia adottiva e di una giovane donna non basteranno ad evitare esiti tragici. Variante del mito del licantropo, resa particolare dall'ambientazione spagnola e dai colori sgargianti, con molte ingenuità (es: la muta perfettamente truccata e permanentata anche sul letto di morte) ed effetti mediocri, ma riscattata dalla vigorosa prova di Reed.
MEMORABILE: Leon fugge sui tetti, mentre in piazza i villici - vestiti con casacche e gonne dai colori vivacissimi - agitano torce e forconi

Von Leppe 2/01/11 12:09 - 1258 commenti

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Molto bella la prima parte, ricorda i romanzi gotici dei primi dell'800, il nobile sadico e la tragedia, che porta alla nascita di un essere diverso, posseduto dalla bestialità. Peccato che nella parte finale perda di quella malinconia malsana, preannunciata anche dalla sigla iniziale con le lacrime del lupo mannaro e diventa un più tipico film di licantropi. Molto bello comunque il trucco del Lupo mannaro. Ambientato in Spagna intorno al diciottesimo secolo, tipica atmosfera gotica hammeriana.

Myvincent 16/01/11 09:19 - 3726 commenti

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Della serie The Wolfman, un film dalla storia lunga come una favola tragica, che vede come protagonista un giovane Oliver Reed, al suo esordio cinematografico. Ambientato in Spagna, con un'aria vagamente da Inquisizione, è l'ennesimo gioiellino b-movie di Terence Fisher a cui siamo abituati, dove la forza bruta e assassina deve alla fine cedere ai colpi di una implacabile condanna. Ma facciamo il tifo per l'uomo lupo...

Dr.presago 3/11/12 19:41 - 22 commenti

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Prologo fantastico ma, come spesso capita con le produzioni Hammer (in particolare quelle targate Fisher, se solo si pensa a Le spose di Dracula), a disattendere le alte e premature aspettative è soprattutto la seconda metà del film. Subentrato Oliver Reed, il cui esordio è senz'altro buono, non rimane più molto da raccontare a questa pellicola, che perde inevitabilmente la verve iniziale. Da segnalare sicuramente la valida resa visiva e il finale senza speranze.

Darkknight 29/12/13 15:09 - 353 commenti

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Dopo aver rivitalizzato Frankenstein, Dracula, Il Mastino dei Baskerville e Il Fantasma dell'Opera, Terence Fisher poteva farsi mancare l'uomo lupo? Tipico film Hammer, con un prologo fiabesco (troppo lungo ma avvincente) che sfocia in una classica storia horror raccontata da Fisher con la consueta eleganza e sottintesi simbolici (società, sesso, fede ecc). Deboli i trucchi, ma pienamente riscattati dall'interpretazione di Oliver Reed, probabilmente il licantropo più tragico e umano mai visto sullo schermo.

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Mco 19/01/16 11:41 - 2324 commenti

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Amara riflessione sulla natura del diverso da sé, qui peloso e irascibile ma altresì capace di amare, se amato a sua volta. Con un'extradiegesi inziale che ne segue le prime fasi a mo' di favola, Fisher offre la sua visione dell'eterna storia dell'uomo lupo innestandola sui consueti parametri narrativi Hammer, con carrozze e contrasti sociali in buona evidenza. Reed è la nota contraddistintiva di quest'opera, con la sua varietà espressiva al servizio di un personaggio marchiato sin dalla nascita. Potente e immarcescibile.
MEMORABILE: L'umiliazione continua al povero mendicante; La fuga sui tetti.

Samdalmas 15/12/16 16:02 - 302 commenti

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Uno dei migliori film sui licantropi con una intensa interpretazione del giovane Oliver Reed, che dà credibilità al suo personaggio tormentato. Nel cast anche il caratterista Anthony Dawson. Inusuali l'ambientazione spagnola del diciottesimo secolo e la scelta di Fisher di mostrare la trasformazione solo alla fine. Una classica produzione della gloriosa Hammer.
MEMORABILE: La fuga sui tetti.

Rambo90 31/03/20 16:37 - 7675 commenti

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Bella versione Hammer della storia dell'uomo lupo, diretta dal Fisher delle occasioni migliori, con splendidi colori in fotografia che esaltano le scenografie e i luoghi. La vicenda è interessante perché parte da un lungo preambolo che serve a immedesimarsi ancora più nel dramma e nella sofferenza del protagonista, reso bene da un Reed molto espressivo. Bene anche il resto del cast e stupefacente (vista l'epoca) il make up finale della bestia. Notevole.

Bullseye2 2/11/22 21:43 - 393 commenti

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Piacevole (poco) horror della golden age Hammer, più melange di feuilleton, melodramma e grand guignol che film dell'orrore, insolitamente poco anglosassone e assai latino (molto probabilmente farà da modello per i successivi film licantropici con Paul Naschy), notevole per un ottimo cast in cui spicca un insolitamente contenuto Oliver Reed. Buoni gli effetti speciali e il gore, non indifferente per l'epoca. Inferiore ad altri film di Fisher dello stesso periodo tuttavia non da trascurare, essendo anche l'unico film sull'uomo lupo prodotto dalla Hammer.

Anthonyvm 10/12/23 00:21 - 5637 commenti

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Prosegue l'operazione di rimodernamento dei mostri classici della Universal a opera della Hammer, che come sempre s'ingegna nell'offrire reinterpretazioni curiose e originali dei celebri miti. Per la sua rilettura de L'uomo lupo, l'affidabile Fisher indugia in lunghi preamboli narrativi al fine di svelare le turpi origini della maledizione licantropica, addirittura fornendone una spiegazione logica in termini di scienza moralistico-spirituale. Nella seconda parte, il regista riprende più fedelmente i percorsi abituali, potendo fare affidamento sulla presenza scenica di Reed. Buono.
MEMORABILE: Il miserabile deriso dagli aristocratici; La ragazza muta stuprata dal mendicante ferino; Le crisi pleniluniche di Reed da bambino; Il tragico finale.

Reeves 13/12/23 08:29 - 2172 commenti

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Il mito dell'uomo lupo è uno dei tanti rivisitati da Terence Fisher per la Hammer Film, la casa produttruce inglese che ha fatto del gotico il suo marchio di fabbrica. E anche in questo caso la reinterpretazione è decisamente originale, con una spiegazione che racconta le origini della licantropia come un fatto sociale. Oliver Reed, a inizio carriera, è già molto efficace.
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  • Curiosità Ciavazzaro • 22/10/09 20:26
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    Scheda di doppiaggio:

    Pino Locchi:Oliver Reed
    Rosetta Calavetta: Hira Talfrey

    Emilio Cigoli doppia sia il narratore,sia il mendincante
  • Homevideo Patrick78 • 20/03/10 17:12
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    DVD in uscita anche alle nostre latitudini il giorno 11/05/2010 label FLAMINGO VIDEO.Finalmente una lacuna colmata.
  • Homevideo Ciavazzaro • 21/03/10 10:58
    Scrivano - 5591 interventi
    Condivido,un ottima uscita.
  • Curiosità Undying • 19/04/10 17:55
    Risorse umane - 7574 interventi
    Chiesa, sesso e carcere.
    Ovvero della Via Crucis di un Licantropo "esistenziale".


    Tre sono i punti sui quali ruota la sceneggiatura di questo eccentrico horror storico.

    1) L'aspetto sessuale predomina, pur sotteso, in quest'horror licantropesco particolarmente apprezzato dai fans "storici" del genere.
    L'istinto scatenante, in grado di far emergere la natura bestiale del licantropo è dato, infatti, dalla presenza di ragazze facili; ancora: antidoto alla trasformazione si rivela essere la ragazza amata, in grado di azzerare l'influsso della Luna piena sul protagonista;

    2) altro emblematico "motivo", circolarmente analizzato da Fisher, è quello religioso: L'implacabile condanna si apre, e si chiude, nei paraggi di una chiesa, con impresso a sottofondo il suono di campane. Pure l'uomo-lupo è tratteggiato con parametri pseudo-religiosi: è nato la notte di Natale e l'intera sua esistenza è attraversata da elementi e circostanze cattoliche;

    3) il tema della prigionia percorre, ossessivamente, l'intero film: le sbarre assumono una valenza parabolica, da un lato l'uomo prigioniero di una natura "doppia"; dall'altro il carcere accompagna l'intera esistenza del protagonista, a cominciare dall'infanzia, per finire con l'imprigionamento finale.

    Fisher definì in varie interviste tale coercitiva situazione esistenziale "prigione di carne" e alcuni critici, rilevarono giustamente l'aspetto profondo della psicologia del protagonista, al punto di definire il mendicante protagonista de L'implacabile condanna come "primo licantropo esistenziale" nella storia del cinema.
  • Discussione Rebis • 19/04/10 18:28
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Interessanti (come sempre del resto) le notazioni di Undying nella sezione curiosità: nemmeno io amo particolarmente questo film ma credo metta a fuoco un tema portante della cinematografia di Fisher che, per quanto discontinua nei risultati, sembra denunciare il ruolo repressivo svolto dalle istituzioni sociali (specie la classe aristocratica) e religiose (segnatamente il puritanesimo e il cattolicesimo) nei confronti delle pulsioni più istintive, sessuali dell'uomo. Mentre nei culti pagani sembra additare un più intimo e sincero rapporto con la Natura...
  • Discussione Undying • 19/04/10 18:46
    Risorse umane - 7574 interventi
    Questo film in particolare, secondo, me, affronta in maniera (velatamente) polemica i temi citati nella curiosità.
    Da notare che ogni potere, e quindi Governo (più o meno "democratico"), si fonda su pochi, ma consolidati, principi: una religione, la mercificazione del sesso (come arma di distrazione) e la disciplina.

    Grazie per l'attenzione, Rebis ... a volte - me ne rendo conto - divento probabilmente noioso...
    Ultima modifica: 19/04/10 18:48 da Undying
  • Discussione Zender • 19/04/10 18:51
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Beh, in questo caso crepi l'avarizia per la noia di Undying: gli assegniamo 10 punti bonus cumulativi per il solito gran lavoro in sede di curiosità.
    Ultima modifica: 19/04/10 19:12 da Zender
  • Discussione Undying • 19/04/10 18:58
    Risorse umane - 7574 interventi
    Grazie, anche se aggiungo che la gratificazione più grande è quella di potersi esprimere liberamente (ovviamente nel rispetto di chiunque possa leggere) sul forum...
  • Discussione Rebis • 19/04/10 19:01
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Undying ebbe a dire:
    ogni potere, e quindi Governo (più o meno "democratico"), si fonda su pochi, ma consolidati, principi: una religione, la mercificazione del sesso (come arma di distrazione) e la disciplina.

    Ineccepibile...


    a volte - me ne rendo conto - divento probabilmente noioso...

    ... tu vaneggi ;)
  • Homevideo Buiomega71 • 25/06/21 09:20
    Consigliere - 25933 interventi
    In blu ray ( e dvd) per A & R Productions, disponibile dal 16 luglio 2021