Dov'è Mario? - Miniserie TV (2016)

Dov'è Mario? (miniserie tv)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

La serie che unisce in un unico personaggio le due anime più antitetiche del geniale Corrado Guzzanti condensa buona parte della sua carriera di uomo di spettacolo trasversale, divertitosi a mescolare negli anni la parodia dell'uomo di cultura (indimenticabili il poeta Robertetti, Tremonti, Sgarbi, il cui look di Bambea molto ricorda) a quella del coatto senza scampo (Lorenzo, il ragazzaccio ignorante che imperversava nelle trasmissioni della Dandini). DOV'E' MARIO dà anima ad entrambe riunendole in Mario Bambea, intellettuale di sinistra che dopo un grave incidente d'auto si sdoppia in una rilettura intelligente del doppelgänger o più letterariamente di Jekyll...Leggi tutto e Hyde. Non sono però i farmaci a “trasformarlo”; anzi, sono questi a riportarlo alla realtà del Bambea intellettuale. Non fosse per essi il protagonista si troverebbe l'intera giornata prigioniero di Bizio Capoccetti, cabarettista volgare in cui si riversa tutta la frustrazione di uno scrittore i cui libri non vendono più e avviato a un fallimento personale evidente. Durante il primo sdoppiamento notturno Bambea si reca al vicino "Odeon off", teatrino per comici di poche speranze, e rubando lì posto e nome al vero Capoccetti si esibisce ottenendo subito un grande successo. Tornato in casa dimentica tutto. Chi sa è solo Dragomira (Meghnagi), la badante rumena di Bambea, che sorvegliandolo giorno e notte capisce il dramma e presto ne approfitta per guadagnarsi a sua volta il palco tra gli applausi. La serie segue il doppio binario suggerito dalle due personalità contrapposte: da un lato Bambea con la sua erre moscia e la ricca proprietà di linguaggio, dall'altro Capoccetti col lessico elementare, il romanesco spinto e i divertenti strafalcioni. Alla studiata sceneggiatura il compito di affrancarsi da un'elementare riproposizione dell'idea di Stevenson per inserirla in un contesto culturale ove evidenziare (come avrà modo di dire Veltroni dalla Gruber nel finale in tv) la felice unione in un'unica persona di due mondi troppo spesso in violento contrasto. Eccellente quando interpreta Bambea, spassoso quando si lascia andare nei panni di Capoccetti, Guzzanti mostra invece una certa inadeguatezza sul palco, dove non appare sufficientemente credibile e comico come cabarettista coatto facendoci intuire quanto difficilmente avrebbe funzionato in quei panni. Purtroppo gli intermezzi a teatro non son pochi, ai quali s'aggiungono le intrusioni di Dragomira, rumena ancor meno credibile di lui come artista in grado di divertire un pubblico volgare (che invece appluade) recitando poesie del suo paese. E' lei il personaggio secondario più importante, esilarante quando interloquisce doncamillescamente col crocifisso (che ha la voce di Guzzanti) pretendendo di ascoltare solo la Madonna, molto meno nelle altre occasioni in cui le tocca il ruolo della solita rude donna dell'Est dall'accento marcato e l'aria truce, presente sul palco senza un vero perché. Più vivace nel chiaro ruolo di spalla Emanuela Fanelli, che con Capoccetti condivide il romanesco ricco di invenzioni e storpiature creative fino a innamorarsi “a modo suo”. Il cast dalla parte di Bambea tende invece a perdersi nell'anonimato (anche perché portato a contenersi), pur assolvendo bene il compito. Eccellenti le ricostruzioni di tg e trasmissioni tv con il coinvolgimento di presentatori e ospiti realmente presenti sui nostri schermi (da Floris alla Gruber, da Mentana a Veltroni), apprezzabili i dialoghi e soprattutto l'attenzione con cui si affronta l'argomento evitando banalità e sbracamenti nei comportamenti di tutti (anche nello stesso Guzzanti/Capoccetti, progressivamente sempre più conscio del dramma). Tre puntate da 40 minuti e un'ultima leggermente più lunga portano però a una diluizione eccessiva di una storia che sintetizzata avrebbe potuto risultare molto più efficace.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/06/16 DAL BENEMERITO PUPPIGALLO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 19/08/17
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Puppigallo 16/06/16 19:26 - 5273 commenti

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La bravura di Guzzanti è fuori discussione. Ma proprio per questo motivo, da uno come lui ci si aspetta sempre il massimo. In questo caso però, si resta con un retrogusto non proprio piacevole. Come se l'impianto costruito non fosse in grado di supportare adeguatamente un pezzo da novanta della comicità e della satira come Corrado. Merita comunque un'occhiata, grazie ad alcuni monologhi e al rapporto tra le due personalità del protagonista. Peccato per la pochezza dei personaggi di contorno (Dragomira a parte, che non vuole parlare con Gesù).
MEMORABILE: Il primo monologo; Il premio con ratto in salita "E' proprio brutto..." dice il vincitore; "Lei è riuscito a unire Wittgenstein e Napo orso Capo".

Tarabas 21/06/16 09:30 - 1878 commenti

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Dice "Guzzanti fa una serie nuova". Dico "Ammazza e chi se la perde". Dice "Pare che fa la satira dell'intellettuale di sinistra". Dico "Ma che è, una serie in costume? Uno sceneggiato storico? Tipo la Baronessa di Carini?". Negli anni 80, ma forse anche nei 90, il dualismo Bambea-Bizio avrebbe destato sconcerto, puntate monografiche di "Milano, Italia", pensosi editoriali di Andrea Barbato, sapide copertine di "Cuore". Nel 2016, onestamente, siamo fuori tempo massimo. Alla fine non fa nemmeno tanto ridere, se non fosse per Bizio, Nummmero uno.

Daniela 18/06/16 18:05 - 12660 commenti

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Bambea, illuminato intellettuale di sinistra in crisi, a seguito di un incidente subisce uno sdoppiamento di personalità che lo porta nottetempo a trasformarsi nel rozzo Capoccetti, che con le sue battute volgari e razziste ottiene grande successo sul palcoscenico... Alte aspettative per il ritorno di uno dei nostri comici più caustici ed originali, a cui subentra però una certa delusione: non sostenuto adeguatamente dalla sceneggiatura e dai caratteri di supporto (ad eccezione della tetragona Dragomira), il suo personaggio sdoppiato mette a segno qualche battuta ma pare sospeso nel vuoto.

Il ferrini 18/06/16 19:37 - 2357 commenti

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Opera in quattro atti, che meriterebbe ben altra vetrina, concepita dalla geniale mente di Corrado Guzzanti, l'unico in Italia a potersi permettere di fare satira sulla satira e soprattutto di lasciare lo spettatore senza punti di riferimento, senza nessuno per cui tifare. Interpretazione memorabile anche per Evelina Meghnagi (aka Dragomira) e gran finale per la Fanelli nel ruolo della romana trucida. I dialoghi fra "Mario" e "Bizio" sono lo specchio impietoso della sinistra italiana. Tanti camei: Travaglio, Veltroni, Mentana. Da vedere.

Hackett 25/06/16 08:32 - 1867 commenti

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Guzzanti a briglia sciolta, diverte e si diverte. Prende in giro una sinistra intellettuale e fuori dal tempo che negli anni è un po' sparita, complice il livellamento politico tra destra e sinistra (i rimandi a Nanni Moretti non sono casuali). Per il resto troviamo una notevole serie di buoni caratteristi e gustosi camei di contorni. Divertente.

Yamagong 26/06/16 14:23 - 274 commenti

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Guzzanti supera la mera comicità e produce una dissezione del pensiero italiano degna del miglior trattato antropologico. Mario Bambea e Bizio Cappoccetti sono l'uno il prolungamento dell'altro, il definitivo anello di congiunzione tra l'immediato passato e l'incancrenito presente. Riflessi eterotopici in totale smarrimento, prendono ad assorbirsi per imitazione (le "scandalose" imprecazioni di Mario, le risate "ffimere" di Bizio). Si marra la storia senza cadere nello storicismo: genialità assoluta! Un po' troppo affrettato l'episodio finale.
MEMORABILE: I dialoghi onirici tra Mario e Bizio; La rabbiosa telefonata in diretta radiofonica; I numerosi camei (da Santoro a Travaglio, fino alla Gruber!)

Il Dandi 3/07/16 14:32 - 1917 commenti

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Nonostante il confronto ravvicinato con la serie quasi omonima di Maccio Capatonda, le aspettative sono giustamente altissime. Purtroppo dopo il primo scoppiettante episodio molti spunti (il rapporto con la moglie) si perdono per strada. Il traino resta il cabarettista/mister Hyde, con cui Guzzanti mostra il suo genio soprattutto nel qualunquismo dei monologhi. Ma... dov'è Mario, appunto? Il ritratto dell'intellighenzia di sinistra non è mordace a sufficienza e i self-cameo (Travaglio, Veltroni) risultano gratuiti.
MEMORABILE: "Questa è la fine degli steccati culturali: pensa che Nanni Moretti ha già firmato per uno spot della Lavazza".

Il Gobbo 25/07/16 17:37 - 3015 commenti

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Guzzanti scatenato, trasformista da par suo e - diciamolo - completamente pazzo, satireggia il suo milieu e ne celebra la resa (un preludio al renzismo, che sembra però già in esaurimento?) Si ride parecchio, onestamente più con Capoccetti, ultima incarnazione dell'anima beffarda e trasgressiva della commedia all'italiana. Soluzione finale un po' stiracchiata malgrado l'efficace e ironica auto-parodia di Veltroni (la "sintesi fra Wittgenstein e Napo Orso Capo")

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