He never died - Film (2015)

Immortale e infelice, costretto a bere sangue. Il film, molto monotono nella prima parte, è un saggio introspettivo sulla psiche di un uomo costretto a vivere suo malgrado, mai sorridente e continuamente tormentato. Incapace di relazionarsi, trova conforto solo nelle sale bingo e si sfoga combattendo contro criminali che commettono ingiustizie verso i deboli. Molto buone la regia e la fotografia. Sorprendente il finale.

Jack è un uomo dall'età indefinibile, solitario e taciturno, che dorme molto, si procura sacche di sangue e frequenta una sala bingo... Chi pensasse di trovarsi di fronte al solito vampiro tormentato che cerca di sfuggire al proprio destino sarebbe proprio fuori strada. Jack beve/lappa sangue ma la sua natura è davvero unica, come scopriamo verso l'epilogo, quando il livello emoglobinico aumenta ma sempre mischiato ad una robusta dose di ironia. Film originale e divertente, con il cantante Rollins perfetto nel ruolo di un tizio tostissimo e con grossi problemi relazionali.

Jack è un solitario personaggio tormentato dalla sua immortalità e passa le giornate ripetitive cercando di astenersi dai suoi istinti più atroci, il cannibalismo e il vampirismo; l'arrivo della figlia mai conosciuta cambierà il corso degli eventi. L'impianto scenografico e la narrazione tra l'iper violento e il paradossale hanno un che di fumettistico, (favorito anche dalla forte presenza di Henry Rollins) e ciò giustifica qualche stereotipo del revenge movie come le azioni dei malavitosi, il misterioso personaggio nel finale e la figura femminile.

Rollins, mai banale nelle sue apparizioni sul grande (e piccolo schermo), si conferma anche questa volta coerente nell'aver preso parte a questo film, versione molto particolare di horror con significati più o meno nascosti che lo rendono decisamente diverso dalla media. Il personaggio è scontroso, oscuro, caratterizzato da un substrato psicologico particolare. Vincente la scelta di dialoghi scarnissimi, che si rivela adatta al contesto e ai personaggi. Ottime le scene gore, piccolo disappunto giusto nel finale, che sembra un po' stiracchiato.

Notevole il lavoro sul personaggio di Henry Rollins, tanto da renderlo la principale e accentratrice attrazione, ma far seguire ulteriori enigmi a quelli già generati e poi svelati dall’identità del criptico figuro è una scelta che lascia lo spettatore con un pugno di mosche in mano, specialmente se accompagnati a una parte finale sospesa e povera rispetto alle aspettative. Situazioni e dialoghi, con quel loro pragmatismo quasi surreale, sono spesso decisamente riusciti. Mento volitivo, gambe molli.