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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Gaston (Marceau), una postina, è alla centrale di polizia davanti al commissario Pontoise (Miou-Miou), una donna, che la guarda e non capisce cosa voglia. E' lì per un motivo molto particolare: al decimo anniversario della morte del marito ha deciso di confessare la verità. E' stata lei a spingerlo giù dal terrazzo, l'uomo non si è affatto suicidato come la polizia al tempo aveva concluso. La picchiava, la maltrattava... ma è solo dopo dieci anni che il rimorso si è fatto sentire e ora è arrivato il momento di pagare. Arrestatemi, appunto, ma chi sta di fronte a lei non pare ne abbia alcuna intenzione: cerca anzi in ogni modo di farle capire che la prigione ora non avrebbe senso. Che la sua...Leggi tutto era stata in qualche modo legittima difesa, che suo figlio non meritava una madre chiusa in galera per vent'anni, ma Gaston non transige. Sono però passati dieci anni esatti, e dopo la mezzanotte scatterebbe la prescrizione del reato: Pontoise deve trovare un sistema per convincere Gaston (chiamata così dai colleghi, ma il nome non lo dice mai) a desistere dai suoi propositi; un gioco psicologico con l'orologio a muro che scandisce i minuti come in un thriller. Un curioso scambio delle parti, un'idea bizzarra che viene dal romanzo di Jean Teulé e mette di fronte due ottime attrici. Fin dal primo colloquio si capisce quanto l'animo di Gaston sia turbato e Pontoise cerca di capire da cosa dipenda l'esigenza di una confessione così tardiva non richiesta. E' qui che l'evoluzione teatrale del film viene frammentata da flashback di dubbia qualità in cui Gaston rivive il proprio passato quasi sempre in soggettiva. Momenti forti di un rapporto difficile col marito che tornano lentamente a galla, ma annacquati in memorie superflue, che spezzano la tensione e non aggiungono nulla, come se ci fosse la necessità di staccare, di svariare per rientrare in una dimensione più propriamente cinematografica. Invece la forza del film sta tutta nel faccia a faccia tra Miou-Miou e un'invecchiata Sophie Marceau (che nei flashback, truccata, appare effettivamente molto più giovane); la sfida è vinta nettamente dalla prima: convincente, credibile, intensa, Miou-Miou è brava nel riuscire a deviare in ogni modo la conversazione inventandosi ogni sorta di trucco per scaricare la postina da ogni responsabilità con lo scopo di farla rientrare dai suoi propositi. La Marceau è invece un po' troppo lagnosa, eccesiva nel rendere un disorientemento finanche esagerato che si traduce in dialoghi continuamente spezzati, in pause giustificate solo fino a un certo punto. La sceneggiatura è svolta discretamente ma affonda di rado il colpo nel confronto diretto che fa affrontare a muso duro le due. Preferisce concentrarsi sullo psicodramma che investe la rea confessa senza guardare granché all'aspetto thriller. Ma a lungo andare si capisce che sono solo piccole varianti sullo stesso tema e si attende la soluzione finale, che arriverà anticipata da un paio di inattesi colpi di scena.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/05/16 DAL DAVINOTTI
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Capannelle 29/06/16 00:13 - 4411 commenti

I gusti di Capannelle

E un dramma da camera svolto nello spazio di un commissariato, dove la Marceau e la Miou-Miou inaugurano un confronto serrato che avrebbe potuto rivelarsi avvincente se non avesse imboccato vie non del tutto solide e che la Marceau non riesce a interpretare sempre bene. Anche i flashback, da metà film in poi, non aggiungono molto al narrato e si avvertono delle crepe nella sceneggiatura.

Saintgifts 7/07/17 09:24 - 4098 commenti

I gusti di Saintgifts

Faccia a faccia tra Miou-Miou e la Marceau (quasi un rapporto madre-figlia), dove è Miou-Miou ad avere la meglio, forse in virtù di un personaggio più lineare e facilmente comprensibile. La Marceau, protagonista, ha a che fare con un personaggio più contorto, più sfaccettato, più difficile in definitiva, che interpreta in modo un po' altalenante, comunque dignitosamente. La regia si concede vezzi autoriali quando le protagoniste sono chiuse nel commissariato, meno apprezzabile nei frequenti flashback. Finale che focalizza bene il dramma donna.

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