Si vis pacem para bellum - Film (2016)

Si vis pacem para bellum
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2016
Genere: gangster/noir (colore)
Note: Aka "Si vis pacem, para bellum".
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Stefano Calvagna prosegue nel suo percorso personale all'interno di un cinema scarno, povero e che dipinge una Roma criminale infinitamente meno roboante di quella che si vede nei blasonati prodotti cinetelevisivi di questi anni, per certi versi più vicina alla realtà del quotidiano. Una realtà misera, quella di un buttafuori che per guadagnare i soldi veri fa il sicario, il Frank Costello dalla faccia tutto meno che angelica, che parla poco e mena tanto. Che si muove in motorino e conduce un'esistenza arida, straniante. Per questo la dolcezza tutta orientale di una cameriera d'un ristorante cinese (Francesca Fiume) gli appare...Leggi tutto da subito come un raggio di luce a cui aggrapparsi, uno sprazzo d'umanità in un mondo freddo dove l'unico vero obiettivo è quello di guadagnare abbastanza per poter fuggire quanto prima in un paese lontano. Stefano uccide con la stessa freddezza che abbiamo già visto nei suoi colleghi più celebri, che da Alain Delon o Forest Whitaker arrivano fino al Toni Servillo delle CONSEGUENZE DELL'AMORE, ma trova in palestra l'amico con cui confidarsi e nella fragile cameriera l'amore per potersi sentire vivo. Ma è tormentato da mille pensieri, non ultimo quello della figlia (Anchisi) del suo capo (Bonetti), che cerca di portarselo a letto in ogni modo e lo perseguita via sms senza capire quanto lui non le si possa proprio concedere senza incorrere nelle ire di chi lo paga profumatamente. Quello di Calvagna è un personaggio banale, stravisto ma che acquisisce una sua dignità proprio grazie all'interpretazione dell'attore/regista, sempre uguale a se stesso ma in possesso di una malinconica spontaneità che lo rende immediatamente riconoscibile e a suo modo amabile. Registicamente c'è poco da scoprire, le panoramiche ripetute (sempre le stesse tre: casette sul lago da vicino, ponte Milvio dall'alto, le rive del lago di Bracciano) danno l'idea della povertà di mezzi, i dialoghi infilano tra ovvietà e semplicizzazioni popolari qualche battuta (fortunatamente solo accennata) piuttosto terribile, le scene di sesso son maldestre quando non scialbamente convenzionali, eppure il film, proprio in virtù della sua ruspante volgarità che non si traduce mai in grida o azioni spettacolari, sa avvicinarci bene al suo indiscusso protagonista, al suo perenne understatement che gli fa affrontare ogni situazione con quell'apparente svogliatezza tipicamente romana intrinsecamente divertente (si pensi a certi colloqui con Bonetti, o all'incontro col produttore cinematografico con cui la Anchisi dovrebbe sostenere un provino). E quando sembra ci si debba avviare stancamente al finale ecco il colpo di coda che riesce in qualche modo a spiazzare, a farci capire quanto il soggetto una sua dignità ce l'avrebbe. Se solo si ricamasse un po' di più anche in sede di sceneggiatura... Musiche (piuttosto anonime, a dire il vero) dell'ottimo Claudio Simonetti. Da notare i Persol in locandina quando nel film Calvagna sembra non staccarsi mai dai suoi Ray ban (e dalle magliette Stone Island, onnipresenti). Il product placement in genere assai invasivo fa comunque capire come potersi (in parte) finanziare film che si sa già non sbancheranno i botteghini senza dover cercare i soldi chissà dove. Il titolo "latino" lo si ritrova tatuato sul braccio di Calvagna, che lo tradurrà all'incuriosito Bonetti: "Se vuoi la pace, prepara la guerra".

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/05/16 DAL DAVINOTTI
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Markus 23/05/16 18:53 - 3682 commenti

I gusti di Markus

Nell’ormai nutrito filone di Roma criminale s’inserisce questa produzione indipendente di Calvagna, attore e regista talvolta graffiante; che qua trova, nel ruolo di protagonista, la sua massima espressione paradossalmente nell’essere essenziale. Pur con qualche convenzionalità nella sceneggiatura, la vita del primo attore (assassino per soldi, ma buono per vocazione) è ben raccontata. La pellicola palesa talvolta il low budget, in parte compensato dalla spontaneità "neorealistica" delle interpretazioni stavolta non figlie dell’impaccio.

Blutarsky 27/05/16 18:22 - 360 commenti

I gusti di Blutarsky

Se vi piace pare bello, si potrebbe parafrasare, e avrebbe più attinenza con il film che la corretta traduzione del titolo. Calvagna si rimette al centro della scena e la riempie (grazie anche alla crescente mole) con il suo ormai classico personaggio tormentato-carismatico-disilluso-freddo e spietato, ma di cuore e saggio. Il budget concede poco all'azione e la sceneggiatura poco allo spettatore; sorprendono gli inconsueti rimandi orientali e l'amore interraziale, ma un involtino non fa primavera né la noia un buon film.

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