Visto principalmente perché l'edizione italiana (dialoghi e direzione del doppiaggio) è stata curata da nientemeno che Renato Polselli! E i dialoghi sono l'unica cosa che tiene su il film (per delirio). Fiacchissimo finto-documentario con ricostruzione di "vita vera", di vari personaggi che contraggono - in vari modi - l'AIDS. Tono molto bacchettone-moralistico e zeppo di inesattezze (che magari all'epoca non erano ritenute tali). Con quell'aria vintage Germania-anni-80. Soporifero.
Instant-movie che, contrariamente a quanto vorrebbe far credere, specula sul fenomeno dell'AIDS né più né meno dei giornalisti che critica nel finale la voce moralizzatrice fuori campo. Sgombrato quindi il campo da qualunque valenza sociale/informativa, il film resta un dramma teutonico caratterizzato da una Monaco di Baviera anni '80 periferica, tra localetti squallidi, prostituzione, droga e storie d'amore al limite; il doppiaggio italiano regala spesso perle trash, tuttavia il ritmo c'è, l'atmosfera è greve e la Ost elettronica convince.
MEMORABILE: La bella Nina Kronjäger; L'esibizione della cantante new-wave nel baretto di periferia.
Ci mancava solo la scritta "Benvenuto nell'AIDS" sullo specchio, in questa carrellata di personaggi straziati da questa malattia intervallata dagli interventi di un professore, doppiato dalla voce più monocorde del mondo. L'AIDS serve solo come pretesto per presentare storie vagamente morbose che in realtà stupiscono per la loro involontaria ridicolaggine (vedi la storia del serial killer). Alla fine di tutto c'è persino una specie di riflessione conclusiva che sembra voler dare una valenza documentaristica in realtà assente.
MEMORABILE: La giacca da pappone; "Che cazzo volevo da te che sei una giallonegra, lesbica e fuggiasca da tutti, sempre col mal di testa?"
Aidsploitation che sta al rigore scientifico come d’Agostino alla sessuologia. Pseudo-prospezione da mondo-movie (a cui mendica un’evidente questua), si fa largo nel nulla fotoromanzando sciattamente casi clinici a colpi di farneticazioni da Alzheimer avanzato che fanno del reparto dialoghi uno scemenzaio inaudito, togliendo ogni residuale credito parascientifico al film (condensato in un codino finale da esposto ai carabinieri), evidentemente concepito per battere cassa a meschino ridosso di una fobia planetaria allora orfana di risposte e rimedi. Credevo fosse amore e invece era aidiesse.
MEMORABILE: L’incipit: risatissime fino allo sgretolio mascellare.
In forma di episodi, questa pseudo inchiesta prevede ricostruzioni d’ambientazione teutonica per approfondire il dramma dell’AIDS (all'epoca dilagante e senza soluzioni di sorta, era una lenta morte assicurata). L’operazione si fa sin da subito ridanciana e ogni intento - sempre che ci sia davvero - di dare delle spiegazioni scientifico/sociologiche alla tragedia della malattia si scontra con la sciatteria della messinscena e da dialoghi talvolta involontariamente esilarati. Per chi è alla ricerca di sano trash... il piatto è servito!
MEMORABILE: I malati di AIDS sono definiti con il medesimo nome ("quello è un AIDS").
E' chiaro come non avendo le quattro storie i necessari retroscena sia arduo raggiungere un buon coinvolgimento emotivo; qui si è posti dinanzi al fatto compiuto: quello dell'AIDS già conclamato (con indicibili sofferenze fisiche o morali), del terrore di essere stati contagiati, della "vergogna" di esser sieropositivi. Quindi niente preamboli; si va dritti al dramma più assoluto, che è l'autoemarginazione (e per questo non si può non provare pena). Polselli è unico per aver collaborato al dossier, conscio d'incontrare ostacoli insuperabili come l'omofobia, la bacchettoneria e il qualunquismo.
MEMORABILE: L'unica medicina dell'AIDS è la morte: se a quei tempi era vero, amore, considerazione e non abbandono erano ben più che semplici palliativi!
Misto di exploitation becera, melodramma straziante e reportage farlocco, questo film tuttavia non si rende del tutto ridicolo grazie all'uso di parecchie scene-shock ed episodi toccanti (la coppia gay, la cantante sieropositiva); regna inoltre sovrano il clima terrificante e ansiogeno al quale contribuiscono anche la buona OST elettronica e la tetra atmosfera da RFT anni Ottanta. Il bizzarro adattamento del mitico Polselli aumenta la dose. Souvenir d'altri tempi, davvero inquietante.
MEMORABILE: Le scioccanti trasfusioni di sangue "pulito"; L'adattamento dal tedesco all'italiano realizzato con un proto Google Translate (!)
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DiscussioneZender • 11/05/16 17:27 Capo scrivano - 47786 interventi
Ti ho scritto che dilagante era dilagante, vorrei capire perché non lo era, secondo te. Nel 1985 si stava espandendo di brutto, dilagava, è corretto. Tu scrivi "esisteva (leggi: dilagava)" ma son due cose ben diverse. una cosa può dilagare e continuare a dilagare per anni dopo la sua scoperta.
Dilagante vuol anche dire solo "diffuso, imperante", che si diffonde... insomma, mi pare che non ci sia niente di inesatto o che porti a pensar cose diverse.
infatti dico che ha iniziato a espandersi e dilagare viralmente da molto prima, essendo qualcosa che aveva sul groppone già 3/4 di secolo; e che solo dopo è esplosa mediaticamente, e su questo rimorchio campa il film. per la sfumatura osservata in merito -che mi porta a pensare qualcosa di diverso- fa fede nello specifico la prima osservazione fatta (poi sviscerata in ogni post secondo i principi di analisi logica), unita all'aver puntualizzato poco addietro che non ho scritto che la sua frase è scorretta; ho solo scritto che a rigor di sillogismo vien fuori l'impressione conclusiva che l'aids stesse esplodendo nel 1985, non mi sembra onestamente nemmeno chissà quale rimprovero o bacchettata sulle dita per cui prendersela o trainare post su post; se vuoi lo ripeto, ma avanti così e si arriva al cavillo del cavillo del cavillo del cavillo ad libitum ritorcendo e intorcinando sempre lo stesso concetto...
Se mi volevo riferire al 1985 in particolare avrei scritto "in quell'anno dilagante", invece ho usato un generico "epoca" (infatti era effettivamente così). Puoi pensare quello che vuoi, ma parlavo di un periodo, non di un anno o a partire da. Non è questione di prendersela, solo che se uno critica e in scioltezza dà dell’ignorante tra le righe si becca, forte della ragione, il santo e giusto contraddittorio. Bisognerebbe essere un po’ umili ogni tanto. Stavolta te lo dico senza simpatia.
si ma infatti, e lo ripeto per l'ennesima, io non criticavo né tanto meno davo dell'ignorante, con o senza righe. ho solo detto che per come è formulata, l'impressione mia -condivisibile o meno- del senso ultimo è quello. non mi sembra di aver insultato o come dicevo prima bacchettato. che poi se mai, sempre con simpatia, uno che s'è pure beccato del mascetti non sei tu.
tu mi hai chiesto il perché del riferimento, io te l'ho spiegato; tu hai poi risposto "spernacchiando" e ti ho risposto perché logicamente mi dava/da quell'impressione. così come ho cercato di spiegare dove vedevo la sfumatura logica a zender, e non mi sembra di averlo perciò offeso. non capisco tutto sto gran polverone. ho solo messo in luce una sfumatura/diversa lettura interpretativa, non è che ho scritto che sei uno sparacazzate o un asino nato ieri eh.
DiscussioneZender • 12/05/16 08:44 Capo scrivano - 47786 interventi
Schramm, se anche offendessi me sai bene che tra noi non è mai un problema e poi non mi son certo sentito offeso. Dico solo che è una sfumatura dovuta a una tua interpretazione, tutto qui, ma che avendo Markus scritto epoca, per di più unita a un termine generico "dilagante", non trovo proprio nulla di nemmeno vagamente inesatto ecco.
Zender ebbe a dire: Dico solo che è una sfumatura dovuta a una tua interpretazione
ma è quanto ho detto e ribadito anch'io. e poi era proprio lungi da me l'intenzione di offendere chicchessia, non immaginavo una simile taranta per una semplice osservazione, e mi spiace che se ne sia piccato.
Il mio commento uscirà a breve. Ho alzato la media.. Nonostante il tenore trash di molti dialoghi del doppiaggio italiano e la becera exploitation mascherata da film "educativo" - o forse anche per quello - alla fine devo dire che il film non m'è dispiaciuto. Il ritmo c'è, le parti truci anche e l'atmosfera teutonica anni '80 di una Monaco periferica e desolante, accompagnata da una fantastica Ost elettronica, rende la visione un classico guilty pleasure. Visto come puro entertainment (al di là del tema trattato) non è peggio di tanti altri film che vedo settimanalmente.. Diciamo che dovrebbe piacere a chi ha amato le atmosfere squallide di vari droga-movie europei anni '80 tipo Tunnel o Hanna D. - La ragazza del Vondel Park.
DiscussioneFauno • 7/02/18 00:13 Contratto a progetto - 2743 interventi
Mi rendo conto di non essere il solo polselliano del sito. Ringrazio Bullseye 2 per l'ottimo commento.