Blackenstein - Film (1973)

Blackenstein
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Blackenstein
Anno: 1973
Genere: horror (colore)
Note: Aka "Black Frankenstein".

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Versione blaxploitation del classico di Mary Shelley, in realtà ne prende solo vago spunto per proporre un nuovo mostro (naturalmente nero, questa volta) le cui fattezze fanno pensare all'ennesimo rozzo rimasticamento di quello karloffiano. Il barone è qui un medico, il dottor Stein (Hart), che studia il DNA e al quale Winifred (Stone), una sua vecchia alunna, sottopone il caso del proprio fidanzato (De Sue), che nella guerra in Vietnam ha perso sia gambe che braccia! Nonostante paia un caso disperato, Stein non si perde d'animo e decide di occuparsene, internandolo nel suo maniero/clinica dove già ospita una novantenne con l'apparenza di una cinquantenne e un tipaccio a cui ha già riattaccato gli...Leggi tutto arti con risultati discutibili. Agendo tra alambicchi e scariche elettriche d'ordinanza pare sul punto di riuscire nel suo intento, ma non ha fatto i conti col suo poco professionale aiutante: questi, innamoratosi perdutamente di Winifred, decide che l'operazione al povero soldato che la bella giovane dovrebbe risposare una volta ristabilitosi deve finir male e traffica così con le formule creando un disastro in laboratorio: il soldato si risveglia ma ridotto a un mostro peloso col testone grosso il doppio della norma. Barcolla, tende le braccia in avanti, zombeggia da par suo e comincia a sterminare chi gli capita a tiro, a cominciare dall'infermiere che quando stava in ospedale l'aveva deriso gratuitamente. Girato in gran parte tra interni bui ed esterni notturni, il film è chiaramente di poverissima fattura, nonostante una fotografia non disprezzabile. Degli esperimenti condotti dal dr. Stein si capisce poco o nulla (maneggia DNA e RNA in boccali di birra che ribollono), mentre una volta liberata, alla creatura si chiedevano attacchi un po' più convinti. Il sangue sgorga soprattutto durante un braccaggio a una povera donna tette al vento in un vicolo, con la disgraziata che viene sì salvata dalle grinfie di uno stupratore ma poi letteralmente aperta in pancia e smembrata, col mostro che le estrae le interiora (ma è molto scuro) e le lascia ricadere come se stesse rompendo le uova per una frittata. Poco prima ci eravamo in compenso sorbiti la lunga esibizione di un cabarettista e di una cantante (Cardella De Milo) in un locale, smaccata dimostrazione dell'urgenza di fare minutaggio. Si tenta penosamente qualche omaggio espressionista con ombre lunghe sulle scale, si prova a fare arte con riprese particolari (da terra con primo piano sugli occhiali dopo un omicidio per esempio) e talvolta si riesce quasi nell'intento, ma da ricordare c'è forse solo la maschera del mostro, giacché il testone a fronte alta con pettinatura afro ancora mancava, nella galleria frankensteiniana.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 31/01/16 DAL DAVINOTTI
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Herrkinski 27/08/21 04:17 - 8112 commenti

I gusti di Herrkinski

L'esordio di Levey segue l'idea di Blacula e affronta il mito del mostro di Frankenstein da un'ottica "black"; non si può parlare completamente di blaxploitation, dato che non tutti i personaggi sono neri, ma l'intenzione è quella. La messinscena però è modesta; seppur alcune inquadrature non siano male e l'atmosfera a tratti suggestiva, con giochi di ombre e luci, gli omicidi sono piuttosto confusi dal buio e a parte un paio di timide scene splatter non resta molto da segnalare; comunque divertente e kitsch, a suo modo perfetto esempio di cinema grindhouse possibile solo nei 70s.

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