Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - Film (1978)

Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band
Anno: 1978
Genere: musicale (colore)
Note: Aka "Sergent Pepper's Lonely Hearts Club Band". I tre fratelli Gibb sono noti come Bee-Gees.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Da un musical di successo che portava in scena, contestualizzandoli, i brani non solo del celeberrimo disco dei Beatles ma anche di “Abbey road” e “Revolver”, un film il cui impatto sulla critica fu devastante. Giustamente, per una volta, e a dispetto del fatto che prendere i tre Bee-Gees e far loro interpretare assieme all'americano Peter Frampton pezzi famosi ma non sempre noti quanto i veri classici del gruppo non fosse un'idea malvagia. Non si può infatti dire che i quattro musicalmente sfigurino: a partire dalla title track per continuare con una notevolissima “A Day In The Life” in cui si alternano alle voci Barry Gibb e suo fratello Robin, i fan delle due band possono dirsi soddisfatti...Leggi tutto e lo stesso Frampton dà il suo bel contributo; quello che proprio non convince è ciò che sta intorno, alle canzoni. La storia è quanto di più ingenuo e patetico si potesse scrivere persino volendola confrontare con quelle dei vecchi film dei Fab Four, i personaggi macchiette perlopiù mute (a fare da narratore c'è George Burns, per il resto la vicenda è un patchwork ricavato dai testi delle canzoni utilizzate), gli attori costretti - ma forse molto di più non avrebbero potuto fare - a prodursi in gran sorrisi ed espressioni da clown per adeguarsi alla direzione scelta dal film. I tre Bee-Gees più Frampton sono, nella trama, gli eredi della Lonely Hearts Club Band, che ha allietato per anni eserciti di fan prima di scomparire lasciando loro lo scettro. Da Heartland, dove sono ancora un fenomeno oscuro, i quattro vengono reclutati da un'importante etichetta discografica (il manager è Donald Pleasence) e lanciati verso il successo planetario. Almeno finché il perfido Mustard (Howerd) non decide di di rubare i preziosissimi strumenti con cui si esibiscono; bisognerà mettersi in marcia per ritrovarli, mentre da Heartland arriva di gran carriera la bella Strawberry Fields (Farina), pronta a riprendersi il suo lui (Frampton), attratto dalle belle donne che il business offre in quantità. Se i quattro protagonisti si dividono più o meno equamente le canzoni unendosi spesso ad altri, si ritagliano uno spazio anche “esterni” di diverso valore. Gli Aerosmith ad esempio rileggono “Come Together” in modo egregio (uno degli highlights), gli Earth Wind & Fire spopolano in classifica reinterpretando la “Got to Get You into My Life” di Revolver, Alice Cooper stravolge “Because”, Billy Preston intona ottimamente “Get Back” mentre se ne vola in aria sparando “raggi trasformanti” nel finale. Finché alla voce c'è chi la sa usare insomma le cose funzionano; è quando si pretende che a cantare siano gli attori o i pseudo tali che i risultati lasciano a desiderare: Steve Martin al suo “vero” esordio su grande schermo fa il dottore con martelletto di “Maxwell's Silver Hammer” esagerando con le smorfie e distruggendo col coro d'infermieri il buon brano di “Abbey Road” (si rifarà, in un ruolo simile, dando vita a una tra le migliori scene del remake della PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI), George Burns annienta “Fixing a Hole” e Howerd fa lo stesso con “When I'm Sixty Four”, umiliate da un trattamento che le rende irriconoscibili e di fatto pezzi recitati di nessun interesse. Meglio allora Sandy Farina che senza grande enfasi reinterpreta “Strawberry Fields Forever” o i cori di “I Want You (She's So Heavy)”, cui partecipa perfino George Martin, storico produttore dei Beatles autore qui di tutti gli arrangiamenti. Un progetto ambizioso ma frustrato da una realizzazione insulsa, carrellata interminabile di canzoni purtroppo prive della forza trascinante di quelle dei primi anni.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/12/15 DAL DAVINOTTI
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Paulaster 12/04/18 10:18 - 4419 commenti

I gusti di Paulaster

Rivisitando il repertorio dei Beatles si narra la storia di una band inventata. Musical incentrato su brani magnifici che vengono bene riarrangiati, dove l’accoppiata Frampton/Bee Gees non dispiace per nulla. Il collante è debole, con la parte del produttore e le computerizzazioni (invecchiate malissimo) che sono solo un pretesto per le performance. Gli Earth Wind and Fire incidono poco, molto meglio Aerosmith e Preston. Discreto il finale, che ripropone la fantomatica copertina dell’album omonimo.
MEMORABILE: “Get back” cantata da Preston; “Come together” cantata dagli Aerosmith; Frampton che canta al funerale.

Myszka 10/10/23 19:36 - 1 commenti

I gusti di Myszka

Il film in sé non è orribile. Anzi, dal momento che esiste diventa certamente da vedere. In questo senso può essere una finestrella sugli anni '70. In fin dei conti il miglior commento è quello di George Harrison: "E' come se i Beatles facessero i Rolling Stones. I Rolling Stones li fanno meglio". Si può avvicinare vagamente ad Across the universe. Certo non è paragonabile ad altri film musicali più noti e celebrati.

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  • Musiche Lucius • 6/11/17 00:33
    Scrivano - 9051 interventi
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    Ultima modifica: 6/11/17 07:41 da Zender