Sicuramente tra i più geniali autori italiani dei suoi tempi, Nanni Moretti si è creato uno stile personale inconfondibile, riprendendo il medesimo personaggio (che è poi lui stesso, si chiami Michele Apicella o in altri modi) senza variazioni di sorta. Ciò che distingue tra loro i film di Moretti non è quindi il carattere del protagonista ma l'approccio di quest'ultimo alle differenti realtà della vita quotidiana legate all'attualità. Qui, esplicitando senza mezzi termini l'autobiografismo del progetto, Moretti non si nasconde più dietro a nulla, finendo per costringerci a considerare (come già in CARO DIARIO, a dire il vero) il film...Leggi tutto come un documentario legato a particolari momenti della sua vita (e questo era in fondo il suo intento primario, a seguire le sue parole): qui al centro di tutto c'è la nascita del figlio Pietro e non, come sembra volerci far credere lui, l'avvento della sinistra al governo nel 1996: quella è una vicenda marginale, che serve come grimaldello per divertire lo spettatore che ancora ama il Moretti di PALOMBELLA ROSSA o ECCE BOMBO. Il vero film comincia nella seconda parte, prendendo una forma intimista meno incline alla facile risata e, inevitabilmente, facendo scendere il nostro interesse attirato più dall'umorismo anarchico e schizofrenico che dei personali viaggi introspettivi. Il film si apre subito sul faccione bonario di Emilio Fede che dagli schermi del suo TG4 commenta con enfasi stoica la vittoria del Polo alle elezioni del ‘94: carrello indietro e macchina a riprendere i visi sconsolati di Moretti e sua madre; basta questo a suscitare l'ilarità, che nei minuti seguenti si svilupperà fino a raggiungere i sublimi livelli di BIANCA. Si ride alla ricerca dei nomi per il figlio, alla velata polemica a Giugiaro e ai suoi rigatoni, ci si sbellica addirittura nella consueta parentesi per cinefili: dopo PASQUALINO SETTEBELLEZZE e HENRY - PIOGGIA DI SANGUE questa volta a esser preso di mira è il più che dignitoso STRANGE DAYS. Moretti ne cita in esilaranti monologhi notturni intere frasi fino a disperarsi per il futuro del figlio, costretto a crescere con “simili schifezze”. Fino ancora al momento del parto la carica umoristica pare reggere benissimo. Poi, dalla scena dedicata alle “lettere non spedite” in poi, il film cala vistosamente prendendo la brutta piega dei peggiori momenti di Moretti, in cui il regista sembra disinteressarsi completamente dello spettatore per seguire solo i propri pensieri. Ancora qualche impennata, ma la fine è già vicina e Moretti non esita a sbattercela in faccia dopo appena un'ora e un quarto di proiezione; evidentemente non c'era nient'altro da dire e accettare i compromessi dello show business non è cosa da Moretti: giusto così. Comparsata per l'amico Silvio Orlando.
Ideale seguito di Caro Diario è in realtà il suo opposto. Non vi è più divisione in capitoli ma una unitarietà frammentaria di immagini che partono dall'aprile '94 e arrivano sino all'aprile (e oltre) '97, quando cioè nacque il figlio del regista. L'invettiva del film precedente si stempera e lascia posto alla vita privata, alla gioia e l'ansia di diventare padre. Moretti artista e Moretti uomo sembrerebbero coincidere in questo film, ma in realtà è Moretti che recita Moretti. Un film "leggero" ma non superficiale. Sicuramente uno dei più divertenti.
MEMORABILE: Moretti che, tenendo il figlioletto in braccio, canta a squarciagola "Ragazzo fortunato" di Jovanotti.
Ei fu. Un non-film, per quanto possa contenere qualche battuta divertente, qualche scena azzeccata, rimane pur sempre un non-film. E non basta avere acquisito uno status pur prestigioso per ritenere che alla generalità possa interessare una sorta di versione gonfiata dei funesti filmini documentanti le prime cacchine dei figlioletti. Per usare un linguaggio a lui familiare, Nanni Moretti ha esaurito la sua spinta propulsiva.
Per definire il film di Moretti si può scegliere un aggettivo ormai in voga come "autoreferenziale" ma, per dirla alla maniera dell'oste, si può semplicemente affermare che è noioso. Se Bianca era godibile, qui bisogna proprio trovarli, gli spunti degni di nota. La sottile ironia, che Moretti sa usare, viene sviluppata in senso quasi documentaristico e macchiata indelebilmente dagli eccessivi riferimenti alla propria vita privata, con un certo disprezzo verso lo spettatore (altra definizione abusata, ma qui ci vuole). È meglio il trailer...
Quasi un seguito di Caro diario dal punto di vista stilistico, Aprile è in realtà una sorta di diario intimo del regista mostrandoci reali e sinceri spaccati della vita dell'autore (il più autentico è riferito alla nascita del figlio) adoperando tuttavia una tecnica frammentaria che fatica a coinvolgere lo spettatore (come invece accadeva magistralmente nel film precedente) tranne che in pochi momenti (lo sbarco degli albanesi a Brindisi).
Incursione totale nel Moretti World; se in Caro Diario i compiacimenti potevano essere ancora sopportabili, qui si va veramente di riprese in casa (ma a Monteverde) e di canna di fronte ad Emilio Fede con la mamma professoressa; intendiamoci, ero morettiana; oggi inserirei nel catalogo del trash la gara dei nomi... Nanni, ma dove stai andando?
Un film alterno: ci sono momenti memorabili, anche molto divertenti tra l'altro, ma anche scivolate nel personalismo più noioso. Il talento registico di Moretti emerge comunque anche in quest'opera, frutto di un'evidente involuzione, ed il film riesce quindi ad essere interessante perfino quando l'autore si concentra sul suo ombelico. Certo, il musical sul pasticciere trotskista spero di poterlo vedere, prima o poi...
Il più bizzarro ed il meno cinematografico dei film di Moretti (siamo dalle parti del non cinema) è una sorta di diario personale attraverso il quale il regista si lascia andare a considerazioni sul nostro paese oltre che raccontarci alcuni fatti della sua vita (come la nascita del figlio). Il risultato può piacere o meno (ed alcuni potrebbero trovarlo narcisistico come molti altri lavori del regista) ma alla fine è innegabile una certa leggerezza e gradevolezza di tono che tuttavia non impedisce alla pellicola di cogliere, a tratti, nel segno.
Nanni Moretti si racconta di nuovo come in Caro Diario. Risvolti di vicende farsesche da cadere quasi nel grottesco totale; ed un sdrammatizzarsi da un Italia politicamente divisa. Moretti dà il suo punto vista su Berlusconi, sulla Lega Nord, sulla sinistra italiana e fa giudizi (come routine) sui film usciti al cinema in quell'epoca. Film "ambiziosamente" scorretto, ma geniale nel suo piccolo.
Purtroppo Nanni Moretti non mi coinvolge mai più di tanto. Qui, l'inizio era buono sembrava tutto un programma poi fra una ripresa e l'altra, ovvero fra un musical e un documentario politico, il protagonista si immerge in un grottesco sfondo fatto di paure per la gravidanza della moglie e affanni. Diventa quasi insopportabile, cosa che però non nasconde la genialità del regista nel fare polemica quasi silenziosamente nei confronti di un sistema politico decadente.
Può essere considerato come un Caro diario seconda parte. Il soggetto del film è la nascita del figlio Pietro, circondato da quello che succede in Italia nel 1996 (vittoria del centro-sinistra alle elezioni). Purtroppo il film mi ha coinvolto poco, nonostante i momenti esilaranti non manchino (Moretti è maestro in questo). Si cade troppo nel personale ed è questo che annoia.
Frammentario e forse un po' slegato, ma sincero e a tratti anche divertente, ricorda molto Caro diario; la vaga amarezza di fondo del prima citato film peraltro fa posto a una maggiore spensieratezza di fronte alla nascita del figlio e a vari altri avvenimenti sempre raccontati attraverso un punto di vista personalissimo. La durata breve potrebbe far storcere il naso, invece si rivela un ulteriore punto di forza.
MEMORABILE: La preparazione del musical sul pasticciere trozkista.
Il punto più basso della filmografia di Moretti insieme al successivo La stanza del figlio. Qui Moretti brutalizza letteralmente suo figlio appena nato, costretto ad essere esibito davanti alla telecamera per soddisfare il mostruoso ego del suo padre/regista. Un narcisismo furioso che investe anche moglie, madre e collaboratori vari (tra cui il futuro regista Andrea Molaioli, qui aiuto di Nanni), tutti coinvolti in scene patetiche centrate sulle manie del Vate e sui suoi sproloqui (come le incredibili stroncature di Strange Days o di Heat).
MEMORABILE: Renato De Maria fa capire a Nanni che la vita è breve e che lui avrebbe potuto fare molti più film.
Ha un taglio simile al bel Caro Diario (1993), ma mi ha convinto molto, ma molto, di meno (esemplare la spiegazione di Morandini, cui rimando). Nel ruolo di aspirante padre e di padre effettivo Moretti mi pare poco credibile, eccessivamente teatrale. Quella sua particolare impostazione vocale, altrove ben funzionale, qui risuona spesso eccessiva, per cui il film gira non male nei momenti politici, specialmente nei risvolti ironici ed autoironici, ma molto meno in quelli autobiografici, risultando, alla fin dei conti, piuttosto deludente: *½
Dopo Caro diario Moretti prosegue la strada dell'autoreferenzialità in un film che, più di qualunque altro, è rivolto ai suoi fan. Chi non apprezza e stima il personaggio Moretti difficilmente troverà anche solo sopportabile questa pellicola; gli altri invece, tra cui mi annovero, lo troveranno un esperimento divertente e più che interessante con diversi momenti memorabili e giusto qualche perdonabile caduta di ritmo.
Presunto quarto capitolo di Caro diario in cui troviamo il medesimo stile autobiografico e alcuni richiami di sceneggiatura, contestualizzando però la vicenda nel mutamento sociopolitico degli anni 1994/97. La scelta di insaporire il film con la situazione politica ha però invecchiato precocemente la pellicola (anche per via degli sviluppi successivi). In definitiva "Aprile" è una piacevole commedia agrodolce priva però della dovuta spietatezza di Moretti (lasciata nel decennio precedente).
Splendido, simile in tutto e per tutto al Caro diario del 93, tanto da potersi considerare una sua naturale evoluzione; gli è anzi forse addirittura superiore, anche se non è pensabile una sua scissione da esso. Gioca a suo favore la brevità e l'assenza delle lunghe parti inutil-riflessive morettiane per quanto, effettivamente, i contenuti sovversivi vengano messi da parte. Molto piacevole.
MEMORABILE: La scena in cui Nanni canta "Sono un ragazzo fortunato" di Jovanotti...
In parte politico, in parte intimista, il film di Moretti è oggi una delle testimonianze della discesa in campo del cav. Berlusconi coi suoi proclami infiniti. Annoia l'insistenza sulle vicende pre e post-natali del regista (di cui francamente faremmo a meno), mentre sopravvive qualche sprazzo di simpatica satira, mai disgiunta dalla celebrazione del suo immenso ego. Il risultato è nel complesso snervante.
Meno coeso e riuscito di Cario diario, ma comunque godurioso per quell’alchimia globale che parte dalla sfera privata giungendo a quella pubblica, passando così dalla critica sociale all’importanza degli affetti, da un senso di frustrazione personale dato dalla situazione politica e l’impossibilità di una realizzazione lavorativa, alla gioia per la vittoria del partito e la nascita del primogenito. In mezzo, altre piccole-grandi stoccate più o meno amare e goliardiche (la critica a Heat, il giornalista francese). Diseguale ma brillante.
Che Moretti non abbia un argomento valido per girare un film si capisce da sùbito; così si districa nel mondo delle elezioni (con riflessioni poco particolareggiate salvo la stoccata a D’Alema sul dire cose di sinistra), sull’avvento della paternità, fa accenni ai migranti e chiude con un finale a ritmo di Mambo. Il tono è gradevole ma i contenuti scarsi. Pecca ulteriore è quando Nanni recita “alla Moretti”, diventando macchietta di se stesso nelle scene col figlio neonato. Giri in Vespa già visti e scena con Luchetti che appare incollata.
Aprile è il mese delle elezioni e della nascita del figlio Pietro e su questi due temi Moretti fornisce le sue personali riflessioni tragicomiche e descrive i suoi consueti comportamenti tra il paranoico e il disadattato. È forse il suo film più intimista, ancor più di Caro diario, con momenti divertenti ma un'impostazione poco strutturata. Emblematico l'inizio, con Emilio Fede che annuncia in tv la vittoria di Berlusconi nell'aprile 1994 e con Moretti che, a tavola con la madre, per superare la delusione si fa una canna. Super- morettiano.
Moretti si racconta in questo film mostrando ancora una volta (come in La messa è finita) la difficoltà di conciliare lavoro, vita privata e dovere civile. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, si critica la sinistra italiana incapace di contrastare le forze di destra e che sembra allontanarsi sempre più dai bisogni dei cittadini. In fin dei conti forse il risultato è un po' troppo autoreferenziale. Non mancano le scene divertenti tipiche dei film del regista.
MEMORABILE: L'invettiva a D'Alema; Il caffè in barca; Il paginone di ritagli; La descrizione che la moglie fa del parto e le reazioni di Moretti.
Fratello minore di Caro diario, questo film è forse il più intimo e personale del regista che raccontando se stesso e il grande cambiamento che lo attende (la paternità) scatta anche una dettagliata - e sovente impietosa - fotografia dell'Italia. Non mancano delizie registiche come la ripresa dall'alto del pavimento interamente tapezzato di quotidiani e idee assurde quanto geniali come il musical sul pasticciere trozkista. Forse un po' breve, ma esistono anche numerose perle tagliate. Moretti al 100%.
In questo caso, forse molto di più di altri, chi apprezza Moretti risulterà soddisfatto; per gli altri invece si prospettano dolori. Un one man show divertente, con il regista che inserisce tratti autobiografici (la nascita del figlio) e che tenta un'analisi politica del periodo (esilarante l'Emilio Fede post elezioni) con risultati altalenanti, anche se la sceneggiatura è foriera di momenti comici più che riusciti. Nonostante sia privo di tecnica cinematografica e le inquadrature siano abbastanza banali, ha un suo stile ben preciso e riconoscibile.
MEMORABILE: L'ossessione per il film musicale; Orlando che crede fortemente nel progetto e rifiuta altri ruoli; A Venezia per il comizio della Lega.
Un film su Nanni Moretti che fa un film... di nuovo?!? Ok, potrebbe sembrare un tema monotono, ma stavolta c'è tanto di reale, cosi tanto da essere quasi un film-diario a ricordo di uno spaccato di realtà italiana in cui Berlusconi scendeva in campo e il primogenito di Nanni veniva al mondo con annesse paure e metodi educativi. Alcune scene sono rimaste memorabili nella filmografia del regista; anche se non può essere considerato fra i suoi migliori e forse nemmeno tanto un film, merita comunque la visione.
MEMORABILE: "La sera che vinse la destra, per la prima volta in vita mia, mi feci una canna"; "D'Alema, dì qualcosa di sinistra"!
Sulla scia di Caro diario, ma più frammentato e con meno forza. Moretti conserva comunque una carica dissacrante e satirica non indifferente, anche se qui riversata un po' ovunque. Funziona e fa divertire quando è alle prese con l'ansia per la nascita del figlio, annoia un po' quando si lancia nelle tirate su destra e sinistra. Bene il cast di dilettanti, tutti rigorosamente nel ruolo di se stessi e molto divertente la parentesi sul musical sul pasticciere. Buono.
Ultimo film in cui sembra di scorgere un certo Michele Apicella e qualche lacrimuccia è difficile non versarla. Moretti abbandona il suo storico alter ego e sembra voler dirci che la tentazione è quella di abbandonare anche la militanza politica, che appare ormai faticosa, interessante solo a sprazzi, dolorosa. Meglio quindi rifugiarsi nel ruolo di buon padre di una famiglia borghese; ma sono proprio le parti private quelle meno interessanti del film. Spassosa e iconica invece la parte politica, così come è meravigliosa l'idea romantica del pasticciere trotzkysta.
MEMORABILE: Il devastante incipit; "No, ma è un partito in cui si stanno facendo grandi rinnovam... ahahaha!"; La voglia di litigare con Luchetti.
Nanni Moretti realizza ancora una volta un film molto personale, entrando nel suo intimo familiare e mostrando le sue ansie e preoccupazioni del lavoro e non solo. Si riflette molto sul senso di fare un film che documenti la situazione politica dell'Italia, sulle elezioni che vedranno la sinistra vincere (dopo la sconfitta del 1994), piuttosto che realizzare un musical su un pasticciere, vero sogno del regista, che vede come protagonista Silvio Orlando. Simpatici i battibecchi con i suoi aiutanti di set e con la sua compagna in dolce attesa; una commedia in pieno stile Moretti.
Dopo Caro diario, Moretti torna a raccontarsi. Questa volta la "molla" è l'Aprile 1996, data doppiamente importante per il regista: per la prima volta la sinistra batte il centrodestra alle elezioni e, soprattutto, nasce suo figlio Pietro. Non mancano i momenti sanamente divertenti, che si alternano ad altri più riflessivi (forse banale ma bella, la metafora dei centimetri nel finale). Chi apprezza il cinema di questo autore gradirà, gli altri, forse, un po' meno, ma sicuramente non si può imputare al regista di non perseguire una sua idea del cinema. Il voto 3 è un po' strettino.
Non male questa pellicola diretta e interpretata da Moretti che sa essere breve e a tratti incisiva grazie ad alcuni momenti ricchi di ironia realizzati alla sua maniera. Si vuol raccontare in particolare l’aprile 1996 che coincide con la nascita del figlio di Moretti e la vittoria del centrosinistra alle elezioni, saccheggiando qua e là anche alcuni curiosi spezzoni di programmi televisivi dell’epoca.
Atipico capitolo morettiano intriso di inattesa tenerezza e venature di tiepido ottimismo, colloca sempre più sul piano della brillante ironia e della pateticità scorci chiave della politica italiana a cavallo tra indipendenze padane e nuove vittorie della sinistra, mostrando come sia la collera sia la confusione di Michele Apicella appaiano sempre più rarefatte e diradate. Dubbioso ma non sospettoso, in bilico tra progetti e alienazioni, il protagonista evade ora dalle sue precedenti paranoie tra metacinema, (ri)nascite e vette comiche sempre ardenti. Discontinuo ma brillante.
MEMORABILE: La canna; "Reagisci!"; Giugiaro; La pubblicità; L'avvolgimento nei giornali; Il motorino a 14 anni e 1 minuto; I ritagli; Lo splendido finale.
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