Una trans esce di prigione e vuole farla pagare al suo ragazzo che l'ha tradita. Divertente, direte voi? In realtà sebbene alcune risate e qualche momento ilare non manchino, la pellicola ha dei risvolti profondamente drammatici nel mettere in scena un campionario di varia umanità, il cui denominatore comune è la solitudine ed il bisogno d'affetto e di sentirsi accettati. Il ritmo è accettabile mentre il film è così così pur avendo un suo perché. Il linguaggio è spesso sopra le righe e ciò potrebbe dare fastidio a qualcuno.
Storia di un trans losangelino alla ricerca del fedifrago fidanzato, girata con piglio documentaristico per le strade della metropoli californiana solo con l'ausilio di un Iphone5. Considerati i mezzi a disposizione il risultato è da applausi; lo stesso non si può dire di una mediocre storia in bilico tra commedia e il cinema veritè, in cui si cerca di mostrare la difficile vita della comunità transgender ma si finisce per tratteggiare i protagonisti come delle macchiette da Vizietto immerse nello squallore della città degli angeli.
In una assolata Los Angeles si intrecciano microstorie attorno a un gruppetto di trans tra "mestiere", illusioni sentimentali, sesso disinibito e regolamenti di conti per amore o interesse. La cocciuta Dee-See cerca la responsabile del tradimento del suo "fidanzato", un tassista armeno si divide tra i rigori di una famiglia tradizionale e oscure pulsioni; tuttavia i protagonisti sono anche accomunati da una condizione di solitudine e dal desiderio di rimanere in qualche modo legati alle conoscenze e alle amicizie consolidate (anche se conflittuali).
MEMORABILE: Il sesso nell'autolavaggio; L'irruzione di Dee-See nella "casa"; La giustiziera suocera armena; La scena madre nel negozio di ciambelle.
La volontà di realizzare un prodotto il più documentaristico è ben esemplificata dall'uso dell'iPhone 5, piuttosto invasivo. Il fine giustifica i mezzi? A tratti: lo spunto, originale e a tratti comico, confluisce in uno sviluppo del tutto drammatico, un'odissea di piccole vite ai margini (e alla deriva), perse nella loro inconsolabile solitudine sullo sfondo di un'assolata e surreale vigilia di Natale a L.A. (finale amaro e salomonico). A non funzionare sono però il meccanismo da commedia degli equivoci e alcuni personaggi (il taxista armeno).
Il cinema di Baker ricorda la disorientante vitalità delle prime "joint" di Spike Lee laddove, come in questo caso, alla coscienza "politica" del collega newyorkese si sostituisce una più improvvisata (ma non meno precisa) immediatezza. Diversi semi in questo "mandarino" van di traverso (l'uso eccessivo della soundtrack, certa accessorietà nella storia del taxista armeno), ma il perpetuo moto del trans Sin-Dee(rella) tra diner, metro, papponi e prostitute, come il (dis)simulato equilibrio di Alexandra o la solidarietà tra reiette possiedono tratti di verità e realismo tangibili.
MEMORABILE: Sin-Dee trascina Dinah in ciabatte letteralmente per capelli; Nell'autolavaggio; La suocera di Raznik; "a real girl".
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DiscussioneDaniela • 29/01/18 01:58 Gran Burattinaio - 5930 interventi
x Cotola
ti ho chiamato per Florida Project, ma adesso, cercando i precedenti film del regista, che scoperto che hai stroncato questo, titolo a me ignoto, per cui aggiungo un punto interrogativo alla segnalazione ;o)
Beh...questo è proprio bruttarello forte...vedrò comunque il film da te consigliato. Con le tue dritte vado quasi sempre sul sicuro: difficile incorrere in bidoni colossali.