L'eterogeneità dei materiali, ricomposti in nuclei di lirica e sensoriale bellezza, riflette la stratificazione di temi - ecologia, camorra, conservazione dei beni culturali, folklore - e costituisce l'integralità dello sguardo di Marcello capace di cogliere la densità del reale traghettando il film dal documentario al fiabesco, sino alle soglie dell'archetipo. Una rarefazione progressiva che è atto di coraggio, capacità di accogliere l'imprevisto (la morte di Cestrone durante le riprese) cambiando pelle, rifuggendo generi e temi nell'allegoria: la cura dell'anima che vivifica tutto il creato.
Fiaba onirica mescolata al racconto del reale. Bella esperienza visiva che lascia dentro qualcosa. Racconto coraggioso e civile che denuncia i crimini contro una bellezza offesa e incompresa, la bellezza di un territorio che non sappiamo proteggere e la mancanza di sensibilità nel confronto del mondo animale del quale non riusciamo a proteggere l'anima. Film criptico, non facile, ma necessario.
Da una base documentaristica sulle contraddizioni di una terra tanto bella e feconda quanto martoriata dalla criminalità, Marcello inventa in corso d'opera una sorta di controrealtà favolistica in cui si mischiano elementi folkloristici (pulcinella), ecologici e naturalistici (il bufalino "parlante"). Un ingegnoso modo di usare poesia e fantasia come grimaldello di denuncia e di protesta (che però rischia di attenuare un po' troppo la durezza delle cose). Un narrazione "pastorale" dai ritmi lenti e quasi sospesi. Un po' criptico ma coinvolge.
MEMORABILE: La reggia depredata; Il coraggioso custode Tommaso e la sua ostinazione.
La storia di un pastore che salvaguardò una reggia borbonica. L'impronta favolistica serve a dare i giusti meriti al protagonista (deceduto durante le riprese) per il suo impegno a mantenere la bellezza di un luogo contro la camorra. Poetica la voce fuori campo (di Elio Germano) che nelle parole di un bufalo porta a denunciare anche la situazione precaria degli animali sul territorio. Alla fine qualcosa a livello burocratico si muove, ma sembra fuori tempo massimo.
MEMORABILE: La stele in memoria; I bufali che entrano in mare; “Essere bufali è un’arte”.
Pietro Marcello mescola insieme la tecnica del documentario e la fiction più onirica e pasoliniana per mettere insieme un film che ci racconta tanto dell'Italia di oggi, delle sue contraddizioni, del malaffare camorristico infiltrato a tutti i livelli... Si seguono veramente con grande trasporto le vicende del bufalo maschio, di Pulcinella e della reincarnazione. Difficile da raccontare, ma una gioia per gli occhi e per il cuore.
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Bravo Hackett, fai benissimo :) diciamo che il film nasce come documentario sulla Villa di Carditello, ma a causa della morte di Cestrone, il custode, durante le riprese, Marcello ha deciso di usare il girato per dare forma ad una sorta di film fantastico, allegorico, sul sacro, declinato nell'arte, nella natura e sulla sua custodia da parte dell'uomo. Ma è più facile vederlo che spiegarlo! Buona visione caro, e fai sapere la tua opinione :)
Rebis ebbe a dire: Credo lo si possa interpretare come un ritorno alle origini, essendo Tuscania il luogo di uno dei più antichi insediamenti della penisola italiana...
grazie credo tu abbia ragione io avevo pensato, che morto il suo amato protettore, andava da gesuino protettore delle tombe etrusche e di antichi saperi, anche se credo che la tomba con dipinti ripresa nel film sia a Tarquinia....