I nervi a pezzi - Film (1968)

I nervi a pezzi

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Susan (Mills) è bella, bellissima e Martin (Bennett) ne è immediatamente attratto. Nel negozio dove la incontra ruba una paperella ma viene beccato dalla sicurezza e condotto davanti al direttore assieme a lei, che pareva sua complice. E' qui che Martin ha il colpo di genio: sfruttando la conoscenza sull'argomento datagli dall'avere un fratello down, si finge ritardato! Susan s'impietosisce, il direttore ci casca e tutto finisce lì. Martin capisce che l'imitazione gli riesce bene e sfruttando l'idea del suo patrigno di mandarlo in Australia a lavorare, si presenta in gran segreto a casa della ragazza con le valigie e le consegna una falsa lettera firmata da un suo genitore: “Sono il padre di Georgie,...Leggi tutto devo andare a Parigi, per cortesia ospitate mio figlio a casa vostra, vi lascio dei soldi”. Dopo una prima titubanza la mamma di Susan accetta e le due lo ospiteranno a lungo credendolo davvero Georgie, un giovane con gravi problemi di apprendimento. Una prima parte folgorante, gestita benissimo e che, dopo aver messo in chiaro sui titoli che il comportamento criminale non ha alcuna relazione scientifica con il “mongolismo”, si addentra in una storia di grande tensione, scritta in modo egregio (non a caso Hitchcock ebbe modi di sottolineare il proprio apprezzamento per il film) e diretta da Roy Boulting senza sbavature. Ogni personaggio ha una sua dimensione ben precisa, non c'è una parola fuori posto o un dialogo superfluo e i turbamenti di Martin finiscono coll'appiccicarsi addosso a chi guarda, col crescere al passare di ogni minuto fino a confonderci, a non farci capire se il comportamento di Martin è solo finzione o meno; Georgie è la sua faccia buona, ma è una mina pronta ad esplodere, imprevedibile nelle sue reazioni (una sera esce di casa e se ne torna da sua madre per uccidere con le forbici il patrigno dopo essersi costruito un facile alibi), perfetto nell'accattivarsi le simpatie delle persone con cui vive, uno degli psicopatici più credibili e controversi mai apparsi sullo schermo. Per lunga parte girato negli sfarzosi interni di due diverse ville (quella delle famiglie di Martin e di Susan, entrambe dominate da una forte figura femminile di madre con il padre sostituito da un compagno poco amato dai figli) è un dramma di rara intensità, psicologicamente acuto, montato con inventiva in alcuni passaggi a dimostrazione di quanto il regista credesse nella propria opera. E a ragione, perché anche il finale non cede e si distingue per ammirabile coerenza, con un bel passaggio dal viso angelico della splendida Hayley Mills a quello implorante di Bennett.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/10/15 DAL BENEMERITO SCHRAMM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 14/12/15
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Schramm 5/10/15 13:27 - 3490 commenti

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Quando numi tutelari e archimandriti di uno psycho-thriller recano i gentilizi di Hitchcock e Powell alla platea è garantita un’opera corpulenta, poco incline al servirla facile, di notevole impatto e robustezza visiva come narrativa, visionaria e torbida, multifalde eppure dritta e scorrevole come uno scivolo, e che già si affaccia sugli eccessi e le spudoratezze di quel sex and violence che sgorgherà inarrestabile di lì a pochi anni ma tenendo a cuore fermezza di mano e registro invidiabili. Bennet esemplare nell’incarnare le isteriche rifrazioni di un egotrip tutto narcisismi e repressioni.

Cotola 29/12/15 19:39 - 9012 commenti

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Gran bel thriller che riecheggia Hitchcock ma soprattutto occhieggia al gran film di Powell di cui ricorda molto da vicino il personaggio principale che si rivela psicopatico ed ossessivo. Funziona sia a livello primario, visto che la tensione cresce gradualmente insinuandosi sempre più sotto pelle col passare dei minuti, sia a livello visivo grazie ad una regia elegante e con un buon gusto per le inquadrature. Bel finale anche se non imprevedibile. Ottima la colonna sonora di Herrmann, riutilizzata poi da Tarantino.

Deepred89 8/11/17 11:39 - 3704 commenti

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Riuscita commistione tra free cinema (col tipico giovane disadattato) e giallo hitchcockiano che si avvale di un'idea di partenza notevolissima la quale, almeno fino a metà film, è sviluppata sul filo del paradosso e dell'incertezza tenendo aperto qualsiasi possibile sviluppo. Nello scoprire le carte (con scavalcamento in zona thriller) la pellicola perde in fascino ma non in sobrietà, con una regia che resiste sapientemente alle tentazioni dell'effettaccio o della morbosità gratuita. Confezione elegante, OST (oggetto di un noto riciclo) azzeccata.

Ciavazzaro 22/12/18 00:28 - 4768 commenti

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Molto bello. Bennett interpreta forse uno dei più inquietanti e pericolosamente intelligenti psicopatici del genere thrilling, scisso in due personalità che gli permettono di perseguire con diabolica bravura i suoi piani criminali. Bene la Mills, ma a troneggiare è la Whitelaw sua madre, ottimo anche Foster pre-Frenzy. Tema musicale di Bernard Herrmann entrato nella storia (vi rimarrà in testa), notevole fotografia e scenografie eleganti. Quasi due ore che filano via come fossero pochi minuti; solo il finale è leggermente sottotono. Ottimo.
MEMORABILE: Il bagno al lago; L'ingegnoso primo omicidio (costruzione dell'alibi e omicidio in sé); Bennett sul cavallo a dondolo; La Whitelaw che spia Bennett.

Buiomega71 11/01/21 01:18 - 2901 commenti

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Elegante e raffinato psychothriller (straordinaria la resa psicotica di Bennett, da ritardato a genio del crimine che manco I due mondi di Charly) che si insinua sottopelle grazie all'abile regia di Boulting. Verso il finale chiazze horror notevoli (la mano ferita dalla sega, l'uccisione con l'accetta, Georgie/Martin che spara al suo "doppio" allo specchio e la Mills stretta al muro poi omaggiata pure da De Palma in Fury). Tocchi morbosi nella figura della repressa (con voglie di toy boy) madre di Susan. Qualche lungaggine e piccole gag da commedia non inficiano l'ottima tensione.
MEMORABILE: Georgie si mostra nudo agli occhi di Susan al laghetto; Georgie che dai fumetti passa a Psychopathia Sexualis; "Susan... Susan... Susan".

Giùan 28/03/21 18:33 - 4539 commenti

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Oggetto filmico allusivo ed eluso (causa il malcauto riferimento alla sindrome di Down), "collocato" comodamente nel bestiario delle succedanee filiazioni "psychotiche" hitchcockiane, è in realtà un thriller polimorficamente perverso a tratti inafferrabile. L'esperta regia di Boulting dissemina con eleganza visiva wyleriana (vien in mente Il collezionista) il territorio narrativo di una congerie di elementi tendenziosi (tutti convergenti sulla malata sessualità di Georgie/Martin), non sempre in buona fede. Conturbante la scricciolosità della Mills ma da prontuario la matura Whitelaw.
MEMORABILE: Le musiche di Bernard Herrmann.

Roy Boulting HA DIRETTO ANCHE...

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  • Discussione Daniela • 13/10/15 13:50
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Si Schramm, non ti ho ancora contattato perché, a parte I nervi a pezzi, non ricordo più quali altri sub non ero riuscita a trovare, per cui devo ricontrollare le tue dritte per fare il punto... ci sentiamo presto :o)
  • Curiosità Medusa71 • 1/11/15 20:46
    Galoppino - 22 interventi
    Nello speciale sul backstage di Frenzy viene citato proprio questo film, che fu talmente apprezzato da Hitch da ottenerne proprio per "Frenzy" due dei protagonisti: Barry Foster e Billie Whitelaw.
  • Discussione Schramm • 15/12/15 11:21
    Scrivano - 7694 interventi
    noto con piacere e soddisfazione che il marcel ha gradito anche più di me. mi sarei tenuto più stretto sul disvelamento del plot, comunque bene nel molto.
  • Discussione Zender • 15/12/15 17:00
    Capo scrivano - 47729 interventi
    Mah, tradizionalmente il Marcel sta attento a non svelare il finale, come da regole, ma di quel che succede nel "durante" càpita che dica. Non so a cosa tu ti riferisca in particolare ma posso semmai vedere di tagliarglielo, se mi dici che ti pare svelare troppo. Ho il diritto di farlo per contratto e lui non mi può dir nulla.
    Ultima modifica: 15/12/15 19:23 da Zender
  • Discussione Schramm • 15/12/15 19:33
    Scrivano - 7694 interventi
    sia mai che mi permetto di dire al marcel cosa e quanto deve o non deve scrivere. mi permetto però di suggerire che in un'epoca in cui si è tutti assai cinematograficamente smaliziati e più svelti di mente, più si danno coordinate sugli sviluppi narrativi e più è in linea di massima facile dedurre un finale prima ancora di vedere un film, anche se la sinossi non spoilerava il grosso (a me almeno capita spessissimo e mi maledico per aver letto una sinossi corposa prima di averne preso visione). questo è poi uno di quei casi in cui chi più arriva vergine meglio gode.

    certo capisco che la deontologia critica un minimo di trama la richieda prima di passare al giudizio. ma a parer mio meno ci si sbottona su essa e meglio è, se non altro in un genere come l'horror o il thriller, che trova una delle principali ragion d'essere nell'imprevedibilità...
  • Discussione Zender • 16/12/15 08:49
    Capo scrivano - 47729 interventi
    Ma non si tratta di permettersi, se te lo dico io che puoi farlo te ne devi fregare, tanto lui non lo saprà mai. E poi è correggibile per definizione. Tendenzialmente meno si legge della trama di un film meglio può essere per molti, è chiaro, ma siccome quelle sono impressioni fatte per ricordarglieli, i film, è normale che talvolta entri abbastanza nella trama. Lo scopo suo è quello di ricordare i film che ha già visto, e in questo la trama inevitabilmente aiuta. Ripeto: se c'è qualcosa che ritieni essere eccessivamente spoiler dillo pure, non c'è problema.
  • Discussione Ciavazzaro • 22/12/18 00:39
    Scrivano - 5591 interventi
    Ho aspettato anni per vedere questo film e l'attesa è stata ripagata.

    Il protagonista è forse il più inquietante psicopatico del genere thrilling, grazie alle due personalità, riesce a crearsi una bella reputazione,e farsi amare da tutti, mentre pianifica i più orrendi piani criminali.
    Veramente inquietante.

    Il protagonista Hywel Bennett (che purtroppo ho scoperto essere morto lo scorso anno) è fantastico.
    Brava anche la giovane Mills, ma la parte da leone è offerta dalla mitica ex tata del Presagio Billie Whitelaw, superba nei panni della madre della protagonista, personaggio assai complesso (molto più sexy persino della giovane Mills nella sua sessualità repressa).
    Abbiamo pure Barry Foster pre-Frenzy (e il buon Hitch scelse gli ultimi due attori citati, proprio dopo averli visti in questo film).
    Anche il resto del cast ha ottimi caratteristi (assai brava la madre del protagonista).

    Tema musicale di Bernard Herrmann entrato nella storia grazie a Kill Bill, qui molto inquietante in ogni sua variante (persino nella versione da musica swing nella scena della festa giovanile).

    Poco sangue, ma molta tensione sessuale (all'epoca il film fece scandalo).

    Dura quasi 2 ore, ma non si sentono affatto, tanto è affascinante la rappresentazione del diabolico protagonista, che non si hanno nè noia nè punti morti (forse andava accorciata solo la scena con la polizia).

    Bellissimo il primo omicidio, con una costruzione dell'alibi da fare invidia a Colombo.

    Molto bella anche la fotografia, e le scenografie.

    L'unica pecca è un finale un pò sottotono, vista la grande aspettativa che si era creata, con una tensione che aumenta sempre di più.
    Forse si risolve un pò troppo facilmente, e quindi non gli dò quattro pallini solo per questo (l'inquadratura finale è però molto bella).
    Ma rimane comunque un piccolo capolavoro.
  • Discussione Digital • 22/12/18 00:45
    Portaborse - 3990 interventi
    Bellissimo commento, Ciavaz! Questo DEVE NECESSARIAMENTE uscire DOPPIATO in italiano!
  • Discussione Daniela • 22/12/18 10:57
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Digital ebbe a dire:
    Bellissimo commento, Ciavaz! Questo DEVE NECESSARIAMENTE uscire DOPPIATO in italiano!

    A me andrebbero bene anche i sub, ma si trovano solo quelli inglesi.. magari provo, con lo scrittoqualcosa riesco a capire
  • Discussione Buiomega71 • 11/01/21 10:37
    Consigliere - 25937 interventi
    Fuori dalla Hammer quel che rimane è la paura 

    Piccolo gioiellino di tensione e follia giustamente entrato nella schiera dei classici (e non solo per il fischiettio bernardherrmanniano),

    Boulting (che come farà, poi, Pete Walker, mette alla berlina le rigorose istituzioni inglesi in chiave parodica) mostra un'abilità, un eleganza e una raffinatezza registica parecchio british e notevoli movimenti di macchina all'interno della casa/pensione di Susan (la MDP che dalle scale passa , senza stacchi, dalle scale al campo lungo del capanno visto dal corridoio), che è quasi un peccato che , nel corso della sua carriera, Twisted nerve rimanga un caso isolato nel cinema di "genere"

    Merito anche di uno stupefacente Hywell Bennett, psicopatico tra i più credibili e insinuanti che il cinema thrilling abbia messo in scena, che passa da ritardato col cervello di un seienne a genio del crimine (e viene in mente il Cliff Robertson dei Due mondi di Charly, anche se, qui, Georgie/Martin si finge .infantilmente tarato per conquistarsi la fiducia delle persone, nel caso specifico la bellissima Susan), passando dai fumetti a Psychopathia sexualis, giocando col cavallino a dondolo mentre pianifica l'omicidio dell'odiato patrigno, infilandosi nel letto della madre di Susan per cercare protezione, e rodendosi dalla gelosia nei confronti del ragazzo di Susan (cultissima la sequenza del party , dove Georgie/Martin fa cadere a terra il giradischi), cercando di sedurla alla sua maniera (al laghetto a nuotare, Georgie/Martin che fa di tutto per mostrarsi nudo agli occhi della ragazza, con totale imbarazzo di quest'ultima).

    E la tensione va in crescendo , fino al finale che si macchia di chiaroscuri horror (Georgie/Martin nel capanno, la ferita alla mano con la sega, il mortale colpo di accetta in testa, la follia che esplode, le "nozze" costrette, l'uccisione del "doppio" a colpi di pistola davanti allo specchio, le visioni delle sue vittime insanguinate, e Susan che si stringe, terrorizzata alla parete dopo essere stata spupazzata da Georgie/Martin, che Brian De Palma omaggerà, sempre alla fine, e nella stanzetta da letto, con Amy Irving in Fury), e quel "Susan...Susan...Susan" che chiude il film ha qualcosa di struggente e tristissimo.

    Qualche tocco morboso nella figura della madre di Susan, che mostra l'aria dell'integerrima donna inglese, ma in realtà ha voglia di maschio, e la sua repressione si libera nella seduzione di Georgie/Martin (a torso nudo nel capanno) estraendole il fazzoletto dalla tasca (più o meno all'altezza del pacco) e carezzandole il corpo sudato, non disdegnando riverberi incestuosi (Georgie/Martin chiama la donna mamma)

    C'è qualche lungaggine (i discorsi tra la madre e il patrigno di Martin) e alcune gag da commedia francamente evitabili (le pantomime investigative dei poliziotti nel garage dove è stato ucciso il patrigno di Martin, la visita medica all'ospedale ad una paziente anziana, le ciance di Barry Foster sul cinema della violenza e le sue battute a tavola su Batman e Tarzan), ma Boulting l'humor l'ha nel sangue, e sono peccati veniali.

    Cultissima la sequenza del furto della paperella al negozio di giocattoli, dove Georgie/Martin si spaccia per scemo attirando a sè le simpatie di Susan (all'inizio creduta complice del furto), il tampinamento di Susan per strada con il fischiettio e un bellissimo piano sequenza,  nascosto nel ripostiglietto della cucina e i biscotti, Martin ossessionato dalla perfezione del corpo che infrange lo specchio, l'eiaculazione precoce che determina la sua impotenza sessuale (quando si avventa famelico su Susan cercando di baciarla tutta e le le graffia il volto) e tutto il diabolico piano della lettera, di Parigi, di farsi passare per il padre nella cabina telefonica contraffacendo la voce.

    Non è poi un caso che Romero dia il nome Martin al suo serial killer vampirico, che ha diversi punti in comune (la bellezza quasi efebica, la telefonata, le donne più grandi che ne vengono conquistate, l'irruzione nel garage come le uscite notturne del Martin Romeriano per andare a caccia, ospitato in casa d'altri) con il "collega" inglese.

    Da segnalre i due ragazzini in biblioteca, che con la scusa che Susan e sulla scala (pre Malizia) a cercare un libro, le sbirciano sotto le gonne il bendidio sghignazzando.

    Cult movie a ragionissima, che regala, in dirittura di arrivo, tra le migliori battute psycho del periodo, con Georgie/Martin ormai risucchiato dal baratro della follia.

    Herrmann sugli scudi , titoli di testa squisitamente saulbassiani con i miscosomi, grande apporto all'immagine da parte di Harry Waxman e battute cattivissime (Martin che, una volta riagganciato il telefono, nella stanza d'albergo, dopo aver parlato con la madre, la appella con un "Stupida vacca").

    Interessante, infine, come Culturagay.it ne sottolinei l'aspetto represso omosessuale di Martin (difatto le riviste sui bodybuilding macheschi, il toccarsi, completamente nudo davanti allo specchio, il rompere lo specchio proprio all'altezza dei genitali) che, francamente, non avevo preso in considerazione. Mentre il lato infantilistico (dormire con l'orsetto peluche del pandino, l'orsacchiottino bendato e malmesso che Martin tira fuori dalla tasca davanti al direttore del negozio di giocattoli) è ben reso, e dona altre sfaccettature inquietanti sulla figura complessa e schizoide di Martin.

    Si auspica che qualche label nostrana si affretti a editarlo in dvd

    Per la cronaca il dvd spagnolo della Nacadih Video (ovviamente con audio inglese e spagnolo e sub spagnoli) ha un ottima qualità audio/video e presenta la versione integrale di 1h, 52m e 05s

    Susan...Susan...Susan
    Ultima modifica: 11/01/21 12:48 da Buiomega71