L'acqua: principio di vita e memoria del mondo, elemento di congiunzione tra macro e micro cosmo. Lo sanno bene i Selkmas, popolazione cilena decimata dai colonizzatori europei. Guzmàn ne ricostruisce la cultura e la sensibilità esplorando paesaggi di maestosa bellezza, intervistando i superstiti e visualizzando, con l'apporto delle tecnologie digitali, le armonie cosmiche che il progresso storico ignora e distrugge. Documentario e poesia per immagini s'intrecciano, con qualche azzardo: come quando s'impone il tema dei desaparecidos e delle torture perpetrate dagli aguzzini di Pinochet.
Parte quasi come un documentario naturalistico, con immagini che mozzano il fiato. Poi si inizia a parlare della storia del Cile e l'acqua, di cui si narrano le "memorie", si trasforma da elemento indispensbile
per la vita umana a elemento portatore di morte (i colonizzatori) e conservatore di corpi straziati (i desaparecidos). La tesi è chiara e Guzman la porta avanti con grande bravura e lucidità che lo porta ad essere
allo stesso tempo sobrio ed "empatico". Ne viene fuori ancora una volta un Cile martoriato e violato. Bellissimo e necessario.
MEMORABILE: La descrizione nei particolari di come il regime di Pinochet si sbarazzava dei corpi dei desaparecidos.
Documentario che racconta due episodi dolorosi della storia cilena prendendo come collante l'acqua dell'oceano specchio e depositaria delle storie degli indios colonizzati a forza e dei desaperacido di Pinochet. La narrazione è abbastanza lenta e spesso monocorde, pur portando alla luce qualche particolare interessante sulla riconversione degli indigeni o sulle tecniche di preparazione dei cadaveri. Ma l'impianto di fondo, i paralleli cosmici e la voce narrante non aiutano.
Quello che sembra a tutti gli effetti partire come un documentario naturalistico sul Cile e in particolare sulla regione della Patagonia, diventa a mano a mano un percorso storico che parte dall'acqua per arrivare alla colonizzazione prima e al governo di Pinochet dopo. Natura e storia vengono condensate in 80 minuti ricchi di emozioni, dove anche gli indigeni hanno facoltà di parola. Paesaggi da favola e racconti da far accapponare la pelle ne fanno un'opera assolutamente essenziale per chi vuole saperne di più in merito.
Un documentario veramente fuoriclasse, che sembra all'inizio un prodotto tipo National Geographic e diventa poi un approfondito esame delle atrocità commesse in Cile quando comandava Pinochet, uno dei più spietati dittatori della storia recentissima. Tra indios perseguitati dai bianchi e oppositori al regime che vengono torturati e uccisi, un film che risveglia le coscienze e lo fa con grande capacità narrativa.
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