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MMJ Davinotti jr
VOLTI ITALIANI NEL CAST
LE LOCATION
L'IMPRESSIONE DI MMJ
Recuperato dai fondi di magazzino (il film è di qualche anno prima) per un'uscita estiva nei cinema italiani del 2004, TALOS THE MUMMY è l'ennesima riproposizione della mummia egiziana che torna dal passato, con tanto di prologo featuring Christopher Lee (ovvero l'interprete, quarant'anni prima, del miglior film girato sull'argomento). La storia, come base, è sempre la stessa: una spedizione poco lungimirante apre, nella Valle dei Re, una tomba inviolata. E' quella di un principe maledetto (Talos, per l'appunto), sepolto privo di organi vitali nella sua camera di torture personale. L'incipit, grazie...Leggi tutto all'immutata classe del regista Russell Mulcahy (quello di HIGHLANDER, ex talento finito un po’ nel dimenticatoio) è visivamente convincente, un po' come lo sarà in parte l'intero film, che ha nella fotografia e nella gestione di luci ed effetti i suoi unici punti di forza. Manca invece una sceneggiatura valida (alla quale collabora lo stesso Mulcahy), visto che la carne al fuoco è tanta (compresa una trasmutazione da spirito a uomo in pieno stile HELLRAISER): tra flashback inevitabili, veggenti da quattro soldi, un detective saccente pronto a innamorarsi dell'eroina di turno, il solito professore preposto a illuminarci sul passato di Talos, c'è di tutto. Poi ovviamente non possono mancare gli omicidi "creativi", con le bende della mummia che volteggiano nell'aria formando la sagoma di Talos che avvolge e trucida le sue vittime. Recitazione nel complesso deludente, zero suspense, regia debole, coinvolgimento faticoso. Da evitare.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Non male, dopotutto:
Jena - Mediocre, ma con un suo perché:
Galbo, Anthonyvm, Rigoletto - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Marcel MJ Davinotti jr., Undying
Vien da chiedersi se questo Talos sia veramente stato compiuto da Mulcahy, regista che si è distinto per la buona messa in scena di Razorback e per il più noto Highlander. E' il solito filmetto ispirato da celebre titolo, realizzato in maniera pedestre e ripescato (come fondo di magazzino) per una distribuzione italiana. In pratica un remake (l'ennesimo) non dichiarato della Mummia, tornata in vita per compiere la sua vendetta. Quattro righe di sceneggiatura, un incipit citazionistico fatto interpretare da Christopher Lee e una serie di situazioni spesso grottesche: niente di meglio rimane.
Arrivato sugli schermi italiani in ritardo rispetto alla sua realizzazione, nel vasto filone dei " mummy movies", non è una delle opere più memorabili. La carismatica presenza di Christopher Lee si avverte positivamente nella prima parte, dove il regista riesce ad allestire un discreto spettacolo visivo. Alla lunga purtroppo il film patisce una storia poco originale e una sceneggiatura inadeguata. Anche gli attori non sono il massimo dell'espressivita'', il ritmo latita e aleggia la noia.
Non malaccio questo mummia movie, che sembra una nuova rilettura di Alla trentanovesima eclisse. Ha perlomeno una grande idea molto originale: quella di dematerializzare la mummia trasformandola in un flusso di bende letali che si spostano sulle ali del vento. Gli omicidi sono belli cruenti e gli effetti speciali passabili (le bende sembrano talvolta disegnate sulla pellicola). Cameo obbligatorio di Christopher Lee, prima mummia Hammer, mentre Jason Scott Lee c'entra come i cavoli a merenda.
MEMORABILE: La scena dell'ingresso nella tomba del crudele faraone, che sembra l'incipit di Space vampires.
Uscito un anno prima rispetto al film di Sommers, questa ennesima entry nel filone mummiesco non si fa ricordare per inventiva, eccezion fatta per la trovata riuscitissima di trasformare la mummia da cadavere deambulante ad ammasso tentacolare di bende viventi. Di personaggi e dialoghi meglio non discutere (a parte il folle visionario interpretato da Sean Pertwee), ancor meno dei pessimi effetti in CG, tuttavia gli omicidi sono spassosi e il finale (con una rinascita del mostro da body horror stile La cosa) riserva un discreto colpo di scena.
MEMORABILE: Le bende attaccano a sorpresa il cane guida di un cieco e lasciano stare il padrone; Il flashback con brevi stralci gore di torture; La resurrezione.
Sebbene utilizzi un tema molto noto, Mulcahy non porta granché di nuovo nel cinema; anzi, c'è un filo di "politically correct" che impedisce al regista di osare. Mediando la correttezza e lo sprezzo del pericolo avrebbe certamente ottenuto un risultato migliore. Cast male utilizzato: Lee è presente in pochi scatti iniziali, Lerner (chiaramente il più bravo della combriccola) è relagato in un ruolo di contorno che, pur assolto con mestiere, gli preclude però l'espressione di tutto il suo potenziale.
Russell Mulcahy HA DIRETTO ANCHE...
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- Louise Lombard fu una scelta dell'ultimo minuto
presa per il film in sostituzione di un altra attrice che si era dovuto ritirare poichè aveva contrattato la rabbia da un cane.
Fonte:Imdb
