Ti amo Maria - Film (1997)

Troppo di basso profilo l'esordio alla regia di Carlo Delle Piane (che si riserva anche il ruolo da co-protagonista in un ruolo curioso), prodotto dai fratelli Avati, che sceglie di portare in scena una storia d'amore con un pizzico di jazz qua e là (le belle musiche sono di Lino Patruno). Nella gestione degli attori nulla da dire (da segnalare Ingrassia jr. per l'inedito ruolo drammatico/serioso) ma è l'impianto generale della vicenda a essere troppo verboso, con una parte finale che seppur spiazzante viene sbrigata troppo velocemente.

Il fatto che Delle Piane abbia avuto la sua consacrazione da attore dopo gli “anta” ci comunica che diventare regista a sessant'anni è un progetto a questo punto in linea con la sua escalation a scoppio ritardato. Da una pièce del 1990, il passaggio su pellicola urta con qualche tempo morto di troppo e una regia comprensibilmente impersonale. La produzione degli Avati non fa che relegare a "surrogato" questo film di genere nostalgico/struggente (che nemmeno più loro, nei Novanta, erano più in grado di rendere credibile). Brava Laura Lattuada.

Carlo Delle Piane dirige se stesso in questa commedia molto struggente che parla di amore tutt'intorno a un personaggio stralunato che è nelle usuali corde dell'attore. Una storia di dieci anni prima, mai portata a compimento, viene tenuta in vita da un sognatore che beve liquorini per dimenticare e andare avanti. Non un capolavoro, ma neanche da disprezzare e con un finale inaspettato. Tanto bella quanto brava Laura Lattuada.

Prima e unica regia per Delle Piane e se ne capisce il perché. Tratto da un'opera teatrale, e si vede, il film racconta una storia poco originale, ma cerca di farlo in modo più inusuale delle solite pellicole di questo genere. Ma la sceneggiatura si perde ben presto dietro a scene ripetitive che alla lunga annoiano e stancano nelle loro dinamiche. Non convincono nemmeno la scelta del regista di ritagliare per sé stesso il ruolo del protagonista, che appare sinceramente poco credibile, e l'affrettato, e ingiustificato, finale. Anonima la colonna sonora dal sapore jazzistico.   

Pellicola dall'appeal pressoché nullo, registicamente anonimo e annientato da un Delle Piane che, forse invogliato dai successi ottenuti sotto il segno di Avati (al quale sembra in parte ispirarsi), si ritaglia un improbabile ruolo un po' artista maudit alla Gainsbourg, un po' Marlon Brando dell'ultimo tango, con tanto di mantello di ordinanza e sassofono riservato alle grandi occasioni. Brava la protagonista e una scena di discreta suggestione (la fuga notturna nel centro cittadino). Con qualche eco dell'agghiacciante Francesca è mia, ma fortunatamente non a quei livelli.