Buiomega71 presenta: La lunga estate del brivido dell'imprevisto- 23 Inediti non davinottabili-
Thrillerino dignitoso, dal sapore estivo (tipo il ciclo "brividi" trasmessi , in seconda serata, da Canale 5), ma con un suo perchè (e che almeno non annoia e riesce a garantire un minimo di tensione, d'altronde siamo sempre nella sfera degli "straigt to video"), svolta "nera" del regista israeliano Nathaniel Gutman di cui si ricorda almeno
Linea di Guerra con Chris Walken reporter d'assalto in un Libano devastato dalla guerra
Julie ( Joan Van Ark, ne e passata di acqua sotto i ponti da
Frogs!) e una psicologoca che tiene, tra le altre cose, un programma radiofonico. La sua vita sembra felice (una figlia, un ex marito, un amante passionale),ma alcuni flashback del suo passato da bambina (i suoi genitori sono stati massacrati nel loro letto a coltellate-tipo delitto Borden-) tornano improvvisamente a galla. Nel frattempo, l'uomo che fu accusato del terribile omicidio in quella notte di tregenda, Parmenter (Geoffrey Lewis), esce di prigione dopo 25 anni , deciso a vendicarsi di Julie che testimoniò contro di lui al processo (all'epoca, Parmenter, era il giovane bracciante della famiglia di Julie). L'uomo d'apprima perseguita la donna con minacce telefoniche e tampinamenti, poi passa ai fatti attentando due volte alla sua vita. Messa sotto la protezione della polizia, Julie comincia a avere flashback macabri su quella notte di sangue, e si convince che, forse, fù lei a uccidere i suoi genitori (l'odio verso un padre violento) e addossando la colpa a Parmenter. Ma davvero le cose stanno così? Cosa stà succedendo nella mente di Julie? Cosa e successo veramente quella notte di tregenda? Intanto Parminter viene trovato morto e il mistero si infittisce...
Gutman riesce abbastanza bene a gestire lo script fallace di Pablo F. Fenjves, che nonostante depisti e mischi continuamente le carte in tavola, pecca di uno scivolone clamoroso nel finale rivelatore (insomma, non sono un genio, ma l'assassino e immediatamente identificabile fin dai primi minuti) che manda un pò all'aria tutto quello che di buono si era messo in piedi fino alla fine
Gutman regala tracce argentiane lungo la narrazione ("la villa del bambino urlante", cioè la dimora fatiscente dove avvenne il massacro e dove Julie vi si reca per far luce sui suoi ricordi, le soggettive all'interno della vecchia casa o il piano sequenza lungo le scale che portano alla stanza del massacro) e nelle musiche di David Michael Frank si odono nenie infantili alla
Rosemary's Baby e sonorità gobliniane
I macabri flashback virati seppia che tormentano i ricordi di Julie (con vaghi echi al cinema dei ragazzini assassini), la stanza con i genitori massacrati (il ghigno del padre morto, nel letto, e comunque inquietante e ricorda certi cadaveri baviani, come la megera de
La Goccia D'Acqua), specchi che riflettono bambine ghignanti, le ombre sul muro, il coltello insanguinato, Julie bambina che sale le immense scale della casa, Julie col vestitino candido sporco di sangue che corre in mezzo alla tempesta, l'inquietante viso di Julie bambina-degna di nota la piccola Kathryn Long-, il flashback rivelatore finale), tutti tasselli comunque notevoli per un buon thriller, ma non sfruttati appieno.
Perchè nel mezzo c'è un poco credibile Geoffrey Lewis (con quella faccia un pò così) "angelo vendicatore" sfigato che manco Willie il coyote (l'attentato in ascensore-e viene mazzulato da Julie-, col fucile di precisione, appostato su un tetto, a fare un gran casino ma non concludendo un tubo), un paziente di Julie (che sembra Mr.Bean) segretamente ossessionato da lei, lo svelamento (poco sorprendente) del vero assassino, il brutto happy end
Quello che rimane (e che fanno guadagnare al film i due **!) sono i flashback dal vago sentore horror e le tracce di cinema argentiano disseminate da Gutman
Alla fotografia c'è Joao Fernandes, ex braccio destro di Joe Zito e Gerard Damiano (e che ha illuminato parecchi set degli hard della Golden Age anni '70)
Un thriller più che dignitoso, ingolfato, però, nella rovinosa convenzionalità di un finale telefonatissimo
Momento cult: Julie si reca, fuori città, nell'immensa villa, ormai in rovina, della sua infanzia, per far luce su cosa accadde veramente quella notte. Appena si avvicina alla decrepita casa , parte lo score gobliniano di David Michael Frank, e mi sono detto: "Eccola lì, la villa del bambino urlante!"