Amore e guai... - Film (1958)

Amori tormentati, quelli degli anni Cinquanta! Storie di tre coppie (in forma di episodi incrociati) diverse tra loro, ma unite dalla difficoltà di vivere l’amore “pacificamente”. Qualche stucchevolezza in talune caratterizzazioni, ma il film (specialmente nell'episodio con la Cortese) ha ancora qualche sprazzo di neorealismo che gli evita la relegazione a "commediola sentimentale". Il segmento più banale (ma è anche per questo il più divertente) è quello con la coppia di bellocci Mastroianni/Galter.

Tre episodi di buon livello che fra qualche sorriso intersecano le difficoltà della vita quotidiana in un'Italia a due velocità, in cui il boom economico cominciava a sfiorare i ceti sociali meno elevati (lo scooter, la macchina di lusso). Resta un buon documento dei tempi, in cui la visione positiva della vita non sfocia mai nel buonismo, grazie anche alla bravura degli interpreti. L'alternanza fra b/n e colore non è proprio il massimo. ma la solarità delle storie riesce a penetrare lo schermo e raggiungere lo spettatore. Una visione rinfrancante e piacevole.

Relazioni tra innamorati complicate dai diversi turni di lavoro, dalle contrarietà familiari o dalle difficoltà economiche sono al centro dei tre episodi di questa commedia sentimentale di modesta levatura. L'episodio più interessante - per quanto penalizzato da una brutta fotografia a colori - è quello di stampo neorealista con Basehart appena uscito dal carcere che gira per Roma insieme alla fidanzata alla ricerca di un'occupazione che consenta loro di sposarsi, mentre gli altri due, più banali, si salvano solo grazie al garbo degli interpreti e alla verve dei caratteristi.

Passatempo senza pretese per i pomeriggi domenicali delle coppiette anni '50. Tre storie d'amore miscelate con garbo: una senza tempo, una senza soldi e una senza amore. Tre debolissimi fili che, anche se intrecciati, non guadagnano in vigore. Fossero stati strutturati in episodi distinti sarebbero stati la stessa cosa, anzi, forse meglio; si sarebbe guadagnato in linearità senza i continui salti tra le relative vicende che nulla hanno a che fare fra di loro. Dopotutto, essendo un film con un target popolare, non aveva bisogno di inutili attorcigliamenti.