Se Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza ora tocca all'uomo divertirsi a creare Dio (almeno nella finzione cinematografica) a sua immagine e somiglianza, difetti compresi. Il processo inverso pone Nostro Signore (Poolverde) a Bruxelles, in un un appartamento modesto dove vive con moglie e figlia e dove, probabilmente per noia, ha deciso un giorno di spassarsela un po' popolando la Terra di altri esseri viventi. Dopo aver provato con scarsi risultati di farla dominare dalle galline, dagli struzzi o dalle tigri, ha deciso di creare per l'appunto l'uomo, inventando per lui delle leggi "naturali" che lo inguaiassero il più possibile. Mescolando sacro e profano, realismo e surrealismo, infischiandosene...Leggi tutto dell'assurdità paradossale dell'assunto e anzi ricercandolo, Jaco Van Dormael dà vita nella prima parte a un film folle e raffinato, che unisce a una simpatica beceraggine un gusto non comune per l'immagine poetica, che le dolci musiche sospendono in un clima fiabesco aprendo la strada alle due anime che lo compongono: quella più comica, che sfrutta facili battute e che trova in Poolverde l'interprete perfetto, e quella ahinoi preponderante che ha invece in Ea (Groyne), la figlia di Dio, la sua figura principale: dall'appartamento in cui è rinchiusa, sabota il pc del padre dove questi tutto crea e fa giungere a tutti i telefonini del mondo la data di morte dei loro possessori. Immaginate insomma di conoscere la data del vostro decesso e capirete la portata del fenomeno su scala mondiale. Ma non è nemmeno questo lo scopo finale del film, che vede invece la piccola fuggire dall'appartamento in cui era rinchiusa e andare alla ricerca di otto nuovi apostoli su consiglio di suo fratello J.C. (che se ne sta tutto il giorno - geniale - in posa da statuetta sopra l'armadio della sorella). Una fuga in piena regola, cui segue quella di suo padre lanciato sulle sue tracce: entrambi tra i mortali. Ma se Dio continua nelle sue gag forse dozzinali ma azzeccate, Ea dà il via a estenuanti descrizioni degli apostoli prescelti: cosa fanno, come si comportano... il tutto forzando la mano in senso poetico e andando alla ricerca di una delicatezza che si fa presto noia. Indiscutibile la forza di alcune immagini stilizzate al meglio e fotografate alla grande, ma è l'ampollosità dei discorsi che stanno dietro a stancare, sempre pronunciati a mezza voce come fossero frasi di rara profondità e significato. La forza iconoclasta racchiusa nella figura del Dio zuzzurellone di Poolverde sfuma in una seconda parte puerilmente ambiziosa e debole, indirizzata a un finale moralisticheggiante che lascia il tempo che trova, persa a supportare le fantasticherie della piccola Ea. Facile distinguere il doppio binario, alla vostra sensibilità giudicare il migliore.
Un dio in vestaglia e ciabatte rancoroso e volgare che gioca con le vite umane, col dolore e la morte. Ea, la figlia sconosciuta e ghettizzata, si ribella al padre rivelandone le oscure manovre. Si toccano temi giganteschi come la natura del divino, la subordinazione umana, la morte etc. in forma paradossale che però lascia in piedi tutti gli angosciosi interrogativi. Forse un po' al di sotto rispetto ai film precedenti, Van Dormael però ci fa riflettere sulle lacerazioni della nostra esistenza proprio in virtù dell'ironia e della dissacrazione.
MEMORABILE: "Ama il prossimo come te stesso? Io non l'ho mai detto, forse mio figlio..."; Il killer che abbraccia la sua immagine allo specchio; La deessa casalinga.
Indubbiamente originale e spiazzante, ma non basta per fare grande cinema. Il regista belga pare compiacersi delle sue trovate: alcune sono di forte impatto (molto efficace quella di comunicare a tutti via sms la data della morte), altre invece incomprensibili e fini a se stesse. Un Dio sciatto e cinico, chiuso in una casa modesta con una moglie cerebrolesa, che scrive al pc le famose leggi di Murphy e scende tra gli uomini passando dall'oblò della lavatrice, forse è un po' troppo. E la Deneuve che si fa il gorilla non si sa se fa ridere o piangere.
Dio è un essere spregevole, iracondo ed accidioso, sua moglie una povera casalinga oppressa, il figlio maggiore se n'è andato da tempo ed anche la figlia medita di fare lo stesso, dopo aver boicottato il PC paterno... E'il prologo ironicamente blasfemo di un film che non mantiene tutte le promesse iniziali: avremo voluto seguire di più le disavventure terrene di questo Dio cialtrone rispetto alla ricerca di 6 nuovi apostoli da parte della bambina. Con maggior rigore e causticità poteva uscirne un capolavoro, ma anche così è un film bizzarro ed amabile, ricco di invenzioni visive e poesia.
MEMORABILE: Le prove di creazione prima di Adamo; La genesi delle leggi di Murphy
MEMORABILE: Dio, arrivato sulla Terra da dentro una lavatrice, che finisce a riparare lavatrici in Uzbekistan; Catherine Deneuve che si fidanza con un gorilla.
Van Dormael ha preso alla lettera l'enunciazione biblica, che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, e ha immaginato Dio forse non come il peggiore degli uomini ma come uno che gli va molto vicino. Ha dato a Dio una moglie e, al suo non più unico figlio, una sorellina: la protagonista del film. Naturalmente vivono a Bruxelles, diventata il centro del mondo. Con queste premesse si può scatenare l'immaginazione e si posson partorire le cose le più assurde (sempre secondo i nostri concetti acquisiti) ma anche divertire e, soprattutto, far riflettere.
Impregnato di una visione laica dissacrante e briosa. L'attenzione viene attirata principalmente dalla figlia di Dio, poi viene calcata la mano sul Padre e in ultimo viene fatta fare una bella figura al fratello JC. Dopo il preambolo ricco di situazioni grottesche, la suddivisione in capitoli propone meno stimoli e il passaggio dal filosofico all’attesa pratica della morte diviene terreno di mestizia. Conclusione rosea che rimette in pace le riflessioni. Doppiaggio non sempre riuscito.
Molto interessante sulla carta, con la speranza che l'umorismo e cinismo nordeuropeo facciano breccia. Ma dopo mezz'ora di buone trovate il soufflè si sgonfia e parte una sarabanda di situazioni surreali ma spesso noiose, senza via d'uscita: su sei apostoli se ne salvano un paio e lo stile del regista rimane improntato al centrifugare temi contorti e personaggi "grezzi". Già si capiva dagli improperi e dalle movenze di Dio che il cesello del regista non era dei migliori. Non tutto da buttare ma deludente.
Le aspettative erano molte, ma vengono in parte disattese. L'idea di partenza era quantomeno originale, ma il tutto non ha quel tocco che poteva avere, scivolando tanto, anzi troppo, nel surreale. Il ritmo lentamente si abbassa, diventando più di qualche volta irritante. Non è certo blasfemo, malgrado questo Dio sia il contrario di come molti pensano sia. In conclusione merita una visione, ma nulla più. Sufficiente.
Apparentemente bislacco, non irriverente o blasfemo, il film di JVD è in realtà una riflessione semiseria sul destino dell'uomo e sul libero arbitrio, raccontato come una storia surreale che ha per protagonista Dio e (ancor di più) la sua figlia minore. Ricco di invenzioni visive e narrato con ironia, il film parla di un nuovo testamento più a favore dell'umanità e meno dalla parte del divino. Attori bravissimi e per una volta un titolo italiano migliore di quello originale. Un buon film.
Piccolo capolavoro di poesia, basato su un'idea geniale e surreale al tempo stesso: la figlia di Dio che scappa dal padre e incontra persone comuni, dopo avergli rivelato la data di morte. Il film attraversa stati d'animo diversi, riesce a commuovere ma anche a far ridere, pone al centro della vita la donna, in tutte le sue manifestazioni. Regia ispirata, ottime interpretazioni: su tutte la piccola Pili Groyne (figlia di Dio) e Benoit Poelvoorde (Dio). Colonna sonora stupenda, alterna ritmi moderni con intense suonate di pianoforte. Chapeau.
Le lacrime nella vita degli umani, il limbo spaesante della consapevolezza della data della morte, le risate beffarde rivolte a un dio cattivo e volgare, il senso profondo di una salvezza che può venire solo dalle donne: la dea madre e la figlia di dio. Un frullato di emozioni concentrato in una giostra impazzita e genialoide, che frulla intuizioni narrative e visive, lasciando ammaliati e sbalorditi. Un grido di dolore e un’affermazione di pietas per la condizione umana nascosto in un caleidoscopio ludico e a tratti grottesco.
Un irriverente e bizzarra favola in cui si nasconde qualche spunto di riflessione sull’esistenza terrena che spesso rende infelici. Ci sono diverse trovate interessanti e l’assoluta libertà da vincoli la rende gradevole e stuzzicante. Non manca, inoltre, una leggera ventata di ironia, quel tanto che basta per non prendersi troppo sul serio, come d’altronde si dovrebbe fare nella vita. Malriuscito e goffo solo l’episodio con Catherine Deneuve, mentre è funzionale e interessante la colonna sonora tra classico e moderno.
E se la realtà fosse quella presentata in questo film? E se Dio fosse realmente collerico e trasandato e prendesse a cinghiate i suoi figli? L'idea di partenza non è niente male, anche se decisamente blasfema, il problema poi però è lo sviluppo del film. Nonostante i personaggi bizzarri che potrebbero far pensare a una commedia l'opera è in realtà profondamente drammatica e costruisce un "Nuovo Testamento" che è talmente pragmatico da far accapponare la pelle. Potrà non piacere, ma di sicuro non lascerà indifferenti.
Contrariamente a una prima parte nella quale il film viaggia sul filo teso tra surrealismo e commedia, nella seconda cade in una semplicità che finisce per diventare banale. Nonostante ciò l'idea di quest'opera è davvero originale e la caparbietà nel realizzare un progetto che si pone come tema la religiosità umana (intesa dal punto di vista dell'essere umano) è lodevole. La prima cosa a cui si pensa è: avrei voglia di vederlo con mio figlio.
Non male dopotutto. Qui Dio non solo esiste ma è anche spregevole e crudele con i suoi "figli", mettendoli al di sotto di "regole" surreali scritte al computer. Film che se non fosse per i momenti ilari in cui è presente Dio (bravo e simpatico Benoit Poelvoorde) risulterebbe al limite della noia, per la lentezza. Finale piuttosto scontato, che però non incide sul giudizio finale.
Esiste e non è quello che si dice una bella persona, anzi è francamente ripugnante; per fortuna ha una figlia adorabile e umanissima. Film eccentrico, un divertissement intelligente e molto caustico. Sconsigliato a quelli che si mettono sull'attenti anche quando parla un sacrestano. L'episodio di Catherine Deneuve cita (o plagia, se si preferisce) il soggetto di Max amore mio di Nagisa Oshima, opera notevole e ingiustamente dimenticata.
Che peccato! Le premesse per far bene c'erano, in particolare un Dio cattivello e umanissimo con una forte vis comica. Purtroppo il film lascia poco spazio a questo personaggio per virare su Ea, la figlia di Dio, e sul suo tentativo di seguire le orme del fratello (alias Gesù Cristo, altro personaggio che nel film meritava più spazio considerando le potenzialità comiche). Le vicende di Ea risultano davvero troppo noiose e non basta qualche scena suggestiva per tenere in piedi la baracca. Insomma, un film che lascia l'amaro in bocca perché con un Dio così si poteva fare molto meglio!
MEMORABILE: Dio in terra a contatto con gli uomini.
Il regno dei cieli è sempre in mezzo a noi, e il suo designer terreno si chiama Van Dormael. E chi Van Dormael piglia tutti i pesci di ogni oceano. L'incontenibile Pooelvorde irresistibilmente spregevole come al principio (dove in quanto autore sterminatore, imitava Dio) titaneggia in una di quelle opere che sai già appartenere all'ordine del supremo dai primi tre minuti, dopo i quali non arrivano che sempre più connotative conferme sulla sua natura di eretico monumento alla poesia, arsenale di commovente lirismo, ape regina della visionarietà per cui il lemma capolavoro è svilente.
MEMORABILE: JC; “Non alla mia destra, sai che mi ha sempre dato fastidio”; Arca di Noè urbana; Foglia di fico genitale insopprimibile; “Ciao, sono sempre Kevin!".
Dio è un ometto di mezza età sadico e carognesco che vive in uno squallido appartamento a Bruxelles e si diverte con un PC a tormentare le vite degli umani. La figlia gli blocca il PC, manda a tutti sul cellulare la data di morte e fugge in cerca di nuovi apostoli. Trama bizzarra e svolgimento ancor di più per una commedia atea ma non blasfema, divertente e pungente, che ci dice come in fondo Dio siamo noi. Qualche momento è fin troppo ermetico da sconfinare nell’inutilmente incomprensibile. C’è comunque del talento visivo e narrativo, un ottimo Poelvoorde e bellissime musiche.
MEMORABILE: Il countdown sui cellulari; La lavatrice che immette all’esterno.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneDaniela • 29/11/15 15:54 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Molte volte, come altri davinottiani, mi è capitato di sbertucciare i titolisti italiani, per cui questa volta sento di dover fare tanto di cappello: trovo delizioso "Dio esiste e vive a Bruxelles", molto più invitante dell'originale "Le tout nouveau testament".
Quanto al film, non l'ho ancora visto, spero però che il titolo italiano non sia la cosa migliore ;o)
DiscussioneDaniela • 29/11/15 19:54 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Anche io ho molto apprezzato Toto le Heros, come pure Mr.Nobody e L'ottavo giorno e poi c'è Benoit Poelvoorde, attore e co-regista di quel Cameramen e l'assassino che a mio parere resta uno dei falsi documentari più riusciti di sempre.
Insomma, fra titolo italiano, regista e protagonista, ci sono tutte le ragioni per affrontare la visione con aspettative alte... il che mi spaventa un poco :o)