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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Roberto Benigni regista è cambiato. In meglio o in peggio, ci si chiede? La risposta non è così semplice, perché due film come IL MOSTRO e LA VITA E’ BELLA non sono facilmente paragonabili e, soprattutto, il primo presenta qualità e difetti esattamente opposti rispetto al secondo: tanto comico, divertente, spensierato era IL MOSTRO quanto invece arguto e meno incline all'umorismo di grana grossa è LA VITA E’ BELLA (nonostante l’insulso titolo). Così, se nel primo tempo ci ritroviamo a che fare con il Benigni più conosciuto,...Leggi tutto dalla battuta facile e dalla comicità fisica e istintiva, poi ci accorgiamo di una vena malinconica via via sempre più puntata al drammatico, scaricata però della sua valenza di denuncia sociale (si parla di campi di concentramento, mica di vacanze al mare!) grazie ai pazzeschi tentativi di Guido Orefice (un Benigni superlativo) di voler far passare la dura vita del lager per una sorta di concorso a premi con in palio un carro armato. Tutto per far credere al figlio (con lui deportato) di non essere in pericolo di vita, mantenendogli inalterato il sorriso anche di fronte alle privazioni becere dettate dagli aguzzini nazisti. Benigni si muove in un campo minato, riuscendo a farci ridere senza offendere l'onore di un popolo (gli ebrei) e di un mondo (il nostro) che giustamente vedono la follia nazista come il crimine più bieco e tragico della storia recente. E così il giullare toscano si trasforma, diventa più misurato, accantona l'eterna goliardia nella disperata impresa di esasperare quelle che in realtà furono le componenti della gloriosa commedia all'italiana (che cercava di raccontare storie spesso amare con piglio umoristico). C’è riuscito? Forse non del tutto, perché alcune parti tendono a ripetere situazioni già viste senza troppo convincere, ma va dato atto a Benigni di aver tentato un'impresa titanica percorrendo una via originale. Certo alcuni difetti congeniti restano e ancora una volta il comico toscano sembra non voler capire quanto i mielosi siparietti con la consorte Nicoletta Braschi, surreali quanto si vuole ma pure ingenui fino a rasentare l’iimbarazzo, contribuiscano a rallentare il ritmo, ma nel complesso LA VITA E’ BELLA si lascia vedere, grazie soprattutto all'espressività dei due protagonisti maschili. Probabilmente per la medesima ambientazione storica (siamo in pieno fascismo), ma anche per il basso profilo scelto dai due comici e per l'ambizione dei due progetti (entrambi nati per rilanciare la vena meno “easy” dei due autori), il film fa venire alla mente LE VIE DEL SIGNORE SONO FINITE di e con Massimo Troisi. Un ultimo omaggio di Benigni a chi l’aveva affiancato nel memorabile NON CI RESTA CHE PIANGERE? Ipotesi azzardata, ma chissà. La regia intanto è migliorata e Benigni si dimostra capace di raccontare una storia senza ricorrere a una semplice unione di sketch.

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Caesars 1/06/07 10:09 - 3773 commenti

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Benigni ha deciso di trattare un tema "alto" come la persecuzione verso gli ebrei usando l'arma dell'ironia e del divertimento, senza per questo sminuire minimamente l'enormità dei fatti. Il terreno sul quale si muove scotta e il pericolo di bruciarsi è altissimo, ma lui se la cava egregiamente e il risultato finale è veramente notevole. Si ride e ci si diverte, ma si riflette anche e questo è molto importante. Forse l'unica cosa che non convince è l'interpretazione della Braschi, o meglio signora Benigni, che è attrice di non alte qualità.

B. Legnani 9/09/07 01:23 - 5519 commenti

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Davvero un buon film, con originalissima trama comico-tragica, purtroppo non accettata da qualcuno, che descrive prima con dolcezza, poi con commozione, la nascita e lo sviluppo di una famiglia in quel di Arezzo (poi, ahimè, in altro luogo). Capolavoro di Benigni, che affronta le tematiche con un garbo che qualcuno ha scambiato per leggerezza. Splendido Giustino Durano quando interroga Benigni sul servizio in tavola dei vari piatti e grandioso il menu "scelto" dall'ispettore del Ministero. Ottimo.
MEMORABILE: Il discorso sui ragni e sugli ostrogoti.

Gugly 1/02/08 23:12 - 1184 commenti

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Una favola che è una sperticata dichiarazione d'amore verso la moglie prima (peccato che lo faccia in tutti i film, è monotono) e alla vita poi; la seconda parte, benché tragica, è ancora più una favola a fronte di tutte le illogicità che mette nella vita del campo di concentramento (Giosuè si salva in ogni situazione come se fosse un fantasma visibile solo al padre), interrotta dall'irrompere della violenza e della morte. Benigni è bravo, ma mi piace ricordare Giustino Durano, lo zio illuminato che dà il giusto valore al razzismo imbecille.
MEMORABILE: Il discorso dello zio.

Capannelle 16/04/08 09:34 - 4394 commenti

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Film particolare per i toni usati nel raccontare un dramma storico, con la leggerezza della favola, ma senza mai scadere nel patetico. Benigni regista continua ad avere qualche limite, ma in questo film se la cava bene. Come attore riesce ad entusiasmarci come pochi, passando attraverso mille emozioni con garbo e intensità straordinarie e la stessa Braschi, una volta tanto, è discreta. Il resto lo fanno le riuscite caratterizzazioni di contorno (su tutte lo zio di Giustino Durano) e le splendide musiche di Piovani.

Homesick 27/04/08 17:53 - 5737 commenti

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Nazismo e lager rappresentati sotto forma di un gioco a punti, dominato dalla comicità e dalle movenze chapliniane di Benigni. Non per questo il risultato è meno scioccante e la scena della fucilazione del padre, seppure fuori campo, resta un terribile pugno allo stomaco; l'orrore dell'Olocausto è ribadito in tutta la sua folle brutalità. Ottima la sceneggiatura tragicomica, scritta da Benigni con l'inossidabile Cerami.
MEMORABILE: La finta traduzione dal tedesco. L'arrivo del soldato americano.

Pigro 1/06/08 11:53 - 9623 commenti

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La storia è bellissima: un padre ebreo che fa sopportare il lager al figlio facendogli credere che sia un gioco. Più che di Shoah questo film parla, come dice il titolo, della bellezza della vita e dell’amore che “vincit omnia”. Benigni è sempre lui, una maschera comica (ma saprà fare altro?), Nicoletta Braschi pure è sempre lei (maschera soltanto, purtroppo). La regia di Benigni è come sempre sciatta, apice di un cinema italiano che ignora che si possano raccontare storie anche con lo sguardo della cinepresa e non solo con le sceneggiature.

Cangaceiro 7/08/08 12:35 - 982 commenti

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Il merito indiscusso di Benigni è aver rappresentato col suo personalissimo stile il più atroce dramma dell'umanità senza "farla fuori dal vaso". Si ride e si piange quindi con questa storia ben scritta e ben diretta ma costellata anche da alcuni errori marchiani (vedere un'infermeria per i deportati dentro un campo di concentramento è come trovare un chiosco di bibite fresche all'inferno). L'Oscar come miglior attore protagonista al pur bravissimo Benigni (battuto Tom Hanks) non è ancora del tutto spiegabile...

Matalo! 13/11/08 16:50 - 1378 commenti

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Il miglior film di Benigni? No, l'ennesima prova che il comico toscano si è riappacificato col mondo. Il taglio "chapliniano" della storia (quando necessiterebbe un taglio Keatoniano per rendere efficacemente l'assurdo) conferma che di un regista così se ne può fare a meno. E invece... eccolo riempire le sale. Ricostruzione approssimativa, guitterie scadute, il solito bambino...

Renato 9/02/09 14:48 - 1648 commenti

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Sicuramente un buon film, anche se la solita sciatteria registica di Benigni purtroppo gli fa perdere qualche punto. Funziona sicuramente bene a livello di pancia, ma appena si riaccende il cervello non si può non avvertire un po' di fastidio per l'elevato tasso di ruffianeria, che ovviamente ha contribuito non poco al successo mondiale, persino negli USA. Inoltre è un'opera che fa rimpiangere amaramente di non poter vedere il film analogo girato da Jerry Lewis nel 1972 e mai uscito, forse perduto per sempre.
MEMORABILE: "Biancaneve in mezzo ai nani..."

Rickblaine 24/02/09 14:16 - 635 commenti

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A mio parere è uno dei capolavori italiani che rimarranno per molto tempo nell'almanacco della storia del cinema. Una grande interpretazione all'interno di un mondo drammatico. Ironico a tal punto da far capire che anche nel peggio un sorriso non fa mai male. Ottima opera.

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Disorder 25/06/09 14:23 - 1416 commenti

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Oggi l'ho un po' ridimensionato, ma all'epoca fu una vera "botta": sarà che di shoà si parlava ancora poco (e di leggi razziali in Italia ancora meno...)... sembrava impossibile poterci fare un film comico, eppure Benigni ci riuscì. Ridere nell'olocausto senza deridere l'Olocausto francamente non è da tutti. Persino l'eccesso di un certo buonismo si fa perdonare, è inevitabile per stemperare la tragedia. Davvero bello.
MEMORABILE: Benigni traduce il discorso di una SS; sempre lui che spiega al figlio perché in un negozio gli Ebrei non potevano entrare...

Bruce 3/05/10 10:38 - 1007 commenti

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Rivisto a distanza di un decennio perde forse qualcosa, ma rimane un grande film. Un dramma che è un inno all'amore e alla vita. La sua forza è l'energia positiva che sino all'ultimo il padre, nonostante tutto, trasmette al figlio. Difficilissimo era riuscire a far anche ridere affrontando un tema tanto tragico e doloroso. La strada era strettissima, quasi impossibile da percorrere senza cadere, Benigni ce l'ha fatta e faticosamente ne ha tratto il suo capolavoro.

Ilcassiere 11/05/10 10:21 - 284 commenti

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Ve lo dico subito, do 5 pallini. Ok, qualche difettuccio ce l'ha (ad esempio la Braschi non è all'altezza) ma quella di Benigni è un'impresa straordinaria perché è riuscito a trattare uno degli argomenti più duri e difficili (la vita nei campi di concentramento) con una sensibilità unica. Il protagonista è un uomo che non cede alla disperazione perché ama il figlio e in questo amore trova la forza per andare avanti e far credere al piccolo che si tratta in realtà di un concorso a premi per vincere uno carro armato. Oscar meritato.
MEMORABILE: La finta traduzione improvvisata dal tedesco all'italiano.

Puppigallo 19/05/10 11:42 - 5251 commenti

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Benigni trasforma, agli occhi di un innocente, la persecuzione in una burla (le scritte antisemite, il cavallo pitturato, i divieti) e un campo di concentramento in un luogo di "vacanza" con annesso gioco per vincere un carroarmato. E' in questo film che esce tutta la sua sensibilità, la gioia di vivere e l'adorazione che ha per la donna, vista quasi come un essere soprannaturale davanti al quale non possiamo che arrenderci piacevolmente, facendoci conquistare. La pellicola è allegra (la sfilata sul tavolo), triste (la realtà), malinconica (lo zio) e a tratti, persino poetica. Da vedere.
MEMORABILE: La camminata burlesca di Benigni, che si accorge, mentre i tedeschi con le armi spianate lo portano via, che il figlio lo sta guardando.

Pa6101pr 13/06/10 17:16 - 6 commenti

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Commovente, originale l'idea di mascherare gli orrori del regime come un difficilissimo gioco agli occhi del figlioletto. Però è un continuo ravanare nei luoghi comuni e nella facile retorica socio-politica, che ha tanto stancato. All'epoca dell'uscita del film già non se ne poteva più di questi discorsi. Se Benigni esce dal suo mondo "surreale" deve per forza fare sciatte retoriche politiche come accade ancora oggi? Era preferibile ai tempi di Arbore....

Ale nkf 23/06/10 16:32 - 802 commenti

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Anche se a volte Benigni può apparire troppo melenso o una macchinetta parlante impazzita, questa volta, bisogna dargliene atto, è riuscito a sviluppare la sua chiave comica in positivo facendo vivere al figlio la deportazione nei campi di concentramento come un vero e proprio gioco. La storia è nel complesso bellissima, ricca di particolari e articolata, ma allo stesso tempo semplice. Imperdibile.

Nando 25/06/10 01:53 - 3806 commenti

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Sicuramente un film che suscita sentimenti contrastanti ma genera una dignitosa riflessione. Benigni da una tragedia come l'olocausto sfodera un film innovativo, si sorride davanti alla sua macchittistica interpretazione fatta di doppi sensi ed ironia. Non è semplice far nascere sorrisi davanti ad un macabro eccidio, eppure lui è riuscito in questo arduo, se non improponibile compito. Da qui nasce la grandezza del film, il resto non conta.

Manowar79 19/07/10 16:02 - 309 commenti

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Sinceramente? Un buon film, ma niente di più. Oltretutto, si tratta del titolo che ha concesso a Benigni il lusso di non essere più Benigni, con i risultati che conosciamo (e che preferiremmo non conoscere). La storia, bella e commovente quanto volete, è in realtà ruffiana quanto basta per arrivare all'Oscar. Andatelo a dire alle vittime della guerra che "la vita è bella" anche in un contesto come quello: sentirete cosa vi risponderanno. Il genio di Benigni è ormai un... piccolo diavolo perso nel tempo, ahimè. Pessima come al solito la Braschi.

Cotola 29/09/10 23:42 - 8998 commenti

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La rappresentazione dell’orrore (assoluto) in chiave comica non è novità assoluta, ma Benigni riesce a trovare un mirabile equilibrio tra parte ludica (soprattutto la prima) e quella drammatica (la seconda) riuscendo anche a contenere, per fortuna, il suo ego ipertrofico. Divertente e commovente allo stesso tempo, resta l’ultima pellicola di valore del toscanaccio che dopo il successo internazionale si monterà la testa, arrivando a credersi (sacrilegio!) novello Chaplin.

Mdmaster 27/10/10 08:12 - 802 commenti

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Brillante idea del comico toscano che gli darà ottimo modo per campare di rendita, almeno fino al terrificante passo falso di Pinocchio. Film furbetto e di facile morale positiva a sorridente, pure in un contesto dove c'entrerebbe ben poco, con la solita notevole presenza della Braschi, capace di recitare peggio del bambino. Per carità, presa come semplice favoletta non è disprezzabile, ma l'enorme successo rimane tutt'ora difficilmente giustificabile, considerando anche una regia scialba e una confezione poco attraente.

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Tyus23 17/11/10 23:57 - 220 commenti

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Non voglio sentir parlare di cattiva regia o dell'interpretazione della Braschi: per fortuna il cinema è molto di più di una somma di aspetti tecnici. Con questo film Benigni supera se stesso: diverte e appassiona, pur con qualche melensaggine, nella prima parte e commuove raccontando il dramma dell'olocausto nella seconda. Non era facile strappare qualche risata senza scadere nel ridicolo maneggiando un argomento del genere ma Benigni ce l'ha fatta e firma un capolavoro, nonostante i difetti di confezione. Alla fine sgorgano le lacrime.

Belfagor 18/11/10 20:44 - 2689 commenti

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Nella prima parte, decisamente la migliore, è una commedia ironica e delicata che, pur essendo divisa fra una storia d'amore e uno sguardo sull'Italia ai tempi della dittatura, evita sacrificare un argomento a favore di un altro. La seconda parte, invece, mostra i limiti della pellicola e del suo registro, facendo sorgere il sospetto di ruffianeria e buonismo velleitario. Il Benigni caustico e dissacrante, del "wojtylaccio", insomma quello migliore, qui non riesce ad entrare. Da segnalare la profonda e toccante interpretazione di Durano.
MEMORABILE: Il discorso dello zio; la finta traduzione dal tedesco all'italiano.

Rebis 27/01/11 18:29 - 2331 commenti

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Permane, lungo tutta la visione del film, lo sgradevole sospetto di un'operazione pianificata a tavolino per l'internazionalizzazione del regista: Benigni è adorabile, ma non riesce a tenere a bada l'istrionismo nemmeno quando i fatti storici esigono un primo piano assoluto. La rievocazione storica, immersa in un candore para-felliniano (misura dell'esportabilità per il nostro cinema), è artificiosa quando non proprio approssimata, e comunque, tolte le musiche di Piovani e la fotografia di Delli Colli, non c'è molto per cui strillare all'Autore. Nicoletta Braschi è semplicemente agghiacciante.

Saintgifts 19/02/11 23:58 - 4098 commenti

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È molto difficile commentare questo film per l'argomento che tratta e per come lo tratta. Si ha l'impressione che quando Benigni ha avuto l'idea gli sia tanto piaciuta da non volerla più mollare, nonostante le difficoltà da superare nella seconda parte nel campo di concentramento e sapendo che sarebbe risultata assurda. Avrà pensato che anche Il grande dittatore, per certi versi, è assurdo, ma credo che il paragone con il capolavoro di Chaplin non regga. La prima parte di chiara scuola toscana non è male e Benigni si esprime al suo massimo.

Greymouser 1/04/11 19:49 - 1458 commenti

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Senza dubbio la miglior prova registica di Benigni, considerate le mille insidie della tematica e i rischi di scivolare nella retorica e nel sentimentalismo più a buon mercato. Non sempre il pericolo viene evitato, ma il registro ibrido fra commedia e tragedia è declinato con notevole consapevolezza e con toni adeguati. Momenti di grande poesia, di amara ironia, e solo poche forzature narrative che comunque non inficiano un'opera sentita e commovente.

Metuant 3/04/11 21:35 - 456 commenti

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La prima volta che lo vidi ne rimasi quasi schifato. Non per il tema in sè, ma perché ero rimasto spiazzato da come Benigni aveva scelto di raccontarlo; poi, ad una seconda visione, ho decisamente cambiato registro. Sarà che quasi sempre i film vanno visti più di una volta, fatto sta che non ho potuto non apprezzare la tenera irriverenza di Benigni, la straordinaria figura di Durano e la messinscena che un po' scimmiotta il cinema di Chaplin. Un film riuscito, eccetto la Braschi.
MEMORABILE: I ragni e i visigoti.

Ujd1961 14/08/11 23:35 - 32 commenti

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Retorica e stucchevole sceneggiata centrata sulla "Shoah". Benigni col suo solito complesso di Peter Pan e l'onnipresente moglie Braschi deludono a dir poco. Durano, da solo, pur con tutta la sua bravura non può salvare quello che risulta davvero difficile salvare. Meglio la lettura di una fiaba dei Fratelli Grimm. Film inverosimile e tedioso.

Galbo 18/08/11 05:56 - 12372 commenti

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Forse sopravvalutato e troppo premiato rispetto ai suoi effettivi meriti artistici, La vita è bella è sicuramente il film migliore di Benigni, benchè non sia esente da difetti il primo dei quali è una regia non impeccabile. Il film è però permeato da autentica poesia e presenta un rilevante valore simbolico che in qualche modo lo salvaguarda dalle critiche che gli sono state mosse (quella ad esempio di avere strumentalizzato la shoa. Ottima la prova del protagonista, molto meno quella della Braschi; bellissime le musiche di Piovani.

Gelido 19/08/11 12:14 - 16 commenti

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Un film importante, sicuramente. Benigni affronta l'Olocausto riuscendo a mantenere un complicato equilibrio fra commedia romantica, satira sociale, dramma commovente. Se la sceneggiatura è perfetta, per la prima volta Benigni riesce a dire qualcosa con le immagini (soprattutto nella seconda parte). Ovviamente il tutto si regge grazie alla strepitosa interpretazione del protagonista che arricchisce la sua maschera di toni profondi e drammatici. Memorabile l'inespressività della Braschi nella scena finale in cui ritrova il bambino.
MEMORABILE: Buongiorno principessa!

Deepred89 20/09/12 23:29 - 3701 commenti

I gusti di Deepred89

Imperdibile. Dopo una prima parte da semplice commedia di ambientazione fascista (sorprendente per ritmo e brillantezza delle gag) l'ambientazione si sposta da Arezzo ai campi di concentramento, il clima si fa soffocante e la trama amarissima ma il film riesce a mantenersi incredibilmente sui toni della commedia, con una comicità paradossale che accentua per contrasto il senso di dolore e di assurdità. Peccato per certi attori e per la confezione non eccellente (ma che OST!), perché i contenuti sono da capolavoro. Bellissimo e coraggiosissimo.

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Piero68 29/01/13 09:08 - 2955 commenti

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7 nomination, 3 Oscar, 8 David e altri premi vari sono l'enorme bottino di questo film, premiato però più per l'argomento trattato e per il suo garbo che non per la sua reale cifra artistica. Diciamoci la verità: se non avesse parlato dell'Olocausto e dei lager e la sceneggiatura avesse indugiato di più sugli argomenti della prima metà senza affondare nella questione razziale sarebbe stato un film quasi dozzinale. Certo, Benigni è indiscutibilmente bravo nelle sue maschere e Piovani fa un lavoro egregio, ma la Storia è tutta un'altra cosa.

Mrdarcy 7/03/13 09:52 - 9 commenti

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Il tema ostico, che rende veramente difficile essere originali, non aiuta; eppure un Benigni superlativo tiene in piedi un film che, a parte qualche dubbio storico-temporale, è una pietra miliare - non necessariamente un capolavoro - del cinema. Dolce e poi amaro, sognante e poi malinconico nella prima parte; atroce eppur ancora dolce nella seconda. Bellissimo, per molti motivi.
MEMORABILE: Tre scene per tre fasi: l'entrata col cavallo, la traduzione finta e la fucilazione (tanto agghiacciante la resa quanto semplice la forma).

Gabrius79 25/11/13 01:46 - 1420 commenti

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Indimenticabile, stupendo e commovente film diretto e interpretato magistralmente da Roberto Benigni con un cast altrettanto in forma (una menzione in particolare per l'ottimo Giustino Durano). Il film si divide in due parti nette: la prima è simpatica, solare e spiritosa, la seconda diventa triste e contemporaneamente "rapisce" lo spettatore rendendolo partecipe della barbarie della Seconda Guerra Mondiale. Musiche stupende, film imperdibile.

Stelio 26/04/14 12:10 - 384 commenti

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Forse il peggior film di Benigni dopo Pinocchio. Primo tempo imbarazzante, tra dialoghi pessimi e interpretazioni scadenti oltreché banali; seconda parte leggermente più interessante per la realizzazione concreta dell'idea alla base del film, estremamente interessante quanto realizzata male. Un lavoro di cui, a parte il progetto teorico, si salva un po' la colonna sonora. Sono in tanti i lavori migliori di Benigni, da Johnny Stecchino a Il piccolo diavolo allo stesso sopravvalutato Non ci resta che piangere.

Ultimo 18/10/14 17:40 - 1652 commenti

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Uno dei film italiani più famosi dell'era moderna, tecnicamente non perfetto. Ma a Benigni va dato il merito di aver creato un prodotto originale, ove grazie alle sue doti di comico e alle sue movenze uniche è in grado di far credere al figlioletto che i campi di concentramento altro non sono che un luogo per accumulare punti per vincere un carro armato. Nessuno mai era riuscito prima d'ora a realizzare un film sulla seconda guerra mondiale così "fuori dagli schemi". Triste e strappalacrime.
MEMORABILE: "Buon giorno principessa!".

Lythops 5/05/15 07:45 - 1019 commenti

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Di una superficialità disarmante esattamente come il suo autore, non in grado di andare oltre le poche espressioni e battute che propina da anni. Non ho trovato nel film né poesia né originalità se non quella, la solita appunto, di una personalità poliedrica che, ciononostante, non riesce mai a rinnovarsi. Delli Colli e Piovani fanno (naturalmente bene) quello che possono.

Redeyes 1/07/15 15:15 - 2442 commenti

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Benigni tocca il culmine del suo cinema maturo; sì, perché le follie giovanili sono puro genio e non si posson paragonare ai lavori successivi. Non so se possa considerarsi un capolavoro, ma di certo l'amalgama fra poesia e ironia è dolce e deliziosa e le frecciate dei lavori precedenti qui scombussolano e lasciano l'amaro in bocca fra un sorriso e un pianto. E' un celestiale sonetto, forse furbo ma di quelli che ricordi tutta la vita.

Pinhead80 23/08/15 10:36 - 4715 commenti

I gusti di Pinhead80

La vita è bella: questo è lo splendido messaggio che ci dà Benigni nel suo film capolavoro che gli è valso meritatamente tre premi Oscar. Riuscire a far ridere e allo stesso tempo a essere immensamente drammatico, sempre nel rispetto del tema, era difficilissimo. Qui sta la bellezza del film: non nel cercare di rendere meno amara una realtà del passato che nessuno può addolcire, ma nel presentarcela come una storia in cui l'amore è più forte di qualsiasi regime.

Lou 16/03/16 13:23 - 1119 commenti

I gusti di Lou

L’impresa di Benigni è riuscita: riuscire a divertire, oltre che commuovere, trattando il drammatico tema dell’olocausto. Una bella e coraggiosa idea quella di contrapporre la forza dell’amore e dei legami affettivi all'efferatezza e all'assurdità del nazismo, con una favola rappresentata con la passione e l’entusiasmo caratteristici del grande artista. Un poetico inno alla vita e all'amore.

Il ferrini 18/03/16 01:14 - 2337 commenti

I gusti di Il ferrini

Benigni realizza un film molto divertente, omaggiando palesemente Chaplin (Il grande dittatore), citando l'amico Troisi (l'uso della "telepatia" come in Ricomincio da tre) ma anche Le ali della libertà (il megafono nel campo di lavoro). Ruffianeria? Può essere, ma questo non ne pregiudica la buona riuscita: si ride in molte occasioni e l'idea di raccontare il nazismo come una finzione è davvero efficace, perché ne sottolinea la tragica follia. Oscar meritato al Benigni attore, interpretazione magistrale. Pallino mancante a causa della Braschi.
MEMORABILE: Per spiegare al figlio il divieto d'ingresso a "cani ed ebrei" Guido racconta d'un cartello contro "ragni e visigoti".

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Parsifal68 8/07/16 12:48 - 607 commenti

I gusti di Parsifal68

Il film pare un'operazione furbamente allestita per far commuovere e, a tratti, può risultare anche un tantino offensiva verso chi la Shoah l'ha subita per davvero. Benigni utilizza un registro narrativo che affonda nella buffoneria più autentica e fa presa sugli spettatori dalla lacrima facile, ma il tema è serissimo e drammatico e lui dovrebbe saperlo. La Braschi, poi, qui non funziona proprio. Da salvare solo il tema musicale di Piovani e il tenerissimo bambino.

Alex75 10/08/16 09:14 - 876 commenti

I gusti di Alex75

Di fronte ad argomenti seri i limiti artistici (e, forse, umani) di Benigni vengono impietosamente a galla. Se la prima parte del film, pur tra pressappochismo, cattiva recitazione (soprattutto della Braschi) e svenevolezze lascia emergere qualche guizzo arguto, la seconda frana rovinosamente tra espedienti dal fiato cortissimo che sembrano banalizzare la Shoah, lasciando una fastidiosa sensazione di superficiale ruffianeria che squalifica l’intera operazione.
MEMORABILE: Le musiche di Piovani; I ragni e i visigoti; Memorabile in negativo: l’edulcorata (e piuttosto offensiva) rappresentazione del lager.

Zio bacco 2/10/16 10:50 - 240 commenti

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Fu vera gloria? Un giudizio obiettivo lo si può dare solo a distanza di anni. Il tema trattato, molto in voga all'epoca, è certamente importante e viene meritoriamente sviluppato da Benigni con deliziosa e amara ironia, malgrado l'inverosimiglianza della vicenda. Ottime la sceneggiatura e la fotografia, che compensano una regia talora ai limiti dell'approssimazione. Benigni è in forma, la Braschi sembra una figura cartonata. Di sicuro è sopravvalutato rispetto ai reali meriti, ma se fosse stato straniero (forse) gli elogi si sarebbero sprecati.

Graf 5/10/16 21:04 - 708 commenti

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Il film della vita per Benigni. Straordinaria l’idea di persuadere il proprio figlioletto che i crudeli metodi del lager siano solo divertenti regole di un gioco che prevede come premio finale un carrarmato, non comune l’abilità con la quale Benigni evita il pericolo di insultare la memoria dell’Olocausto, ma il film appare diviso in due tronconi autonomi, stilisticamente disarmonici e, nella seconda parte, l'ingegnosa trovata non viene sviluppata in tutte le sue potenzialità a causa di una regia sciatta e senza guizzi. Buono ma non un capolavoro.
MEMORABILE: Eccellente e di qualità superiore l'interpretazione di Giustino Durano.

Didda23 4/05/17 15:43 - 2424 commenti

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Un film imperfetto soprattutto per la messa in scena e per la fotografia non del tutto riuscita, ma che sa toccare le corde giuste, nonostante l'assoluta implausibilità della vicenda. Un'operazione semplice ma vincente, quella di giocare con spensieratezza e ironia su temi di importanza universale, mantenendo un certo rispetto. Dopo una prima parte convenzionale, nel momento in cui la vicenda si sposta nel campo di sterminio il film prende il volo con tocchi geniali (il gioco con punteggio). Perfetto Benigni come attore, meno bene la Braschi.
MEMORABILE: Le prime avvisaglie contro gli ebrei; Il gioco a punti; La ricompensa

Paulaster 11/01/19 12:40 - 4375 commenti

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Padre ebreo riuscirà a far credere al figlio che l'Olocausto sia un'altra cosa. Distinto in due parti temporali, passa dai toni di commedia (con gran ritmo) alle persecuzioni mantenendo il tono favolistico. Benigni usa la caratteristica parlantina per corteggiare, spiegare la situazione politica e rassicurare, il tutto senza esagerare. La pecca è l’interno del lager, fin troppo pulito e poco controllato. Conclusione sempre commovente a ogni visione. Musiche di Piovani eccellenti sia nei toni scanzonati che cupi.
MEMORABILE: Le prove come cameriere; “Vietato l’ingresso ai ragni e ai Visigoti”; Le istruzioni dal tedesco; L’incudine in braccio; La montagna di corpi.

Smoker85 28/12/19 15:35 - 487 commenti

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Film della svolta per il Benigni autore che, da allora, abbandona il genere comico (almeno al cinema) per passare a temi più impegnati. La storia è sospesa tra commedia e tragedia, risente inevitabilmente dell'ovvia finalità didascalica e di qualche momento di inverosimiglianza. Bella la colonna sonora di Piovani e la fotografia di Delli Colli. Buona prova di Benigni attore e del piccolo Cantarini. Il resto del cast lascia poco il segno (a parte Buchholz, efficacissimo nel ruolo del folle medico nazista).
MEMORABILE: Buongiorno Principessa!; L'ultimo incontro tra il Guido e il medico nazista; L'occhiolino di Guido a Giosuè nascosto nella cabina.

Gordon 28/12/19 12:10 - 260 commenti

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Benigni riesce a condensare in questo film tutta la sua arte e a inserirla in una storia dallo sfondo tragico senza per questo sfociare nel ridicolo. La comicità disincantata del regista infatti narra con profondità l'atmosfera e i crimini del periodo regalando tuttavia sprazzi di buonumore, che ci indicano le basi per una rinascita. Per il resto buona ma non eccezionale la prova dei comprimari (soprattutto una Braschi ingessata) e la regia. Fantastiche le musiche e l'ambientazione.
MEMORABILE: Gli indovinelli; Benigni ispettore minesteriale; Il discorso "tradotto" liberamente.

Giosac70 7/07/21 00:06 - 33 commenti

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Di gran lunga il migliore dei film diretti da Benigni, in cui per raccontare il tema trattato (l'olocausto) vengono alternati il tragico e la commedia. Storia intensa e commovente inc ui il  padre cerca di nascondere al proprio figlio le atrocità della guerra. Il coraggio, la speranza ma soprattutto l'amore che può vincere su tutto. Cast di attori ben organizzato, con i luoghi ben evidenziati. Splendida colonna sonora di Piovani.

Samuel1979 7/07/21 01:49 - 546 commenti

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Film fra i più riusciti del comico toscano, il quale, oltre a regalarci una indimenticabile prova attoriale, dirige con grande sapienza un film sicuramente non facile. La commedia, ottimamente sceneggiata, è un continuo oscillare tra la sottile ironia e la drammaticità della discriminazione razziale, ma Benigni ce la racconta in una maniera surreale e molto personale. Ottima prova del piccolo Giorgio Cantarini.

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Siska80 17/07/21 07:33 - 3714 commenti

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Con poderosi tagli alla prima parte e un cast differente (eccetto il piccolo Cantarini, i cui occhi sgranati davanti al degrado rimangono impressi) sarebbe stato un capolavoro, ma è inaccettabile dover attendere un'ora di sciocchezze prima di entrare nel clou del film. Un plauso va comunque fatto alle musiche, alla toccante idea della "finzione scongiura traumi" (in tal senso la rappresentazione della vita nei lager è doverosamente attenuata, altrimenti sarebbe stato improbabile ingannare il bimbo) e il finale strappalacrime altamente lirico. Un'opera incompiuta, peccato!

Magerehein 4/02/22 09:38 - 977 commenti

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Lodevole l'idea di partenza (nell'Italia fascista un ebreo si adopera per dare al proprio figlioletto una vita normale trovando spiegazioni comiche per celargli il reale stato delle cose), riuscito a metà il risultato. Se la prima parte scorre liscia, nella seconda Benigni e famiglia (ma come ha fatto il figlio a passare le selezioni?) finiranno in uno dei lager meno verosimili mai visti, dove si può vagare quasi impunemente in barba alle guardie e dove la drammaticità del contesto viene evidenziata solo a tratti (per quanto evocativi). Da segnalare la valida prova di Durano.
MEMORABILE: La spassosa lezione sulla superiorità ariana; "Tu servi, ma non sei un servo"; Il medico tedesco che perde il sonno per un indovinello...

Gestarsh99 16/02/22 16:30 - 1395 commenti

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Shoahp-opera benigniana dogmaticamente (s)consacrata al red carpet, la più bricconesca olocaustory, fertirrigata a dovere di giocosità amarulenta per germogliare in trionfo sull'acclamante platea hollywoodiana. Primo zimbellatore, un Robertaccio sfrenato, impigiamato da guitto processionante, presule officiante armato di tintinnabolo scaldapubblico: a ogni scampanellìo un presentat'arm ridereccio, una chiamata inurbana alle lacrime, un invito ribaldo all'ottimismo orbo e minimizzante. Magica eufemizzazione ironica in svendita promozionale al minor sofferente. L'Incantesimo del lager.
MEMORABILE: "Là, c'è un ferramenta, no: loro per esempio non fanno entrare gli spagnoli e i cavalli..."; "No, qui i cinesi e i canguri non ce li vogliamo!".

Rambo90 19/09/22 00:56 - 7661 commenti

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Il più grande film di Benigni. Un gioiello di poesia, in cui l'ironia e la leggerezza sanno mettersi al servizio di un racconto delle tremende atrocità compiute nei campi di concentramento. Anche la regia è una delle migliori del comico toscano, con una confezione esemplare e una superba colonna sonora. Si ride, si riflette, ci si commuove. Tutto quello che dovrebbe esserci in un film. Quasi perfetto.

Enzus79 18/11/22 22:46 - 2864 commenti

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Raccontare il periodo più buio del Novecento in Italia come lo ha fatto Roberto Benigni era davvero impegnativo. Tralasciando alcune inesattezze storiche, il film ha comunque il merito di far riflettere, oltre che sorridere. Non siamo ai livelli di Chaplin, ma in questa pellicola l'attore/regista toscano (premiato con l'Oscar) raggiunge buoni se non ottimi livelli di empatia.

Straffuori 28/01/23 20:23 - 338 commenti

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Incredibile, sensibile, dolcissima poesia che sa non prendersi troppo sul serio nonostante tutto e far ridere, sorridere ma anche riflettere sull'olocausto e sull'incubo vissuto da una famiglia italiana che viene deportata nei campi di sterminio. Benigni/Braschi e il piccolo funzionano alla grande. Si ride molto, ma ci si commuove. Oscar strameritato per "Robbbertoooo", come lo chiamò la Loren alla premiazione.
MEMORABILE: La cena servita in un secondo; La spiegazione delle regole del campo; Il carro armato.

Panza 3/06/23 23:07 - 1834 commenti

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Benigni racconta a modo suo l'olocausto, non rinunciando alla sua caratteristica comicità toscana: nella prima parte si assiste a una discreta performance del protagonista, pur con qualche momento noioso, penalizzato da un'aria trasognata fasulla. Quando si entra nel clou, la narrazione è più intensa (notevole la camminata nella nebbia), anche se si poteva calcare più la mano sulla crudeltà del contesto evitando di utilizzare un lager e degli aguzzini così all'acqua di rose. Braschi imbambolata e monocorde; invece il bambino spalanca la bocca come se si trovasse in una pubblicità.
MEMORABILE: Lo zio spiega a Benigni come servire le portate.

Noodles 22/08/23 09:05 - 2196 commenti

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La storia sarà anche bella e tratterà temi importanti, ma è il modo in cui lo fa a lasciare interdetti. Per tutto il film si avverte un'insopportabile puzza di studiato a tavolino. Ogni piccola parte appare pensata per generare sentimenti in maniera artificiosa, e il banale fa spesso capolino. Non che manchino le idee, qualcuna anche ottima c'è. Ma la svenevolezza del tutto è indigeribile. Come sempre, Benigni batte e si sbatte per reggere un suo film da solo, anche perché la spalla Braschi proprio non funziona. Musica ruffiana, come tutto il resto. Comunque, uno sguardo si può dare.
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  • Discussione Alex75 • 27/12/16 17:41
    Call center Davinotti - 709 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Capannelle ebbe a dire:
    Ohibo' immondo, nauseante, hai capito il perche' Buio?


    Non saprei, Capa. So solo che non ho più retto alla visione. Mi ha preso un senso di nausea e sgradevolezza. La quintessenza della ruffianeria e del buonismo (classico esempio di trash travestito subdolamente da film d'autore). Detesto profondamente QUESTO Benigni e rimpiango solennemente quello di Berlinguer ti voglio bene


    Io sono arrivato fino in fondo, ma con un senso di nausea e pure di delusione (lo vidi in un periodo in cui l'euforia e il consenso attorno al film era ancora quasi unanime); la seconda parte mi lasciò esterrefatto (l'ho trovata di una superficialità disarmante, tanto più che le ricostruzioni storiche approssimative non mi hanno mai ben disposto nei confronti di un film) e non ci sono nemmeno interpretazioni travolgenti. E concordo con chi sostiene che la premiazione del film sia stata deleteria per l'attività cinematografica di Benigni (che ha seguito una china simile a quella di Celentano e Nuti). Certo che l'aggettivo "immondo" è piuttosto forte, perché pone il problema di trovarne di proporzionalmente adeguati per i due film successivi :-)
  • Discussione Redeyes • 2/01/17 08:47
    Formatore stagisti - 950 interventi
    Riguardando Ricomincio da Tre mi è venuto in mente che la scena della telepatia ripresa qua da Benigni non può che esser o un omaggio all'amico scomparso (hp che sostengo) o un simil plagio (ma non credo).
  • Discussione Piero68 • 10/04/17 09:38
    Contratto a progetto - 241 interventi
    Secono me, il problema di questo film è la ruffianeria palese verso gli americani per un finale che dire anti-storico è poco.
    Ruffianeria probabilmente contemplata, proprio per approdare all'Accademy Award.
    Quindi, aldilà della cifra artistica, quando in un film ci si mette una quota di falsità, non per necessità di sceneggiatura ma solo per compiacere altrui voleri e/o necessità, si commette un vero e proprio adulterio oltre che offendere il pubblico pagante.
    Nella fattispecie Auschwitz non fu liberata dagli americani, come invece rappresentato da Benigni, ma dai russi.
  • Discussione Capannelle • 10/04/17 11:29
    Scrivano - 3473 interventi
    Pure Monicelli emise un giudizio netto «..come quella mascalzonata di Benigni in La vita è bella, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma... l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà.»

    E condivido Piero che il problema sostanziale è che questa mossa fosse mirata a compiacere Hollywood, con lo Sherman in primo piano guidato da un amorevole e "stirato" soldato Usa. Difficile trovare altre motivazioni o pensare che il campo da lui rappresentato fosse uno dei campi liberati dagli americani.

    Del resto in un film ancora più celebrato e solido come Schindler List, il megapatriottico Spielberg ha avuto l'accortezza di parlare dell'Armata rossa come liberatrice dei campi ad est.
    Ultima modifica: 10/04/17 13:07 da Capannelle
  • Discussione Zender • 10/04/17 17:05
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Francamente non paragonerei Spielberg a Benigni. Non mi pare che le ambizioni storiche siano le stesse. Né mi pare che il fatto di cambiare la bandiera dei liberatori possa poi considerarsi chissà che ruffianata. Che piaccia o no, il film ha altre qualità, direi.
  • Discussione Graf • 10/04/17 17:59
    Fotocopista - 908 interventi
    Uno dei rari film, credo, nei quali l’ingegnosità dell’idea iniziale del soggetto fa aggio nettamente sulla sua messa in scena.
    Come sarebbe stata questa pellicola se Benigni avesse reiterato i film precedenti sul nazismo e sui campi di concentramento?
    Ultima modifica: 10/04/17 20:43 da Graf
  • Discussione Raremirko • 10/04/17 22:14
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Francamente non paragonerei Spielberg a Benigni. Non mi pare che le ambizioni storiche siano le stesse. Né mi pare che il fatto di cambiare la bandiera dei liberatori possa poi considerarsi chissà che ruffianata. Che piaccia o no, il film ha altre qualità, direi.


    Eh no dai Zender, io son tra i fan del film, ma aver messo i liberatori americani, in odor di Oscar, mi sembra si una ruffianata.
  • Discussione Zender • 11/04/17 07:43
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Non avevo detto che non lo fosse, ma che non mi pare poi così grave, in un film così.
  • Homevideo Mauro • 28/04/20 10:58
    Disoccupato - 11907 interventi
    Nel 2017 è uscita in DVD la versione originaria integrale del film, quella presentata al cinema nel 1997, della durata di 124 minuti.
    La versione "normale" dura 119 minuti e presenta in aggiunta la voce narrante nella scena finale di Giosuè adulto (che è poi quella di Omero Antonutti).

    https://it.wikipedia.org/wiki/La_vita_%C3%A8_bella_(film_1997)#Produzione
  • Discussione Natron • 2/10/23 19:40
    Galoppino - 115 interventi
    Capannelle ebbe a dire:
    Pure Monicelli emise un giudizio netto «..come quella mascalzonata di Benigni in La vita è bella, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma... l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà.»

    E condivido Piero che il problema sostanziale è che questa mossa fosse mirata a compiacere Hollywood, con lo Sherman in primo piano guidato da un amorevole e "stirato" soldato Usa. Difficile trovare altre motivazioni o pensare che il campo da lui rappresentato fosse uno dei campi liberati dagli americani.

    Del resto in un film ancora più celebrato e solido come Schindler List, il megapatriottico Spielberg ha avuto l'accortezza di parlare dell'Armata rossa come liberatrice dei campi ad est.
    Al di là dei giudizi sulla qualità del film questa polemica di Monicelli l'ho sempre trovata stucchevole, ideologica e un po' pretestuosa: il campo (anonimo) chiaramente non è Auschwitz, liberata dai russi; non lo ricorda in nessun modo, ed è ciò che ha detto pure Benigni, che si è fatto il set a Terni. Inoltre molti ebrei italiani deportati nei lager finivano per esempio a Mauthausen, liberata appunto dagli americani, o Buchenwald, idem.
    Perché il campo del film deve per forza essere l'Auschwitz liberata dai russi? Avrà certamente strizzato l'occhio agli Oscar, ma non ha sicuramente revisionato la storia.

    Ultima modifica: 2/10/23 20:05 da Natron