Il rapporto - Film (1969)

Cronaca di un amore (o meglio, di un rapporto sentimentale) ai tempi della contestazione. Diretto e interpretato neppure male, il film si incarta nella sua schematicità, fino a due capitoli conclusivi (sì, il tutto è scandito in quadri e capitoli, come nei Godard coevi) abbastanza sfiancanti. Bloccato dalla censura dell'epoca per qualche scena erotica non particolarmente esaltante, merita un recupero giusto per chi ama il cinema sessantottino e per chi vuole godersi l'ennesima apparizione da trenta secondi di Fulvio Mingozzi (qui medico).

Una pietra miliare dimenticata. Un film integrale, perché pur nella sua ermeticità e nelle sue lunghe pause meditative riesce a mettere a fuoco una buonissima parte degli errori di valutazione di una coppia dei tempi moderni, soffermandosi in particolare su come evitare di rinchiudersi in una gabbia con le proprie mani quando niente e nessuno han mai detto di farlo, se non la negazione o l'esagerazione delle proprie tendenze più naturali o un'educazione restrittiva. La frase finale di Brogi, se ben interpretata, è un mantra.