All'inizio sembra di assistere ad un "normale" caso di divorzio. Presto invece si capisce che la pellicola illustra magistralmente una mentalità retrograda, formalista ed ipocrita che umilia le donne negando loro non solo la libertà ma la dignità di persone. Così non si può non restare coinvolti da questa storia che è anche uno splendido ritratto di donna di grandissima forza. La regia è splendida, molto raffinata, fatta di piccoli particolari allusivi eloquentissimi e di splendide inquadrature che si soffermano sui volti degli attori (tutti bravissimi) e sulle loro reazioni. Vedetelo!
MEMORABILE: Viviane all'avvocato del marito: "Non chiamarmi sorella se dopo mi devi insultare. Ipocrita!". Lo sfogo e la camminata finale di Viviane.
"Quanto torni a casa, picchia tuo marito. Tu non sai perché, ma lui si" Questo antico proverbio cinese (riadattato) mi è tornato in mente durante la visione di questo film estremamente coinvolgente. Viviane è stata per molti anni una buona moglie ed una buona madre, ora chiede solo di essere liberata da un vincolo divenuto insopportabile: desiderio negato da credenze religiose e leggi create ad uso e consumo dei maschi-padroni. Il processo, kafkianamente esasperante, a tratti fa pure sorridere, ma il sentimento dominante è l'indignazione. Eccezionale la protagonista/regista, bravi tutti.
MEMORABILE: Le testimonianze di parenti e vicini di casa, in particolare quella povera donna che continua a guardare continuamente verso il marito
Il grande cinema è sempre capace di raccontare le realtà sociali di un paese a partire da storie piccole e quotidiane. E' il caso di questo film israeliano che trae spunto da una causa di divorzio tra due coniugi. Messa in scena statica ed essenziale (l'aula di tribunale) e capacità di sviluppare una crescente tensione drammatica, quasi hitchockiana anche per l'assurdità di un sistema legislativo che minimizza la figura della donna. Grande prova della protagonista femminile, attrice di grande intensità ed espressività. Da vedere.
Vedere, a poco tempo dall’approvazione della legge sul divorzio breve, le peripezie giuridiche, gli ostacoli culturali e le tensioni che una donna israeliana deve affrontare per divorziare, rende questo film ancor più efficace nel suo scopo di denuncia. Nella ristretta location di un tribunale rabbinico hanno luogo svariate udienze condotte con piglio incalzante e strutturate in modo da far emergere la concezione che si ha della donna in quella cultura. Ronit Elkabetz si dimostra un’ottima attrice, una brava regista e una splendida 50enne.
Un film che svela l'assurdità della condizione della donna nella comunità ebraica ultra-ortodossa. I dialoghi sono serrati e sembra davvero di essere lì in tribunale davanti ai tre rabbini giudici. Un tribunale dell'inquisizione moderno: in base alla religione ebraica la donna non può divorziare se non c'è il consenso del marito. Torna in mente quanto diceva Gesù agli ebrei: "Siete dei sepolcri imbiancati". Ottimo film che consiglio ai sostenitori a oltranza della causa israeliana.
Abbacinante ibrido tra courtroom drama e kammerspiel, generi rispetto alla cui staticità gli Elkabetz riescon a infondere un incalzante dinamismo, ricorrendo a uno script serratissimo e a una plasticità visiva che si esalta in una fotografia nitida e in un montaggio estremamente efficaci. Rispetto a modelli più o meno recenti (da Kramer contro Kramer a Una separazione), di grande originalità risulta la presenza nel nucleo drammatico di un sostrato ironico che, se corrode il primo dall'interno, enfatizza ulteriormente la kafkianità della vicenda.
MEMORABILE: La sensualità di Ronit Elkabetz evocata solo dai capelli neri, dal movimento delle gambe, dalla sua risata irrefrenabile; La coppia di fratelli: marito/avvocato.
Girato interamente in un'aula giudiziaria in cui, davanti a un tribunale rabbinico, si discute una causa di divorzio che si protrae da anni. Il film è un documento insostituibile, al pari dell'iraniano Una separazione, su una mentalità e un'istituzione, ma anche sulla gratuita prevaricazione maschile nei confronti della donna. L'opera di Elkabetz fa leva sui dettagli, le espressioni degli attori e il loro linguaggio non verbale, non da ultimo il loro modo di vestire. Capolavoro di sceneggiatura e recitazione, titoli di testa poco leggibili.
Eccellente courtroom drama israeliano, magnificamente vivido benché si svolga per intero in un'aula di tribunale: merito della precisa composizione dei dialoghi (cui non sfuggono accenni d'ironia) e dell'intensa credibilità dei personaggi. Attraverso esemplari manifestazioni caratteriali (la frustrazione di Viviane, l'inflessibilità del marito, la ferma indifferenza dei rabbini) e soprattutto le reazioni dei testimoni (il palpabile timore della moglie remissiva, le occhiatine maliziose ai piedi della protagonista) i fratelli Elkabetz erigono un perfetto j'accuse sociale. Da vedere.
MEMORABILE: Le gesticolazioni e la teatralità del fratello del marito; Viviane sbotta contro i rabbini; Il "rituale" del divorzio e l'imprevisto a metà percorso.
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DiscussioneDaniela • 13/12/14 13:37 Gran Burattinaio - 5930 interventi
è la terza o quarta volta che la preannunci... non è che questa letterina è una leggenda metropolitana? ;oP
DiscussioneZender • 14/12/14 07:49 Capo scrivano - 47727 interventi
Appena torno lo sposto, da qui mi riesce difficile.
DiscussioneDaniela • 18/05/15 10:33 Gran Burattinaio - 5930 interventi
Caro Cotola,
finalmente sono riuscita a vederlo.
Cosa ti devo dire? Film molto bello, intenso, con due stanzucce ed un pugno di attori riesce a coinvolgere in massimo grado, ma... così a breve distanza da "Forza maggiore" non mi ci voleva proprio, non posso riferire cosa sto pensando del genere maschile nel suo complesso perché Zender dovrebbe censurarmi :o(
Daniela ebbe a dire: Caro Cotola,
finalmente sono riuscita a vederlo.
Cosa ti devo dire? Film molto bello, intenso, con due stanzucce ed un pugno di attori riesce a coinvolgere in massimo grado, ma... così a breve distanza da "Forza maggiore" non mi ci voleva proprio, non posso riferire cosa sto pensando del genere maschile nel suo complesso perché Zender dovrebbe censurarmi :o(
PS: Galbo, visione obbligatoria
Accetto il consiglio nonostante la non tanto velata polemica sul genere maschile ;)
L'importante è che ti sia piaciuto. Anche io ho sparato a zero sui miei simili. Anche a distanza di tempo si mantiene ottimo nel ricordo. 4 palle?
Vediamo poi anche Galbo che ne dice.
DiscussioneDaniela • 19/05/15 07:37 Gran Burattinaio - 5930 interventi
credo anche io sia uno di quei film che restano impressi: dopo il primo quarto d'ora, tutte le volte che appariva sullo schermo la scritta con "Tre mesi dopo" o "Due settimane dopo" o simile, mi veniva un palletico d'ira addosso che non ti dico...
PS: a proposito di palletico, si, quattro palle
Sasson Gabai, che in Viviane veste i panni del fratello/difensore del marito, in "Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'Oriente" interpreta un povero pescatore palestinese.
La commedia non è del tutto riuscita, ma lo spunto è originale e Gabai simpaticissimo.
DiscussioneDidda23 • 19/05/15 07:47 Contatti col mondo - 5798 interventi
Ragazzi/e, ormai i vostri consigli iniziano a diventare tantissimi. Grazie per l'impressionante mole di spunti. Questo mi sa tanto che cercherò di recuperarlo