Quando una loro compagna si suicida, i ragazzi di una classe liceale incolpano della sua morte il nuovo insegnante di tedesco, i cui metodi rigidi, definiti "nazisti", sono molto in contrasto con quelli accomodanti dei colleghi... Esordio cinematografico sorprendente per profondità e finezza, riesce a tenere sul filo come un thriller per come ribalta continuamente il punto di vista, negando allo spettatore ogni facile scappatoia nell'immedesimazione con una delle parti in campo. Commozione presente ma tenuta in riga, riflessioni non banali e non banalizzanti, epilogo non conciliante.
MEMORABILE: "“Una volta gli studenti temevano noi, oggi noi temiamo loro. Non l’hai ancora capito?” ; l'incontro fra genitori ed insegnanti
Film asciutto e riuscito sul ruolo dell'educatore ma prima ancora sulla responsabilità e la maturità nell'affrontare il dolore che non ha risposta. Ben diretto, con una telecamera a mano (vera o presunta) che non infastidisce, qualche buona inquadratura e un'abilità non banale nel coniugare momenti d'emozione a toni mai eccessivi, ancorché severi come quelli del bravo protagonista Robert.
In un mondo cinefilo di notti degli Oscar e falsi bambini prodigio, un ventinovenne sloveno imbraccia la mdp e, silenziosamente, sfiora il capolavoro. Lo sfiora, perché non riesce a evitare un certo schematismo, ma al tempo stesso tocca punte d'intensità e tensione morale rarissime nel cinema odierno, bandendo apologie o vittimismi e incorniciando il tutto con una confezione pulita, elegante e rigorosa. Cinema di classe (in tutti i sensi) che è forse il gelido anello di congiunzione tra Cantet e Nakashima. Tra i migliori esordi che io ricordi.
Quello che maggiormente impressiona i sensi e l'intelletto è la non comune costruzione concettuale, opera evidentemente di un piano di scrittura di matura elaborazione. Ne scaturisce un film dai livelli di lettura complessi e ramificati, spesso urtante nella sua intransigenza, ma dolorosamente necessario nel suo scardinare ipocrisie anche cinematografiche su quel bozzolo chiamato adolescenza. Uno strepitoso Attimo fuggente "al nero", dove la calunnia è ancor più ambigua e disturbante. Tutto asfitticamente giocato all'interno di un'aula fuori dal mondo.
MEMORABILE: L'impassibilita comunque palpitante del prof. di Igor Samobor; La riunione di classe coi genitori; La frase del Tonio Kroger sulla lavagna.
Cosa accadrebbe se Cantet dovesse incattivirsi, scremare la speranza oltranzista e addivenire a una totale sfiducia etica morale intellettiva spirituale nelle nuove generazioni e quindi di tutta una classe sociale che va (de)formandosi? Otterremmo questo film: nietzschiano, accogliente come una ghiacciaia, inesorabile come un teorema geometrico, stilisticamente secco e integerrimo come quella bacchetta che si abbatte sulle coscienze, non parco di un’obliqua moralità che nel tagliare il proprio traguardo rischia di rivelarsi moralista. Certo è che Bicek non difetta di prospettiva filmica.
MEMORABILE: Il parallelismo tra j’accuse interfonico e lezione sulla transitività. Acume da vendere.
Se chi rappresenta l'antitesi del prof. Keating cerca di dare disciplina nel momento sbagliato non ci si può che aspettare la ribellione. Silenzi e clima gelido creano il distacco tra gli studenti e l’insegnante e per buona metà la tensione tiene. Alcuni eccessi come la chiusura nella radio (ricorda Robbins in Le ali della libertà) o l’aggressione (impunita) inficiano un lavoro di fino nel ricreare il fosco clima scolastico. Pre-finale con predicozzo e una buona chiusa per uno stile non originale ma sempre efficace.
Uno dei film più efficaci mai realizzati sul mondo della scuola, benché quello di Rok Bicek sia molto di più; si tratta di uno spaccato efficacissimo sul mondo e sul modo di rapportarsi degli adolescenti, senza tralasciare qualche accenno alla situazione politico-sociale del paese in cui è stato realizzato, la Slovenia. Nonostante sia al debutto, il regista dirige con notevole sicurezza e senso della tensione drammatica, con una messa in scena spoglia ed essenziale ed avvalendosi di un gruppo di attori eccellente, a partire dal protagonista.
Interessantissimo questo esordio di Bicek che andrà tenuto d'occhio in futuro. Colpisce non solo per la maturità stilistica (vedi la sobrità nell'uso della macchina da presa) ma anche per il rigore e la perfezione geometrica della sceneggiatura. Anzi forse il vero difetto è proprio questa sorta di "perfezione", questo voler bilanciare a tutti i costi le ragioni delle parti in causa, la voglia di dispensare una certa ambiguità. Sembra tutto un po' troppo programmatico e ciò rappresenta un limite. Personalemente anche il finale lascia qualche perplessità. Ma è un buon film, teso e coinvolgente.
L'approccio autoritario e rigido di un supplente di tedesco dall'inquietante personalità e dai metodi discutibili genera una serie di tensioni che sembrano spingere una fragile allieva al suicidio. Le reazioni degli altri compagni di classe oscillano tra impeti di ribellione e ordine imposto. L'andamento segue lo schematismo dei ruoli e dei luoghi comuni sulla scuola e con la variegata tipologia di docenti e studenti; forse la trama, un po' ridondante, sarebbe stata più adatta alla sintesi di un corto o un mediometraggio. Regia interessante, comunque.
MEMORABILE: Il supplente che predica citando in continuazione Thomas Mann; Le dure parole dell'insegnante a Sabina; I ragazzi in gita scolastica nel traghetto.
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DiscussioneBrainiac • 27/04/15 17:41 Call center Davinotti - 1465 interventi
Rebis ebbe a dire: Molto curioso di vedere questo Class Enemy, anche se per me, come dissi all'epoca della visione in sala, Confessions è una cloaca...Vai tranquillo i film sono un bel po' diversi, si somigliano a tratti nel doppio punto di vista alternato (e può benissimo essere una comunanza che ci ritrovo solo io).
mah mi ritrovo nella scomoda posizione mediana che non capisce gli alzabandiera appassionati ma neanche abbraccia le integerrime bocciature brainiacali. mi ha convinto e non mi ha convinto, me lo devo ragionare perché qualcosa mi dice che mi salirà gradualmente ripensandolo, o da solo. comunque una scena potentissima, pur nel suo didascalismo, è da tramandare: il parallelismo tra il collettivo j'accuse interfonico e la lezione sulla transitività. gran colpo, quello. per il resto mi è parso un po' fallace nel voler conseguire e trasmettere quasi a tutti i costi un’ambiguità morale, di cui alla fine rimane solo una morale che rischia di farsi moralismo. ma certo è che bicek ha delle idee di cinema molto chiare e forti.
Zender ebbe a dire: Era già in note. Nella ricerca te lo avrebbe dovuto trovare, con quel titolo.
Ho sempre creduto che il titolo in italiano avesse la priorità
DiscussioneZender • 24/08/16 07:24 Capo scrivano - 47787 interventi
Certamente. Sempre che non sia uscito precedentemente in Italia col solo titolo inglese. Voglio dire: se Class Enemy uscì prima in Italia (nei cinema o in homevideo) col titolo inglese dovremmo lasciare quello. Altrimenti non mi spiego perché avrei lasciato il titolo italiano tra gli aka. Però non ho idea se sia uscito come CLASS ENEMY, da noi. Se tu sei certo che non sia mai uscito in Italia come CLASS ENEMY inverto aka e titolo, certamente.