Il ladro di crimini - Film (1969)

Jean-Louis Trintignant piuttosto eclettico come interprete, dall'aspetto elegante di bravo ragazzo (Roberto, ne Il sorpasso), in un attimo si può trasformare in un individuo dalla personalità disturbata, come in questo film, diretto e scritto dall'allora sua compagna Nadine Marquand. In effetti è la sua interpretazione a dare un qualche valore a una storia piuttosto interessante, che in un certo senso ha precorso anche i tempi, ma che sceneggiatura e direzione non riescono a valorizzare quanto merita. Discreto il finale in bianco/nero.

Un uomo è convinto di aver commesso un delitto quando invece si tratta di un suicidio. Da qui inizia la sua discesa agli inferi, fatta di elucubrazioni e atti inconsulti. Quell'uomo ha il volto e le gesta di Jean-Louis Trintignant, inquadrato e fotografato in tutte le fogge e grande animale cinematografico. Peccato per la noia imperante, che fa di quest'opera un'occasione persa, soffocata da buone intenzioni che non riescono ad andare a segno.

Jean-Louis Trintignant autentico e unico mattatore di una pellicola che risolleva le sue sorti grazie soprattutto alla prova del protagonista, in una delle sue parti più riuscite e meglio recitate. È la storia di un uomo normalissimo, tanto normale che arriva a fingersi un omicida pur di apparire. Una buona esemplificazione dell'uomo moderno, solo e annoiato. Ottima quindi l'idea di base in un film che però non mantiene tutte le promesse e spesso rallenta facendosi un po' pesante. Resta l'impressione che alla buona idea non sia seguita una buona realizzazione. Guardabile.