Pellicola elementare (nel senso che potrebbe/dovrebbe essere proiettata nelle scuole elementari) nella quale Villaggio riveste i panni (un tantino malinconici) dell'impiegato cui l'idioma inglese deve - per amore o per forza - essere ficcato nella testa. Peccato che il tutto venga raccontato con leggerezza quasi favolistica. Melenso, per nulla ironico, forse impegnato. Certamente uno dei peggiori film (attenzione: non per la critica) cui Villaggio presta il suo (sprecato) talento...
Squallida opera dei Vanzina con un ancor più squallido Paolo Villaggio, dirigente che si reca nella perfida Albione per imparare l'inglese in una scuola popolata - come sempre accade durante l'estate - da studenti di tutta Italia. Dopo un'ora e più in cui il Paolino nazionale sembra la reincarnazione del peggior Capitan Findus, i Vanzina cercano di mettere in piedi un carrozzone in cui il Nostro recupera la spensieratezza grazie all'incontro con i compagni di corso. Film talmente osceno da non trovare le parole per demolirlo.
MEMORABILE: Memorabile? Spero il compenso di Villaggio per accettare cotanto progetto..
Filmetto assolutamente trascurabile che partendo da un assunto interessante ed attuale (le difficoltà degli italiani per lo studio delle lingue) spreca totalmente il suo potenziale risolvendosi in una squallida commediaccia malamente diretta da Vanzina (sembra uno dei suoi peggiori prodotti televisivi). L'inteprete (si fa per dire) è il sempre più bollito Paolo Villaggio, di cui sono ormai lontanissime le glorie professionali e al quale qualcuno dovrebbe consigliare una casa di riposo per artisti.
Film sottovalutato sin dal principio, in realtà e a mio giudizio ingiustamente poiché rivelò Villaggio come attore assoluto capace di interpretare, con rara grazia, un anziano tra i bambini, dai quali trarre insegnamenti e virtù fino ad allora negati dal cinico mondo adulto/professionale. Un tocco poetico inserito nel contesto della commedia italica. Certamente il film scaturì da un esperimento precedente simile (Io speriamo che me la cavo) ma qui, complice l’adattamento leggero dei Vanzina, assume un tono meno superbo.
MEMORABILE: "Come si chiama questa in inglese?" (alzando una matita). Villaggio: "Matit"...
Tra i miei preferiti da bambino anche perché rivedendolo adesso non è nulla più che un film per famiglie e seguaci (come me!) di Villaggio. Paolo, un po' triste, alle prese con una moglie e una figlia da prendere a schiaffi, cerca conforto in mezzo ai più piccoli diventando uno di loro come accadrà nell'ultimo trascurabile capitolo di Fantozzi. Vanzina agili e furbetti più o meno come al solito. Puerile.
MEMORABILE: Paolo che difende il bambino genovese dagli hooligans mi ha fatto molta tenerezza...
Dispiace che un valido attore come Paolo Villaggio (almeno lo era in passato) si presti a girare film del genere, che oltre ad essere brutti mettono addosso una tristezza incredibile e non fanno per niente ridere. Ciò accade non solo per colpa della solita regia pedestre di Vanzina ma soprattutto per colpa di una sceneggiatura a dir poco ridicola che è, infatti, infarcita di gag vecchie come il cucco e a dir poco patetiche. Sotto il livello di guardia e quindi da evitare.
Ennesimo tentativo di rilanciare Villaggio in un ruolo non troppo lontano da quello di Fantozzi. Ma gli esiti sono decisamente nefasti. Privo di idee, con gag che ormai sono stra-telefonate, un ritmo scialbo e una regia incolore di Vanzina. Villaggio poi non crede neanche per un momento al suo personaggio e affonda con la baracca. Da evitare.
Commediola senza troppe pretese. Villaggio aveva cercato di liberarsi dall'icona Fantozzi recitando in altri titoli, ma aveva finito per non impegnarsi a sufficienza senza oltretutto riuscire a trovare copioni degni. In questo caso invece Villaggio ce la mette tutta, ma la regia di Vanzina e il copione non sono degni di nota. Alcune situazioni divertono, altre no. Giudizio difficile da dare, preferisco tenermi basso.
Nel tentativo di imparare la lingua della terra d'Albione Villaggio si trova invischiato tra marmocchi di ogni risma a dispensare perle della sua bontà cinematografica e della sua innata vis comica, pur lontano dalle sue maschere abituali. Viene trasmesso spesso dalle tivù nei dopopranzi di festa ed è la giusta collocazione: famiglie riunite alla ricerca di un filmetto leggero leggero e con qualche buon sentimento.
Alti e bassi... è pur sempre un film di Vanzina e soffre di quell'atmosfera vuota e ripetitiva che abbraccia (giudizio personale) tutto il cinema italiano dal 90 in su (salvo eccezioni). Villaggio replica praticamente Fantozzi, alla fine un'occhiatina la possiamo pure dare.
Commedia leggera e sottovalutata interpretata da un Villaggio particolarmente ispirato e meno fantozziano del solito. Certo alcune gag sono viste e riviste e la regia dei Vanzina non ha il tono di altri loro film, ma questo è sicuramente un buon prodotto: mai volgare, con personaggi ben caratterizzati e momenti leggeri che risultano addirittura teneri nella loro semplicità. Simpatico il cast di ragazzini, pessimi però i titoli di testa.
MEMORABILE: Paolo Villaggio butta il cellulare a mare e incomincia a giocare con un ragazzino.
Che schifezza. Una delle peggiori pellicole targate Vanzina, triste e deprimente come poche. Confuso, il film non trova un suo vero pubblico (troppo infantile per gli adulti e troppo malinconico per i bambini) e galleggia nell'anonimato più profondo soffrendo anche di un'ambientazione trattata in modo davvero banale. Le gag sugli inglesi fanno pena, la caratterizzazione del gruppo di bambini è terrificante e Villaggio ripropone le sue solite gag che qui, senza attori di supporto validi, si perdono raggelando il sangue dello spettatore.
Mi unisco a quei pochi a cui il film ha divertito! In fondo, racconta una verità da sempre taciuta e cioè che molti italiani - soprattutto giovani, naturalmente - si recano in Inghilterra raccontando ai genitori che stanno imparando l'inglese e invece, frequentando per lo più i compagni di corso italiani o spagnoli, quando tornano non hanno appreso quasi nulla della lingua d'Albione! Villaggio è perfetto per il ruolo (che ricorda un po' l'Alberto Sordi di Fumo di Londra, riveduto e corretto). Da rivalutare.
Commediola senza alcuna pretesa volta a narrare le risapute incapacità italiane con le lingue straniere. Villaggio è patetico nell'interpretare un clone Fracchia-Fantozzi ancora più stordito del solito, la narrazione si avvale di gag desuete come non mai. Carente.
In realtà si tratta dell'ennesimo tentativo di riproporre Fantozzi in un ambito che sia differente dall'usuale ufficio. A parte qualche risata (ma sono davvero poche) a prevalere sono la noia e una certa malinconia di fondo. La totale assenza di caratteristi (che hanno fatto la fortuna di Villaggio/Fantozzi) si sente in maniera esagerata e non basta il manipolo di ragazzini a dar verve all'intera vicenda. Scialbo.
Tutto sommato nemmeno disprezzabile. Villaggio rimescola tutti i suoi classici modi di fare fantozziani (invero senza esagerare) mettendoli però al servizio di un personaggio un po' più "serio" del solito, capace anche di qualche riflessione malinconica (scontata, ma comunque veritiera). Il film non è divertentissimo, restando sui toni di una commedia agrodolce, però qualche gag fa decisamente ridere; la gang di bambini da tutte le province italiane è stereotipata, ma sopportabile. Sicuramente meglio del successivo Banzai.
MEMORABILE: La gag della "pip"; i modi di fare "hitleriani" della maestra.
Penultimo film da protagonista per Villaggio, se si escludono gli ultimi due capitoli finali della saga Fantozziana; per la prima volta diretto da Vanzina, si avvia verso un finale di carriera cinematografico (diventerà poi solo special guest) senza mai tradire il nostro Ragioniere preferito: equivoci e situazioni fantozziane a go go regnano in questo lavoro, dove però è divertente vedere Villaggio interagire assieme ai bambini, che parlano nei loro svariati dialetti. Visto senza aspettarsi chissà che impegno, può anche andare bene.
MEMORABILE: La mamma dà i soldi a suo figlio e a Villaggio, dicendo: "Studiate, con quello che spendiamo!"
L'inizio, all'insegna del peggior riciclaggio fantozziano, è davvero scoraggiante; ma con la partenza del protagonista per l'Inghilterra a sorpresa il film decolla. Tutto merito di Villaggio, ancora simpatico ed assolutamente adatto al ruolo di padre-complice degli scatenati ragazzini in vacanza studio. Certo si tratta comunque di una pellicola molto debole e prevedibile, con l'aggravante di una regia tra le più piatte e anonime mai firmate da Vanzina. Sufficienza stentata...
MEMORABILE: Villaggio riceve la mancia dalla madre di uno dei suoi amichetti.
Commediola tutto sommato godibile con un Paolo Villaggio forse un po' sottotono che comunque riesce a strappare qualche risata grazie anche alla scatenata banda di ragazzi con cui divide le scene. Buona anche la perfomance di Paola Quattrini, purtroppo relegata in una piccola parte. Non mancano i richiami fantozziani nei quali Villaggio è oramai ingabbiato.
L'inglese: l'inevitabile bestia nera degli impiegati italioti, colpisce anche Paolo Villaggio, costretto a rinfrescare il suo inglese in un collegio londinese, frequentato bambini italiani. Carlo Vanzina conta sull'alchimia che nasce fra i ragazzi e Villaggio, cercando di farlo restare sì un clown ma più "umano" del solito, quasi come il professore di Io speriamo che me la cavo. L'operazione non riesce del tutto, anche se il regista affianca all'attore la prostituta di Chiara Noschese e la moglie antipatica e arricchita di Paola Quattrini.
Incredibile come l'anno dopo il monumentale SPQR i Vanzina partorirono questo punto basso e della loro carriera e di quella di Villaggio, ovviamente chiamato a ripetere le "sue" gag. Ma non è questo il problema, è che il film non ha nessuna consistenza, sembra tutto buttato lì senza troppa convinzione o meglio sembra che aver puntato a un pubblico infantile abbia castrato qualsiasi potenziale comico, perché ci toccano gag straviste ed edulcorate per non scadere troppo nel volgare. Taccio sui momenti "malinconici" di Villaggio per rispetto.
Un film che vorrebbe essere una commedia con inserti comici e che invece finisce per regalare più malinconia che altro. Certo, l'assunto dell'uomo in là con l'età in mezzo ai ragazzini e quel che ne risulta è simpatico e qualche spunto niente male lo regala anche, ma sarebbe andato meglio per una commedia dolceamara di tutt'altra fattura. Villaggio se la cava rinunciando per una volta a eccessi di fantozzismo ma non basta a salvare il film.
Regia sciatta e recitazione terrificante (fatta l'ovvia eccezione per il protagonista) sono seconde soltanto all'agghiacciante colonna sonora. La sceneggiatura, che pure partirebbe da una buona idea, è sviluppata in modo imbarazzante e se talvolta si sorride è solo per le rodate gag fantozziane che Villaggio dispensa qua e là. Banale, retorico, prevedibile, con l'aggravante di voler essere addirittura profondo, galleggia qualche centimetro sopra Banzai e la clonazione di Fantozzi.
Voto regalato, perché il film è davvero scarso. Spiace vedere pienamente fuori ruolo Villaggio che, malgrado un inizio fantozziano, si destreggia come può nei panni di capo dei ragazzini. La sceneggiatura è quasi per intero da cestinare, in alcuni dialoghi pretestuosamente elevati. Attori nel complesso mediocri e nessun sostegno viene dai comprimari, proprio incolori. La vera pecca è la regia, del tutto piatta e resa ancor più banale se si pensa che lo spunto sottostante poteva essere sviluppato meglio. Si salva Villaggio, il resto...
Film in salsa fantozziana che vorrebbe sottolineare le difficoltà degli italiani all'estero. Le trovate sono grossolane e sfiorano il pecoreccio (l'omosessualità del professore di inglese, la prostituta ingaggiata per soddisfare il nostro protagonista). E' un peccato perché si poteva fare molto, molto meglio. E anche Villaggio avrebbe dovuto capirlo.
MEMORABILE: La scena allo stadio durante l'incontro Sampdoria-Arsenal.
Il Fantozzi fotocopiato fino all'usura, ormai alla frutta, regredisce al trapassato remoto del Pierino pluriripetente, estinta però del tutto, sfortunatamente, la vena caustica di Alvaro Vitali e compagnia cantando. Ma l'ironia corrosiva si rigenera più che mai negli scolari in tenera età che azzera l'adulto serioso arrivando perfino a umanizzarlo e a far divenire docile il matusa supponente e imbranato, in un match tra il Belpaese e il Regno Unito, dove l'italiano si fa sempre riconoscere e l'inglese si fa sempre (dis)onore col falso moralismo.
MEMORABILE: La professoressa infoiata e il marito gay colto in flagrante; La parolaccia tradotta in inglese dal ragazzino napoletano; Il cane antidroga; La escort.
Uno dei titoli migliori della fase conclusiva della carriera di Villaggio, che cerca di allontanare la maschera di Fantozzi senza rinunciare alla comicità. Il risultato è un film simpatico, leggero, non privo di qualche volgarità e ingenuità. L'idea di unire l'attore genovese a un cast di giovani non porta agli stessi risultati del 1992, ma il film è senz'altro godibile, ben più del tremendo sequel.
MEMORABILE: L'equivoco della pipa; Le discussioni tra Colombo e la moglie circa il modo di vivere della figlia.
Lo spunto iniziale era originale e interessante (le difficoltà a cui va incontro chi non conosce le lingue estere) e il film parte discretamente (almeno nel primo quarto d'ora, divertente la scena del golf); il problema risiede nel fatto che ormai il Villaggio comico ha dato ampiamente al cinema e tende a ripetersi troppo. Le gag sono ormai riciclate ed è difficile ridere. Tocco di malinconia finale che non guasta ma ormai inutile. Da evitare, anche se con il seguito si è fatto di peggio...
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Credo che sia proprio il contenuto serio e tutt'altro che distaccato dalla realtà (l'adulto costretto - causa necessità - ad apprendere l'inglese) ed il conseguente ruolo di Villaggio ("maturo" ed un tantino triste, anche nelle scene più ironiche) a renderlo poco accattivante.
Ci si aspettava una specie di "Fantozzi" in veste poliglotta, ed invece ci si trova di fronte ad un tema impegnato (ben girato e con location reali) e quindi - a priori - deludente.
Che poi il film (lo dimostrano alcune ottime promozioni critiche*) sia ben costruito e ben fatto, il merito va dato a Vanzina: che ringraziamo per essersi volontariamente prestato a commentare sul Davinotti.
* Recensione pubblicata su Il Messaggero (6/11/95), a cura di Fabio Bo:
"di connazionali all'estero la commedia all'italiana, da Sordi a Salvatores, è satura per tradizione ormonale e per condiscendenza esterofila. I Vanzina, al loro primo "contatto" con Villaggio e con l'allure anglosassone (e dopo la scorpacciata di romanià) sottolineano - come loro solito e con qualche tocco grazioso - un digeribile immaginario terra terra: l'ora del tè, le punizioni corporali, la guida a destra, l'inglese assatanata e l'inglese gay (annesse battutacce) del tutto privi del celebrato humor. Colpo basso alle relazioni Cee, sgarbo velenoso al cinema di James Ivory. Come dire: usare la camera. Ma con svista. "
CuriositàColumbo • 4/05/11 11:14 Pulizia ai piani - 1098 interventi
Come detto nel film, la partita di Coppa delle Coppe che Sergio Colombo (Paolo Villaggio) andrà a vedere insieme ai suoi piccolo compagni di corso è Arsenal-Sampdoria del 6 aprile 1995, semifinale di Coppa delle Coppe 94/95 e terminata 3-2. Nonostante la diversa ripresa della partita, possiamo riconoscere il gol dell'Arsenal. Grazie a Fedemelis per il fotogramma. Si notino l'uomo in scivolata (A) e Lombardo (riconoscibile dalla folta chioma, B):
Formidabile la scheda di Marco Giusti in STRACULT (pag. 405-406).
Terribile Villaggio-movie per bambini (...). Quando ho visto il film a Cannes, in una sala del mercato [cinematografico], la maschera non mi voleva far entarre sostenendo ch lì non c'era nessun film. Allora ho indicato il titolo del film, lei mi ha guardato malissimo e mi ha fatto entrare. Per lei, semplicemente, non era un film...
La scena in cui Villaggio regala un paio di occhiali da sole alla figlia al momento del rientro in Italia dall'Inghilterra i Vanzina l'hanno riciclata da loro Vacanze di Natale: lì Christian De Sica inavvertitamente calpestava e rompeva gli occhiali da sole che Amendola aveva appena regalato alla Huff.