Nymphomaniac - Volume 1 - Film (2013)

Nymphomaniac - Volume 1
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Nymph()maniac: Vol. I
Anno: 2013
Genere: drammatico (colore)
Note: E non "Nynphomaniac" o "Ninfomaniac" o "Ninphomaniac".
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Bastano poche immagini per capire che non siamo fronte a un regista qualsiasi: silenzio, solo il ticchettio della pioggia, primi piani su tetti e bidoni, un vicolo deserto... anzi no, in terra un corpo che pare senza vita; poi l'attacco rock, durissimo. Von Trier sa ancora come colpire e lo fa senza indugio prima di risvegliare la sua bella addormentata nel sangue per farla interagire con Skarsgård, il soccorritore. Lei, Joe (Charlotte Gainsbourg), non vuole un'ambulanza, né la polizia, solo un tè caldo. A casa del suo confessore, seduta sul letto, gli apre il cuore e lascia fluire i ricordi di "un pessimo essere umano", come si autodefinisce, articolati in diversi capitoli di un'esistenza dominata...Leggi tutto dal sesso e dal desiderio di averne sempre di più: ninfomania, come chiarisce il titolo, con tutte le sue implicazioni su una natura femminile forte perché fragile, massimamente cinica, già capace – da quindicenne - di farsi sverginare con fredda programmazione. L'uomo che ascolta azzarda paralleli con la pesca, sua vera passione, vede la donna che ha di fronte come un'esca per facili prede da catturare e universalizza il racconto, che a sua volta si sdoppia rievocando il passato della protagonista in lunghi flashback. Facciamo così conoscenza con la giovane Joe (Stacy Martin), che pare guardare la vita dall'alto di una nuvola disponendo del suo (bel) fisico come se fosse quello di un'altra. Una lunga teoria di amanti senz'amore (“il sesso è solo lussuria e gelosia”, come avrà modo di dire), il fugace rapporto col padre (Christian Slater) che le insegna a riconoscere le diverse specie di alberi, una madre assente e un'amica ninfomane almeno quanto lei; che resta sullo sfondo però, perché il sesso riguarda soprattutto la sfera personale di ognuno. Von Trier come sempre gira un film maturo, mai banale, la cui densità è ricavabile anche dal modo col quale si dosano le parole, dalla riflessione che molte frasi impongono accompagnate da immagini che ne diventano sovente la chiarificazione, con sovrapposizioni grafiche e sgranature. Un percorso coinvolgente e sconvolgente, condotto a passo lento e contrappuntato dagli sguardi trasognati e assenti della splendida Stacy Martin (più di una volta richiamano alla mente quelli ugualmente lontani di Cristiana F); l'efficacia del messaggio va a segno anche nella sua versione espuntata dalle scene più esplicite (quella arrivata nei cinema italiani), con un racconto ravvivato improvvisamente da stilettate d'ironia che trovano nella lunga sequenza con Uma Thurman il suo momento da applausi, con un monologo quasi tarantiniano che stravolge ogni convenzione e si concede un inatteso break "commerciale" sceneggiato magnificamente. La ricerca visiva è ancora forte: senza più i connotati da cinema dell'arte di MELANCHOLIA sa comunque stupire qua e là con trovate d'effetto. Non un film per tutti, non un film "leggero"; nemmeno un film del tutto riuscito né - almeno in questa versione - così scandaloso (per quanto la fellatio in treno non sia esattamente "suggerita"). Semplicemente un film di Lars Von Trier, inteso nella direzione in cui il nome va col tempo sempre più riassumendo: uno stile preciso che sottende un approccio ormai unico, con pregi e difetti che si è già in grado d'anticipare. Ottimo il doppiaggio.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/03/14 DAL BENEMERITO PAULASTER POI DAVINOTTATO IL GIORNO 6/04/14
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Belfagor 10/04/14 21:47 - 2689 commenti

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Premetto che ho visto l'edizione tagliata. Temevo sensazionalismo e misoginia, invece l'acutezza con cui Von Trier affronta alcuni argomenti mi ha sorpreso. Paradossalmente, più delle scene di sesso colpiscono i momenti che le incorniciano, come la malattia del padre (un sorprendente Slater), gli intermezzi documentaristici e le digressioni filosofiche, che sarebbero molto pesanti se non fossero supportate dall'ottimo lavoro dei due protagonisti. Convincente la Gainsbourg nella sua lussuria (auto)distruttiva, eccellente l'asessuale Skarsgård.
MEMORABILE: La scenata di Uma; La pesca con la mosca; Il calvario ospedaliero del padre; Gli amanti paragonati al canto polifonico.

Paulaster 24/03/14 11:48 - 4391 commenti

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Grazie alla Thurman si vede il vero Von Trier: 8 minuti dove il suo cinema si esalta in una serrata claustrofobia. Oltre a ciò, un inizio farraginoso prosegue in dialoghi sterilmente improbabili dove la censura pesa perché non si affonda il colpo emozionale. Il tema è trattato bene senza implicazioni religiose, libertario e lucido per evitare le convenzioni sociali, anche se il ricadere nella solitudine toglie il gusto di passate provocazioni. Gainsbourg secca come la carta vetrata, la Martin fin troppo ossuta e gradevole Slater.
MEMORABILE: Le urla della Thurman; La polifonia; L’appuntamento con G.; L’incubo di Slater.

Mickes2 30/03/14 14:29 - 1670 commenti

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E’ Trier con i suoi eccessi e le gratuità nel quale vacuo e pregnante scintillano in continuazione. Nymphomaniac è l’analisi radiografica di una dipendenza che viaggia su onde e note metaforiche, che scheggia gli ingranaggi comportamentali dell’essere donna segnata, fin dallo sbocciare, da un peso patologico che conduce all’emarginazione sublimando nella solitudine più abissale. Ma le implicazioni sono in buona parte pretestuose e la frustata non arriva come dovrebbe; il sesso irrompe la scena nelle giuste modalità ma colpisce solo la retina.
MEMORABILE: La splendida e avvenente ninfetta Stacy Martin; Il trio della polifonia e il rapporto con “F.”; 3+5.

Capannelle 2/04/14 10:07 - 4399 commenti

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Una lunga confessione tra una misteriosa ninfomane e un improbabile samaritano dall'approccio filosofico/voyeuristico. Per due terzi procede discretamente puntando sul registro leggero (dall'adolescenza inquieta alle ardite metafore introdotte da Skarsgard) e raggiungendo il top con la sequenza della Thurman in missione vendicativa. Poi subentrano i toni drammatici e si chiude con quel trittico che lascia alquanto perplessi (per essere gentili).

Viccrowley 3/04/14 01:14 - 814 commenti

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Von Trier coniuga lo spirito intellettuale con una sfera pseudo pornografica, cosa che con risvolti sociali aveva già tentato in passato con Idioti. Divide l'opera in due parti, sicuramente prolisse, verbose, ma dense e pregne di un unico grande male di vivere, la solitudine. Primo segmento che inizia a parlarci di Joe, tra riferimenti allo scibile artistico e religioso che fa da sempre parte dell'essere umano, così come il disperato bisogno di vivere una sessualità che può essere una prigione per l'anima prima ancora che per il corpo.
MEMORABILE: Le metafore sulla pesca; La prima volta di Joe; La sfida con in palio un sacchetto di cioccolatini.

Bizzu 5/04/14 20:45 - 217 commenti

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100% Von Trier, con tutti i pro e i contro del caso. Commentare dopo aver visto solo la prima parte è un po come commentare il primo tempo di un film, quindi mi limito a dire che per quanto mi riguarda il buon Lars sta suonando sui tasti giusti: belli e gustosamente irreali i dialoghi fra la ninfomane e il samaritano, alcune soluzioni visive azzeccate, grandi interpretazioni degli attori. Poi a chiusura si vedrà dove porterà tutto questo, ma sono fiducioso.
MEMORABILE: 3+5; La polifonia; La parte sul treno; La Thurman; Lui parla di pesca e lei di perversione; "Tappa tutti i miei buchi".

Sonsteak 10/04/14 00:09 - 17 commenti

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«Di che cosa hai bisogno?» non solo di una tazza di the: in una notte Joe racconta a un raziocinante interlocutore la sua vita divisa in capitoli in puro stile von Trier, con mille note a piè di pagina su Bach, polifonie, numeri di Fibonacci, pure Poe, che ruota tutta a partire da un bisogno che sembra divorarla pur lasciandola fredda e che cerca di "riempire" con il sesso. Prevale una solitudine incolmabile fin dai primi episodi da "ninfa", la cura per il dettaglio è massima, i dialoghi pensati e irreali, come d'abitudine con questo regista.
MEMORABILE: La scena iniziale tra la pioggia e i Rammstein; La sequenza della sfida in treno; La sinfonia a tre voci; Uma Thurman.

Nancy 9/04/14 00:37 - 774 commenti

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Eccessivo e votato allo scandalo, non un porno d'autore ma una riflessione sul sesso che pretende più di quanto dà. Von Trier va fiero dei suoi fini riferimenti intellettuali e ce li spiattella sotto il naso; forse crede il suo spettatore poco capace di comprenderlo e tutto ciò toglie ulteriormente poesia al film, che se si fosse limitato alla messa in scena dell'atto sessuale si sarebbe dimostrato più profondo. Si nota comunque la ferma mano dell'autore unita a un buon ritmo complessivo e una scena come quella iniziale nel vicolo non può non colpire.
MEMORABILE: La canzone dei Rammstein in colonna sonora.

Xamini 9/04/14 11:06 - 1247 commenti

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Grande esempio di cinema. Lo si intuisce dalla sequenza iniziale, ma è tutta la costruzione ad avermi lasciato soddisfatto: la metafora portante, il modo schietto di affrontare il tema, la scelta delle inquadrature (qualche volta la camera a mano infastidisce ancora un poco), l'ironia che fa lo sgambetto al dramma, la citazione (illustrata) da Poe, la chiusura. Tutti elementi che concorrono all'indagine sull'aspetto irrazionale dell'esistenza, attraverso la sessualità. Attendo con interesse acceso i successivi capitoli.
MEMORABILE: La metafora sulla polifonia e la chiusura.

Ryo 23/04/14 01:49 - 2169 commenti

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Capolavoro di Lars Von Trier che scandaglia l'animo del personaggio protagonista, affetta da ninfomania, raccontando la sua vita all'interlocutore Seligman. Il soggetto è un pretesto per raccontare varie vicende e argomenti sui rapporti umani, che ruotano intorno al sesso. Giochi, tradimenti, bugie, avventure che l'interlocutore Seligman paragona alla musica, alla matematica o alla pesca. Un'ottima regia, una recitazione pazzesca (una Thurman da urlo) che a tratti fa dimenticare che si tratti di un film.
MEMORABILE: 3+5; Il gioco delle conquiste sul treno; La scena della Thurman.

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Cotola 3/05/14 19:45 - 9009 commenti

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Ci risiamo: von Trier si dimostra il solito gran furbacchione e venditore di fumo. La forma è molto curata, interessante e, a tratti, non banale. Non si può dire lo stesso della storia, delle "tesi" psicosessuali un po' trite e d'accatto con annesse provocazioni gratuite e non certo così scandalose come sono state vendute. I paralleli sesso-musica-matematica sono sicuramente bizzarri (meno invece quello con la pesca), ma non è ben chiara la loro funzionalità: forse sono l'ennesimo sberleffo di un regista dall'io ipertrofico e non poco spocchioso. Divertente invece il pezzo con la Thurman.

Greymouser 5/05/14 10:10 - 1458 commenti

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Un formidabile incipit apre le danze dell'ennesima provocazione filmica di von Trier: una scenografia di grande valore visionario, e una vicenda che appare fin dall'inizio morbosamente intrigante. Il regista danese non risparmia certo i particolari scabrosi (e parliamo della versione soft), ma sarebbe un errore valutare l'opera solo in base al suo tasso di trasgressività, che agli spettatori più smaliziati potrebbe apparire perfino puerile. L'importante è che siamo invece dalle parti di un grande esempio di cinema d'autore, senza se e senza ma.

Deepred89 10/02/15 12:56 - 3704 commenti

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Gelido e sfiancante primo volume di uno dei prodotti sul sesso meno erotici mai visti (nonostante qualche breve dettaglio hard), cui va almeno riconosciuto il pregio di essere il primo Von Trier completamente estraneo allo stile Dogma. Tra parentesi da drammone e scivoloni nel delirio (agghiacciante il 3+2 sovraimpresso) ciò che resta sono solo i dialoghi gustosamente in bilico tra intellettualismi e comicità involontaria. Tecnica pulita e buon cast (eccetto l'anonimo Skarsgård), ma si giunge al termine delle tre ore esausti e inappagati.

Giùan 9/02/15 22:30 - 4539 commenti

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Per dirla tutta e in maniera definitiva: mi ha fatto venir poca voglia di buttarmi "a pesce" sulla visione del secondo capitolo. Ciò che in Antichrist era comunque furore cinematografico, ma che già in Melancholia rischiava di trasformarsi in turgido parossismo, qui finisce per rivelarsi quasi essenzialmente come boriosa insulsaggine. L'idea "bunueliana" di affidar l'affabulazione ai due paradossali demiurghi (la ninfomane e il maturo asessuato) è ancor sottilmente geniale, ma disattesa nella sua potenziale carica eversiva, in nome d'una deprimente serialità.
MEMORABILE: Stacey Martin nel treno; La "scenata" di Uma Thurman.

Schramm 23/04/15 12:12 - 3490 commenti

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Von Trier si lancia con gioia suicida in un greenawaiano seminario di psycho-tassonomia sexualis. O di anedonia sexualis quale ideale viatico per un algido expo delle arti e delle scienze o, a seconda, di un appassionato agnosticismo che da individuale si fa cosmico. Von Trier si presta a risolvere un kieslowkiano test di trigonometria imbrattato di sangue sperma e lacrime, la cui soluzione è la compassione. Malgrado la terribile e grottesca agnizione a 7 (la sua scena più terribile e grottesca, almeno fino al Vol.2) l’afflizione rilanciata è quieta, soffice, quasi in odor di zucchero filato.

Lythops 7/04/15 15:37 - 1019 commenti

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È von Trier. Preceduto da una campagna sottile fatta di fotogrammi per attirare i voyeurs come le mosche salvo poi deluderli ferocemente, il film si lascia apprezzare per la sua spontaneità narrativa, perfettamente in linea con l'incipit un po' surreale e proprio per questo apprezzabile. Sicuramente il meglio lo si ha nella parte relativa all'infanzia e all'adolescenza, dopo di che il tedio si fa abbastanza consistente, proporzionale alla perdita di autenticità. Esercizio cerebrale. Non male.

Pinhead80 16/09/15 16:57 - 4719 commenti

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Lars von Trier ci ha abituati a suddividere i suoi film in capitoli e non ci sorprende di certo facendolo anche in questo caso. La donna confida il suo passato all'uomo che l'accoglie in casa, come in una sorta di confessione-espiazione dei propri peccati. Il sesso qui viene vissuto come possibilità di esplorare la propria virilità in termini di potere. Tutto ruota attorno alla sesso dipendenza che permette di mettere in ginocchio l'uomo attraverso un gioco sadico e perverso. L'essere umano è ineluttabilmente legato ai propri istinti carnali.
MEMORABILE: La fellatio nel treno.

Medicinema 18/12/15 00:00 - 122 commenti

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Si può dire tutto a von Trier, ma la sua originalità e riconoscibilità cinematografica sono indiscutibili: questo avviene anche in Nymphomaniac, dove il tema utilizzato è alquanto pericoloso, ma il film riesce a non scadere nel morboso o nel banale voyeurismo. Sebbene il pretesto del racconto e i continui dialoghi tra protagonista e benefattore siano un po' forzati e slegati in alcuni punti (maledetti tagli!), la pellicola scorre, seppur con qualche calo di tono. Poco approfonditi alcuni temi, buona recitazione, alcuni sapienti tocchi di stile.
MEMORABILE: Il sesso polifonico.

Fauno 10/01/16 16:47 - 2208 commenti

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Come idea parte molto bene, anche perché ci si chiede chi sia questa poveretta, ammaccata ninfomane; si rimane colpiti dall'estrema gentilezza di questo vecchio erudito e a quel punto ci si gode perfino la gara di sesso sul treno, il club che distorce le preghiere con gli apparati genitali e si apprezza perfino l'increscioso episodio della famiglia distrutta o le bacche nere del frassino, ma il modo di sverginare di Jerome quello no: fa vomitare e maledetto il momento in cui Von Trier lo fa tornare dal giro del mondo... ci voleva un attentato!
MEMORABILE: Il viaggio dalla Terra a Marte su tutti i prepuzi tagliati; Il ciccione che fa il cunnilingus telepaticamente; La ripugnante sequela di falli mosci.

Jandileida 30/04/17 08:21 - 1560 commenti

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Quello che si può definire un film non banale su temi complessi come la sessualità, il limite tra piacere e "dovere" e l'erudizione per l'erudizione. Piace molto l'incipit e il modo in cui vengono ricordate le vicende di Joe: c'è tutto il talento di von Trier in regia, con una mdp finalmente non più tremolante. Sostenuta da un ritmo trascinante, la storia si dipana tra scoperta di se stessi, sesso che diventa automazione e intermezzi "didattici" affidati a Skarsgård. Insomma, per una volta il danese pare alzare lo sguardo dal proprio ombelico.

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Luchi78 7/12/17 12:31 - 1521 commenti

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Lars Von Trier colpisce e in questo film le sferzate non mancano. Le immagini esplicite e la schiettezza con cui viene trattato il tema della dipendenza dal sesso, a un certo punto smettono di essere prominenti. Joe diventa il fulcro dell'interesse, lo spettatore rimane quasi sbigottito dall'evoluzione psicologica di tale personaggio, cesellato con colpi da maestro dal regista danese. Il film in realtà non finisce, è semplicemente interrotto. Visione della seconda parte obbligatoria.

Giacomovie 23/09/18 01:39 - 1397 commenti

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Un anziano incontra per strada una giovane sanguinante, la soccorre e si fa raccontare la sua vita nei dettagli più intimi. Von Trier percorre vie non sempre lineari per esplicare le sue teorie esistenziali e ciò che secondo lui sta dietro alle tendenze e alle pulsioni umane. La sua analisi è provocatoria ma rilevante, la direzione calibrata gli permette di trarre il meglio dai pochi mezzi utilizzati e lo svolgimento raccontato diluisce ulteriormente la durata.

Bubobubo 1/01/19 15:05 - 1847 commenti

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Giovane ninfomane ferita in un vicolo e suo anziano salvatore duellano in un verbosissimo e pruriginoso colloquio autobiografico in capitoli. Von Trier sa perfettamente quali corde colpire per scioccare inanellando dettagli espliciti e situazioni apollinaireiane quando non desadiane, ma il grande assente è il ritmo e la visione difilata è piuttosto sfiancante. Ai primi due didascalici quadri ne seguono altri due davvero buoni (il grottesco delirio del terzo, il dramma del quarto) e un quinto originale. Obbligatoria la director's!
MEMORABILE: Il terzo capitolo, con una Thurman più dostoevskijana che mai; Il quarto capitolo, inspiegabilmente scempiato nelle sale, va visto integralmente.

Buiomega71 30/10/20 01:34 - 2901 commenti

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Il sesso per il divin Lars è puramente meccanico e ben poco eccitante. Momenti straordinari (la sbroccata della signora H, la lancinante agonia di Slater in ospedale che se la fa addosso, le bimbe che giocano alle rane in bagno, il puzzle jeromeiano) inframmezzati dal letterbox, dai numeri in sovraimpressione, dal bianco e nero, da immagini di repertorio. A volte noioso (la pesca, Bach, la passione botanica di Slater), non perfettamente riuscito (le verhoeviane sporcaccionate in treno) ma pervaso dal puro genio treieriano che s'ammanta di tocchi geniali e indissolubilmente personali.
MEMORABILE: "Non sento niente, non sento più niente"; Il ciccione che lecca gustosamente lì; Il rigagnolo d'umore sessuale che solca la gamba di Joe all'ospedale.

Occhiandre 21/04/22 09:53 - 153 commenti

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Cosa accadrebbe se il vostro unico dio fosse il sesso? Parabola sull'ascensione all'empireo cielo della lussuria grazie al deus ex machina Lars von Trier, con relativa caduta nell'abisso della perdizione. Per fortuna il buio è illuminato dalla fioca luce del vizio, quel tanto che basta per portare avanti la partita a scacchi a oltranza che la protagonista ha ingaggiato col destino. Una sorpresa questa pellicola, per chi crede che mettere Charlotte Gainsbourg e altri attori famosi in pose lascive sulla locandina sia troppo commerciale. Belli i personaggi del padre e del "confessore".
MEMORABILE: Il gioco delle rane; L'erbario; La hybris della protagonista in versione giovanile.
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  • Homevideo Rebis • 29/03/15 11:02
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    orsù reb sii solidale e a pasqua e pasquetta sparati i due centipedoni!

    Mon petit Schrammie, solo colombe e coniglietti per questa pasqua, e giusto qualche uovo da rompere :)
  • Discussione Schramm • 24/04/15 12:51
    Scrivano - 7694 interventi
    Poppo ebbe a dire:
    La scena con i due fratelli africani è peraltro esilarante...

    non so come suoni in italiano e se presenti cesellature nella rated vs da 4 ore, certo è che a me ha messo un certo disagio.
    Ultima modifica: 24/04/15 18:26 da Zender
  • Discussione Deepred89 • 24/04/15 14:35
    Comunicazione esterna - 1601 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    Poppo ebbe a dire:
    all'omicidio finale, più che dovuto.

    suggerirei umilmente di correggere o cancellare questa frase, è suo malgrado uno spoiler per gli spettatori più scafati. l'ho letta che ancora dovevo vedere il 2 e mi ha reso chiarissima la fine, bruciandomi un po' il gusto di arrivarci.


    Poppo ebbe a dire:
    La scena con i due fratelli africani è peraltro esilarante...

    non so come suoni in italiano e se presenti cesellature nella rated vs da 4 ore, certo è che a me ha messo un certo disagio.


    Tranquillo Schramm, nessuno spoiler particolare a mio parere. Pensa che manco mi ricordo nitidamente tale scena, mentre quella finale mostra tutt'altra cosa. La scena dei neri (che secondo me doveva andare fino in fondo, senza i due che litigano) nell'edizione breve non ha i dettagli più spinti ma nel complesso non cambia troppo.
  • Discussione Schramm • 24/04/15 15:26
    Scrivano - 7694 interventi
    beh si poppo non specifica chi uccide chi ma se hai visto il vol 1 e leggi una cosa del genere non devi chiamarti einstein per arrivarci in un baleno.. ;) quindi secondo me tenerla così è un po' a rischio...
  • Discussione Zender • 24/04/15 18:26
    Capo scrivano - 47729 interventi
    Messo la scritta spoiler.
  • Discussione Poppo • 6/03/16 16:45
    Galoppino - 465 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Messo la scritta spoiler.



    mi scuso per non averlo messo io stesso; di solito sono attentissimo a queste cose (detesto persino gli spoiler visivi da immagine su copertine di dvd o menu vari all'interno dei bd). E' vero, rimane pur sempre una rivelazione.

    devo ancora visionare la versione integrale
  • Discussione Raremirko • 27/12/16 03:47
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Visto cut, credo; non mi ha fatto impazzire ma ne lodo originalità e stile, per certi versi (poi gli attori, in quel modo, non li avevo mai visti; molto bene LaBeouf, sgradevole ed ambiguo).

    Al solito Von Trier è provocante, compiaciuto, irrisolto, ma è un totale padrone, anche qui, del mezzo filmico.

    E' a suo totale agio sotto tutti gli aspetti e c'è dello sperimentale nel suo modo di far cinema (numeri impressi on screen, montaggio per contrasti, ironia stramba, ecc.).

    Coraggioso e di discreta fattura.

    Sessuomane ma non necessariamente erotico.
  • Discussione Poppo • 29/12/16 12:03
    Galoppino - 465 interventi
    Raremirko ebbe a dire:


    Sessuomane ma non necessariamente erotico.




    Beh, sì, non è certo un film "erotico". C'era più erotismo e romanticismo in Ultimo Tango, per rimanere nei film tragico/drammatici incentrati su storie di sesso.

    Per la verità non è "erotico" manco un film come Shortbus, che in sostanza è una commediola simpatica piena di sesso e con velatura tragica di uno dei protagonisti.

    In realtà "erotico" è come "pornografico". Come si teorizzava decenni fa, se fai un film per eccitare lo spettatore i termini "erotico" e "pornografico" si equivalgono, diventa cioè solo una questione di quanto si può mostrare, censura permettendo.
  • Discussione Buiomega71 • 30/10/20 11:00
    Consigliere - 25937 interventi
    Il sesso come lo intende il divin Lars, o meglio, il non sesso, mai così meccanico e assolutamente ben poco eccitante, dove la fruizione di orgasmi, blow job, cunnilingus, penetrazioni più o meno hardite e copule varie, si sprigionano sullo schermo in maniera fredda e chirurgica, come se Lars ne prenda le distanze, e veda tutto sotto l'occhio dell'entomologo cinico e distaccato.

    Dopo un incipit che ha del miracolso (lo squallido vicoletto, i timidi fiocchi di neve misti a pioggia, il corpo della Gainsbourg riverso a terra, la potentissima canzone Nymphomaniac sparata a tutto volume) la monumentale Psychopathia Sexualis vontreieriana si divide in momenti di grandissimo cinema a altri poco riusciti, che non rimane immune a certi scivoloni nella noia (soprattutto nei dialoghi teatraleggianti tra la Gainsbourg e Skarsgard, dove si tira in ballo la metafora della pesca, Bach, la polifonia, Poe, la troppo rassicurante, e per certi versi ambigua, comprensione dell'uomo che pare non avere pregiudizi di sorta), con scelte narrative alla Californication che fanno storcere un pò il naso (uno su tutti, l'innamoramento di Joe, una straordinaria Stacy Martin, vera rivelazione attoriale del film, verso il Jerome di La Beouf e tutta la parte in ufficio, compreso il blocco dell'ascensore).

    Più che mai , il genio e la sregolatezza vontreieriana, viene fuori in toto nella prima parte delle pruderie ninfomane di Joe, dove il cattivo maestro danese gioca a fare il Greenaway della situazione (i numeri in sovraimpressione sullo schermo), toglie il colore nella parte più dolorosa e lancinate del film (con intro dalla Casa Usher poeiana), dove Von Trier rimembra il suo Kingdom, nel capitolo più duro da affrontare (il delirium tremens di Slater, la sua implacabile agonia le feci che colano dal letto, Joe che si bagna davanti al padre morto, dopo aver sfogato la sua ninfomania nel reparto ospedaliero della lavanderia), oppure adotta il formato letterbox nel segmento della signora H, dove Uma Thurman regala un pezzo di cinema vontreieriano di assoluta grandezza (un grottesco e delirante teatrino dell'assurdo) o il puzzle jeromeiano nella mente di Joe, che si masturba in treno addocchiando i particolari dei passeggeri che le ricordano il suo amore), giocherella con lo split screen suddividendo gli amanti occasionali e passionali di Joe, fino a toccare la fantasia di Skarsgard, che immagina la giovane Joe come una professoressa (non di scienze naturali) parecchio sporcacciona e smutandata, con uso improprio della squadra e della bacchetta.

    I divertenti (e per nulla morbosamente pedofili) giochi "automasturbatori" delle bimbe che si dilettano a fare le rane in bagno per darsi piacere, la corda della palestra che dondola, il tiro del dado, che decreta la risposta (positiva o negativa, a seconda della sorte) da affibbiare ai tanti amanti di cui Joe non ricorda neppure i nomi, il ciccione, denominato F, a cui piace parecchio leccare lì e che fa il bagnetto ad una compiacente Joe, il seduttore dal passo felino paragonato ad un leopardo, lo sverginamento, davanti e dietro, del 3+5, le reiterate passeggiate solitarie al parco di Joe (con uso dell'avanzamento veloce) e una chiusa tanto ambigua e disturbante che sfuma in nero (Non sento più niente, non riesco a sentire più niente).

    Altri momenti, al contrario, non riuscitissimi (tutta la verhoeviana parte in treno che pare una versione au contraire di L'ultimo treno della notte senza stupri e sevizie, con le due ninfomanette che mignotteggiano alla grande sfidandosi a quanti uomini portano di più in bagno, la squallidissima fellatio  all'uomo sposato (mettendo a serio rischio una futura paternità, o magari riuscendo a espellere il seme guasto dell'uomo, quindi Joe, come la Bess delle Onde del destino funge da catarsi "miracolosa"), i cioccolatini come ambito e metaforico premio, la rivendicazione femminista contro tutto ciò che rappresenta l'amore, il gruppo ninfomatico delle ribelli  sotto il segno della vulva maxima vulva, la fissa botanica di Slater verso gli alberi), che spezzettano il film in derive da commedia (anche romantica in un certo qual modo), ma comunque mai banale, dove il genio di Von Trier riaffiora prepotentemente, dalle parentesi delle Onde del destino, alle costruzioni teatrali di Dogville, fino alle parti gelide di Melancholia, nonchè alle decadenti derive ospedaliere del Regno.

    Von Trier, nel bene a nel male, non lascia mai indifferenti, attimi ludici, azzardate scelte visive e narrative (tipiche di Lars), gli amplessi comunque realistici, una disgustosa parata di membri mosci e circoncisi, abilissime congiunzioni carnali con uso e consumo della CG (nel rapporto sessuale tra la Martin e La Beouf, il pene sembra proprio quello dell'attore americano) e situazioni da porno soft tedesco anni 70 mutate da Von Trier in un andirivieni tra il delirio mistico e il voyeurismo d'autore (a questo proposito deliziosamente geniale quando la Gainsbourg spiega a Skarsgard che la sua "fica" assume le sembianze delle porte automatiche di un centro commerciale).

    Non certo il suo film migliore (almeno questa prima parte, che per ragioni di tempo ho dovuto "accorciare" con la versione cut di 113'), ma che è pregna della poetica del suo tanto odiato (quanto amato) autore e che ogni paragrafo alla Onde del destino (appunto) mette certa curiosità per vedere fin dove si spinge la ricerca del piacere della sfrontata (e triste) Joe e dove fino può portare la mente "malata" del pazzo danese.

    Al di là di porno o non porno (ma non è questo lo scopo di Lars), quello che mi ha fatto più male e la realistica e spaventosa agonia di Slater su di un letto di ospedale, dove la morte, ancora una volta (Bertolucci docet), vince a mani basse sul sesso e sui suoi derivati.

    A breve la seconda parte (quella uncut di tre ore) e ai posteri l'ardua sentenza.


    Ultima modifica: 30/10/20 17:51 da Zender
  • Homevideo Buiomega71 • 30/10/20 11:20
    Consigliere - 25937 interventi
    Ottimo il dvd edito dalla Cecchi Gori

    Formato: 2.35:1
    Audio: italiano
    Sottotitoli: italiano per non udenti
    Come extra: intervista a Charlotte Gainsbourg (12 minuti), trailer.
    Durata effettiva (versione cut) 1h, 53m e 14s (contro i 148' della versione uncut).

    Immagine al minuto 1.45.40. Joe (Stacy Martin) rincontra Jerome (Shia LaBeouf) nel parco, durante le sue solitarie passeggiate.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images54/PDVD-160.jpg[/img]
    Ultima modifica: 30/10/20 12:09 da Zender