Inizia come il più classico dei thriller, dove si respirano tematiche siodmakiane alla
Scala a Chiocciola (un misterioso serial killer sfregia le donne cieche con un luccicante rasoio), tracce argentiane (la donna cieca presa a rasoiate, che grida aiuto davanti alla finestra), spizzichi e bocconi fulciani (la MacColl-in un piccolo cameo-non vedente dagli occhi spenti, il vecchio cieco nella cappella del cimitero) che fanno tanto
L'Aldilà, reminiscenze voyeuristiche hitchcokiane delle
Finestre sul Cortile, i rasoi depalmiani
vestiti per uccidere, i fischiettamenti langhiani di
M.
Poi, però, dopo venti minuti, il film vira in una brusca sterzata, diventa tutt'altro, un ritratto psicologico sull'infanzia complessata e tormentata, con i suoi traumi e le sue paure, cambiando pelle, dalle atmosfere thriller canoniche, si passa nei meandri onirici e incubotici di un bambino, come un
Riflessi sulla Pelle o uno
Spirito dell'Alveare ma senza l'alone visionario o febbrile, con agganci velati all'
Occhio che Uccide powelliano e addirittura al
Mago di Oz
Pre finale allucinato al cimitero e che sfocia nell'horror puro, omaggiando le Notti romeriane e certi incubi fulciani (con echi alle visioni macabro/oniriche alla
Lucertola dalla pelle di donna)
Che Mark Peploe sia il sodale (nonchè il cognato) di Bernardo Bertolucci, in realtà, poco si nota. Dimostra una certa raffinatezza narrativa (anche se alcune immaturità registiche saltano all'occhio), e crea qualcosa di originale, comunque bizzarro, anche se non del tutto riuscito
Pare conosca bene i classici e i maestri del genere, rileggendoli, però, con uno stile molto personale e per nulla banale
Nel mezzo mette pure "animal attack" (il pacioso cagnone Toby, che prima si avventa su David Thewlis, poi-agli occhi , e alla mente distorta del ragazzino- diventa una specie di
Cujo pronto ad azzannare con la bava alla bocca)
Sequenze geniali e stranianti (il ragazzino stà per perdere la vista, ma se si toglie quegli orribili occhiali a fondo di bottiglia, vede tutte le persone intorno a lui-familiari compresi-completamente ciechi), date da una prima parte che poi prende in contropiede lo spettatore, diventando tutto un altro film, entrando nel limbo della mente "deviata" di un ragazzino affetto da un handicap (la cecità) e dall'arrivo di una sorellina, che le restituisce una versione distorta del mondo che lo circonda, per colpa di una malattia degenerativa
Tra momenti emblematici (il piccolo toglie tutte le lampadine di casa per metterle nella culla della neonata sorellina, e poi si addormenta davanti alla tv che dà l'effetto neve), schegge depalmiane notevoli (Clare Holman, "cieca" da sturbo, in intimo bianco e guepierre, in topless, su un cavallino a dondolo, dove il maniaco la tagliuzza con il rasoio, che poi sfocia con ferri da ricamo conficcati negli occhi), il voyeurismo cronico del ragazzino, i ferri da maglia , l'uccisione del cane, i discorsi sull'Uomo Ragno, fanno di questo anomalo (e inclassificabile) film un opera straniante , finanche allucinata , quasi un UFO nel panorama del "genere"
Peccato che Peploe non vada proprio fino in fondo (il potenziale per un emulo di Michael Myers in erba c'era tutto) e , qualche volta, non dia il giusto ritmo alla vicenda (vedi la festa di matrimonio)
Imperfetto, ma consigliato a chi cerca qualcosa di anomalo (della serie e stato solo un brutto sogno?). Una diversa rappresentazione del lato oscuro dell'infanzia "dannata" al cinema.