Naked blood - Film (1995)

Naked blood
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Megyaku: Akuma no yorokobi
Anno: 1995
Genere: drammatico (colore)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

I film giapponesi non necessariamente confezionati per il mercato estero danno fin dalle prime scene la sensazione di un cinema decisamente diverso da quello occidentale: un cinema in cui la suggestione si fonde con un’apparente mancanza di logica che forse è tale solo per noi. Cosa c'è di strano in una ragazza che grazie a un bizzarro apparecchio vive in simbiosi con un cactus o con un uomo che scompare mentre si sta per immergere vestito in mare? Per loro evidentemente poco o niente. Nel senso che ognuno dà la spiegazione che meglio crede e la cosa non è funzionale alla logica della storia. Che in NAKED BLOOD è quella di un piccolo genio della chimica quindicenne, il quale scopre un siero che...Leggi tutto moltiplica le endorfine nel cervello così da eliminare in noi il dolore. Sperimenta il suo “painkiller” su tre ragazze già in cura da sua madre e ne segue gli effetti spiandole con la telecamera. Finirà peggio del previsto, perché il siero elimina sì il dolore, ma provoca il piacere per le ferite, col risultato di trasformare le persone in masochiste sanguinarie. Siamo già a trequarti di film e da qui NAKED BLOOD ha un'impennata, rivelando una incredibile natura splatter. Effetti tremendamente realistici ci mostrano una ragazza che si divora il proprio occhio dopo averlo enucleato con una forchetta (!), un'altra che si infila di tutto sottopelle in un'orgia di sangue a tratti insostenibile. Almeno un quarto d'ora di splatter eccellente, ma per il resto un horror criptico, quasi sospeso in un limbo irreale la cui percezione ci sfugge. Poco parlato, diretto con gusto ma per noi spesso risibile e ancora più spesso noioso.

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Schramm 25/11/07 23:55 - 3495 commenti

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Dall'empireo della sua velleità, Sato proclama di voler portare alla pazzia il pubblico con le proprie opere. Con questi risultati, la mia sanità mentale residua può dirsi al sicuro. Si impone comunque all'attenzione grazie a sporadiche impennate ultrasplatter (una messa prova della sensibilità dei più impressionabili), malgrado l'irritante "vorrei-essere-meglio-di-Cronenberg-ma-mi-riesce-molto-male" che lo permea.

Greymouser 22/05/11 13:30 - 1458 commenti

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Film japan-shock che gioca tutte le sue carte nello spingere all'estremo la capacità dello spettatore di sostenere visioni di efferate auto mutilazioni, dovute all'effetto di una droga che tramuta il dolore in piacere. Il folle esperimento di un ricercatore, interessato a produrre una sostanza che allevi il dolore nei malati sofferenti, si trasforma quindi in un grand-guignol compiaciuto e sensazionalistico, cercando a tutti i costi di guadagnare la palma di film "maledetto". In realtà, disgusto a parte, il risultato è piuttosto inerte e noioso

Rufus68 21/05/17 22:01 - 3842 commenti

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La metafora è molto esplicita e potente (l'incapacità di sopportare il dolore e la ricerca totale del godimento) e ben s'intreccia con le ossessioni del Giappone postmoderno (automutilazioni, isolamento, infantilismo, masochismo, incomunicabilità). Purtroppo la resa artistica è pasticciata (oltre che catatonica) nonché tesa al compiacimento voyeuristico dello spettatore. E anche lo sviluppo cede il passo (logico) all'accumulo raffazzonato di sensazionalismi.

Bubobubo 19/09/18 12:49 - 1847 commenti

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A suo modo - per quanto possa suonare strano - è un film divertente, la cui unica colpa è nutrire una criptica ambizione simbolica (massimamente esplicitata nel confuso finale) che nel concreto non porta da nessuna parte. Molto buoni, pur nella ristrettezza di budget, gli snodi splatter, con menzione speciale per la donna catturata da un irresistibile impulso autofago... Rimane, nel bene e nel male, un film molto giapponese e quindi anche culturalmente distante da molti dettami estetici occidentali: ma questo gli appassionati lo sanno.
MEMORABILE: La terza vittima, ghiottona per natura, frigge nell'olio della tempura la propria mano e la sbocconcella a mo' di prelibatezza.

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