Lo spunto è interessante (lo scrive William Gibson, il guru del cyberpunk, che lo desume dal suo racconto omonimo), perché immaginarsi un corriere che contrabbanda dati informatici piazzandoceli nel cervello non era facile. Poi però tutto si perde in un action caotico di cui il regista Robert Longo (più noto come pittore) fatica a tenere le redini. Nonostante i personaggi abbiano un loro perché e occupino tutti un ruolo ben determinato, la sostanza del film è nulla. Tra esplosioni cibernetiche di cubetti e veloci sovrapposizioni tridimensionali, realtà virtuale e non si confondono seguendo un montaggio ipercinetico che porta spesso a frastornarci e basta....Leggi tutto E dispiace vedere un cast ricco di presenze allettanti (Takeshi Kitano che fa il boss yakuza, Dolph Lundgren incappucciato e con barbone, l'ex Dracula warholiano Udo Kier, Barbara Sukowa in versione 3D, le rockstar Ice T ed Henry Rollins…) sprecato in un simile caos in cui tutti perdono il tempo soprattutto a sparare e inseguirsi. Come dispiace trovare un Keanu Reeves molto in parte (era la faccia giusta) vagolare per il set gesticolando ad ogni occasione contro il mondo intero senza concludere niente di buono. Qua e là la mano di chi conosce a fondo il tema si sente (Gibson scrive interamente la sceneggiatura), ma gettare alle ortiche certe buone intuizioni per lasciar spazio a uno spettacolo chiassoso, ridondante e stancamente ripetitivo provoca un'irritazione ancora maggiore. E a ben vedere ci si trova quasi subito a pensare che prima si finisce meglio è. Sembra spesso di stare nella fantascienza alla Stallone.
Pop-corn movie alla Italia Uno dei bei vecchi tempi, una tavanata (inter)galattica il cui unico merito (?) è quello di avere costituito una sorta di magazzino da cui Salvatores ha trafugato tutto il trafugabile per il suo Nirvana, suscitando una doverosa reformatio in peius del giudizio su quest'ultimo. E capirai... Nel guazzabuglio però c'è un'idea schizzatissima di cast, e la mera presenza del testone di Kitano giustifica la visione. Il cyber-punk è una cyber-sòla.
Terrificante. Pout pourri di idee riprese prima in Nirvana e poi in Matrix, ma che all'epoca dell'uscita lasciò tutti di sasso per incomprensibilità e realizzazione (ma il buon Keanu ce l'aveva già nel sangue, la "matrice"). Johnny Mnemonic è come una stampede: roboante polverone indecifrabile e poi il nulla dopo il passaggio della mandria imbizzarrita, una pellicola che si snoda senza troppi perché o percome. In definitiva, un valido tentativo di portare il cyberpunk fuori dall'embrione de Il Tagliaerbe ma che non riserva sussulti. Bof.
Keanu Reeves in gran forma per un film sformato e inconcludente, nonostante le intriganti premesse narrative (un corriere di dati, attraverso un chip nel cervello, per conto di multinazionali). Quando a un certo punto della storia spunta il delfino si fa fatica a mantenere ancora la calma e a non urlare fantozzianamente a squarciagola “ma è una cagata pazzesca!”.
La bella ed originale idea di partenza viene completamente rovinata da una regia abulica ed inetta e da una sceneggiatura non all'altezza della situazione che col passare del tempo diventa sempre più confusionaria e che inoltre si perde spesso in banalità assortite. Peccato, perché il materiale di partenza era sicuramente sufficiente per fare un buon film. Così non è stato.
Uscito troppo in anticipo sui tempi, quindi incompreso, è un buon esempio di fantascienza cyberpunk: il fascino della città decadente immaginata da William Gibson (autore del romanzo), con più di un richiamo a Blade Runner; un paio di ottime idee (il lazo-laser, il folle predicatore interpretato da Dolph Lundgren); attori ben scelti (Keanu Reeves fa le prove generali per Matrix); una regia dinamica che si concede più di un tocco splatter. Takeshi Kitano conferisce al dittatore di torno la sua magnetica presenza.
Precursore del nuovo modello di cyberpunk che sfocierà in futuro in Matrix. Reeves con questa interpretazione segnerà il cammino verso la suddetta meta. Filmetto dopo tutto, ma di contenuto estremamente originale anche se non di spessore (colpa di una regia inconcludente). Ricordo quando lo vidi la prima volta e mi piacque veramente, perché lo trovai originale. Reeves è un attore non invadente, ma sobrio ed elegante come lo è stato in Matrix.
Come mandare in malora un racconto che è già una sceneggiatura perfetta diluendo gli ottimi elementi con una serie di figure macchiettistiche inutili nell'economia della trama. Il senso della storia viene stravolto in un impeto moralista di cui questo signor Longo e Gibson sembrano inspiegabilmente complici. Il regista manca completamente della visionarietà necessaria per un soggetto del genere, tanto che il film sembra girato 10 anni prima della sua uscita. Da evitare come la peste.
Mi aspettavo un film molto più appassionante e d'azione, la storia è originale e la prima parte scorre veloce; poi, successivamente, diventa ripetitivo e alcuni personaggi sono troppo tirati via (Lundgren è appena una macchietta). Bravo Reeves, simpatica la parte di Kitano mentre è del tutto improponibile Ice-T. Come passatempo può andare, ma non arriva alla sufficienza.
Fiacco fantascentifico con un discreto Keanu Reeves e c'è pure Udo Kier. Sulla carta il film può anche risultare interessante, ma lo svolgimento è francamente discutibile. Regia anonima, scene al limite dell'assurdo (a tutto c'è un limite). Da evitare.
In un periodo in cui il genere tirava come non mai il grosso neo di questa produzione è di aver affidato la regia a tal Robert Longo (?). Perchè la sceneggiatura c'è ed è affidata a William Gibson (vale a dire uno dei padri putativi del filone cyberpunk) e alla fine c'è pure un discreto cast, non altisonante ma sicuramente più che funzionale per l'epoca. Ma come già detto Longo non riesce a tirar fuori da ciò nulla di più che un modesto b-movie con alcune cadute davvero eclatanti. Dimenticato.
Nel panorama cyberpunk anni 90 Johnny Mnemonic è sicuramente tra i peggiori film prodotti. L'unica fortuna è quella di avere come protagonista un buon Keanu Reeves (che farà molto meglio qualche anno dopo col capolavoro Matrix). Bisogna dire che comincia molto bene, ma dopo 15 minuti comincia a prendere una brutta piega fino all'ultima parte, che rasenta il ridicolo (quella col delfino per intenderci). Peccato davvero perché l'idea di base era affascinante.
Tratto, seppur parzialmente, dal romanzo omonimo di William Gibson (qui sceneggiatore). La storia (impronta cyberpunk) non è male di per sé, ma purtroppo l'azione prende il sopravvento, facendo perdere un po' di linearità al tutto. Comunque regia di Robert Longo abbastanza efficace. Kitano sembra un pesce fuor d'acqua. Colonna sonora così, così. Intrattiene, niente più.
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