Dopo la discesa in campo politico di Berlusconi, nel 1994, una certa stampa ha effettivamente etichettato la sua televisione Anni ’80 come un concentrato di volgarità e di denigrazione della donna (considerata “oggetto”). Questo documentario-inchiesta ha, secondo il mio personale giudizio, posto l’accento giusto alla questione, tracciando con precisione temporale l’abbattimento dei tabù già dal decennio precedente. Senza enfasi alcuna dico che Martera ha finalmente reso giustizia a un falso culturale e in questo caso pregiudiziale.
Film-documentario che raccoglie interviste fatte ai protagonisti della trasmissione anni '80 "Drive in" per i trent'anni dalla sua prima messa in onda. Gli aneddoti e le curiosità si sprecano, specie quando ci si sbottona sulle ragazze Fast Food, capitanate dalla soubrette Tinì Cansino, perché messe a confronto con le altre donne scollacciate che giravano, in quegli anni, sulle reti locali e sulla Rai. Grande spazio ai comici di allora, specie a Gianfranco d'Angelo, re dei monologhi e degli sketch anti-Pippo Baudo. Decisamente buono.
Epocale trasmissione degli anni '80, Drive in viene degnamente "celebrato" in questo documentario di Luca Martera. Il merito principale dell'autore è quello di avere fatto emergere le novità in termini di "linguaggio televisivo" e il profondo senso di rottura con il passato anche recente del piccolo schermo operati da bel un gruppo di comici, ma merito anche di una regia e di un'opera di scrittura assai accorta. Il tutto ovviamente mescolato a gustosi inserti della trasmissione stessa. Esaustivo.
Stimolante ricostruzione storica di una certa fenomenologia televisiva che ribadisce il genio di Ricci. Drive In è stato icona ma non primogenito, una sorta di summa tra "Odeon", "No Stop" e "L’altra Domenica". La prima vera satira che remava contro il suo stesso sistema, che graffiava tra risate finte, marchi in bella vista e bellone. Come buttare polvere in faccia per colpire al fianco la politica, la concorrenza e il suo padrone. E se ancora oggi è additata come simbolo del berlusconismo, il suo creatore ne esce vincitore in un falso equivoco.
Parlare degli 80 senza citare Drive In è come parlare di auto senza citare la Ferrari. Come dimenticare le imitazioni di D'Angelo e gli sketch che prendevano di mira l'Italia Craxianandreottiana? Come dimenticare la velocità tra una sequenza e l'altra e gli sketch che facevano da collante agli spot televisivi (all'epoca importante innovazione)? La tv e l'Italia cambiavano proprio in quegli anni, tra le enormità delle Fast Food, un Teomondo Scrofalo e un Saxofono for me. Vero documentario sull'Italia moderna che andrebbe fatto studiare a scuola.
MEMORABILE: Baudo che arrivato in Fininvest nel 1987 pensava di essere diventato intoccabile: non fu affatto così!
Documento molto interessante sulla storia del programma di Antonio Ricci. Forse verso la fine peggiora un po', visto che Ricci inizia a "autoincensarsi". Un unico appunto che vorrei fare è che viene mostrato poco o nulla riguardo Matrjoska/Araba Fenice e Lupo Solitario, a mio parere programmi migliori e più geniali di Drive in.
Documentario ben realizzato che, parlando dell'epopea del celebre programma Fininvest, traccia anche un quadro più ampio della televisione e della società italiana del periodo grazie a filmati d'archivio e interviste a giornalisti e sociologi, oltre ad alcuni dei protagonisti del varietà. Interessante la parte in cui vengono smentiti i falsi miti sul programma; riviste oggi alcune gag, anche di politica internazionale, erano veramente caustiche e non potrebbero più passare, ma rendono ancora meglio l'idea di un'Italia che guardava all'America ma non ne era ancora assoggettata.
Tinì Cansino HA RECITATO ANCHE IN...
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Fantasmagorico documetario-intervista sulla nota trasmissione anni'80 Drive in, nata per festeggiare il trentennale della prima messa in onda. C'è anche Pippo Baudo, che pure oggi protesta per gli sketch di Gianfranco d'Angelo. Decisamente da vedere per capire perché il programma di Antonio Ricci è "l'origine del male", cioè berlusconiano fino al midollo. Persino Piersilvio Berlusconi, all'epoca adolescente vi partecipò, ma io preferivo Beruschi, la puntata con David Hasselhoff e quella con Gary Arnold Coleman.
Segnalo una curiosità su questo storico programma. Uno degli autori era Matteo Molinari, che negli anni successi pubblicherà due libri sul cinema, Bloopers: 250 memorabili errori dai film (1994) e Bloopers 2. Il ritorno. Oltre 600 nuovi, memorabili errori dai film (1997), entrambi dedicati agli strafalcioni cinematografici. Sull'onda del successo di questi due libri sarà poi creato (ma qui Molinari non c'entra), un omonimo sito.