Nulla di trascendentale sotto il sole dell' exploitation delle nuove generazioni.
Quello che a Hyett non riesce è far provare empatia e pietà per le povere ragazze usate come mera carne da macello dalla misoginia e dalla bestialità maschile, una sequela anestetizzata di stupri e pestaggi che pare troppo studiata a tavolino per incidere davvero, con discutibili risvolti da libro "Cuore" (l'amicizia tra Angel e la martirizzata Vanya, Angel che divide la cioccolata con un ratto che manco
Willard e i topi), nonchè costruito con una convenzionalità e una prevedibilità a volte quasi ingenua (troppo schematico, che rispetta, senza guizzi, tutti i clichè del rape & revenge scritti, a suo tempo, da Meir Zarchi: uomini che odiano le donne che nulla hanno di umano, rivalsa ginecea con la formula dell'occhio per occhio, la proverbiale fuga nel bosco-la parte migliore del film-).
Hyett viene meno proprio dove avrebbe dovuto colpire di più (pare quasi che lanci il sasso per poi nascondere la mano), e, pare quasi un controsenso in termini, manca proprio la visceralità, perchè non bastano ragazze emaciate, peste e agonizzanti e animaleschi rapporti sessuali per decretarne la svolta disturbante che tiri pugni sotto la cintola (insomma, mi son parse le solite cose) dove vengono lasciate fuori la morbosità a scapito di una crudeltà un pò troppo programmata.
Alcuni passaggi prettamente splatter, poi, non sono riuscitissimi (l'esagerata macellazione a base di coltellate che Angel infligge al mostruoso e bestiale Ivan, che pare realizzata in CG) e la fotografia cupa e caliginosa risulta non poco fastidiosa e quasi fittizia.
Non è un brutto film, per carità, e il creatore dei mutanti di
Descent qualche punto se lo porta a casa come i flashback di guerra nei ricordi di Angel (con la madre uccisa a freddo sotto i suoi occhi), la vomitata sulla ragazza morta, le iniezioni di droga che Angel impartisce alle ragazze, i resti dei cadaveri verminosi e nel bosco, le derive alla
Eden lake quando Angel trova riparo nella casa dei "porcellini" (cultissime le ballerine antisesso con la faccia del porcellino) dove (per via di un twist "fotografico") sfocia una feroce lotta femminea in puro Wes Craven style, incastrato nel tubo facendo la fine del topo (e la vendetta uterina si compie), Viktor che sgozza gratuitamente una delle ragazze "rastrellate" davanti alle altre solo perchè "con lui non si scherza", e la buona trovata di rappresentare la "piccola" Angel (bravissima e intensissima Rosie Day) sordomuta e con una voglia sul lato destro del viso ("difetto" che la risparmia dalle angherie sessual/manesche del maschio alpha, prendendo mansioni di sguattera "curando" le ragazze schiavizzate con iniezioni di droga e truccandole alla bell' e meglio), che memore della
Casa nera e del
Nascondiglio avatiano, passa il tempo a nascondersi tra le intercapedini del bordello della morte, tenendo in scacco un gruppo di soldati assetati di sangue.
Dialoghi ridotti all'osso, terribili mazzate sulla capoccia (che sia con un sasso o con un salvadanaio a forma di maialino), rese dei conti da action movie, la dimensione favolistica alla fratelli Grimm trasportata tra gli orrori della guerra dei Balcani, ceffi da galera che sarebbe un complimento, ragazze ridotte a mere bambole gonfiabili per sfogare i propri belluini istinti, una OST ossessiva a sottolineare il disagio e la dimensione infernale (riuscita solo in parte) e azzeccata chiusa intinta nell'ambiguità (il dottore).
In linea con Manlio Gomarasca che chiudeva la sua recensione su Nocturno con "
Disturba, ok. Ma alla fine cosa rimane?"
Il senso (della vita nella casa delle stagioni) è proprio questo, alla fine cosa rimane? Se non il solito rape & revenge uguale a mille altri?
E proprio questo il suo principale difetto, che alla fine non rimane granchè.
Nella media del (de) genere, bene ma non benissimo.
Da confrontare, con le dovute differenze narrative, con
Eden di Megan Griffiths.