Summa (o quintessenza) di tutto il cinema schraderiano (per chi ama questo autore personalissimo, fin dagli esordi, un must masturbatorio, per gli altri posso capire il rischio fuffa) dall'edonismo ottantiano di
American Gigolò (di cui
The canyons ne è lo specchio riflesso del nuovo millennio), dallo scambismo e dalle trasgressioni di coppia di
Cortesie per gli ospiti, dal sesso "malato" e perverso dai toni voyeuristici (
Auto Focus), ad un amore impossibile da riconquistare che non porta altro che grattacapi (
Lo spacciatore), al corpo martoriato di Cynthia e il letto imbrattato di sangue come una delle vittime di Malcom McDowell ne
Bacio della pantera e una decadenza che è l'anima di un autore sensibile e mai convenzionale (i cinema chiusi e dismessi sui titoli di testa e di coda, gli iPhone, i social network (Facebook in questo caso) e le chat che hanno preso il posto degli schermi cinematografici-emblematica la scena in cui la Lohan si sta vedendo uno z movie zombesco sul suo tv al plasma, riceve un messaggio e continua la conversazione virtuale sulla televisione "uccidendo" il b-movie).
La personalità schraderiana fagogita pure il genio di Ellis (nei dialoghi tipici dell'autore di
Le regole dell'attrazione, dove salta fuori
American Psycho, con James Deen, che si arma per uccidere con coltellaccio e guanti di lattice, da Patrick Bateman in micro e dove Schrader si fa beffe dello psychothriller, buttando lì-di primo acchito-un momento grandguignolesco che destabilizza, da tanto è inaspettato e "fuori sincrono" dalla vicenda di corna, orge psichedeliche alla
Behind the green door, amori sofferti, giochi e giochetti di coppie e coppiette, slanci omosex, lusso che è uno schiaffo in faccia alla miseria, pedinamenti di virtuosismo depalmiano al centro commerciale, e un finale tanto amaro quanto bruscamente troncato, che difficilmente si scorda. Sullo sfondo una Los Angeles assolata che riflette l'alienazione di tutti i protagonisti (soprattutto una Lohan piena di crucci, mignotta per convenienza e uno straordinario James Deen che mette i brividi per il suo narcisismo patologico e l'ossessione per il controllo che sconfina nella follia).
Non mancano nudi integrali sia femminili che maschili (questi ultimi sfacciatamente full frontal) e una masturbazione non simulata che sconfina nell'hardcore, con peni mezzi eretti, spettatori di spettacolini porno/coniugali alla
FermopostaPer quel che mi concerne nettamente superiore al più blasonato
Affliction, dove si odora l'animo schraderiano a ogni fotogramma, volutamente sgradevole e fintamente girato come un porno soft di quarta categoia, che ne aumenta il disagio e lo squallore, come le esistenze dei personaggi messi in scena.
Più Schrader che Ellis alla fine, o meglio, il punto di incontro tra due autori straordinari nei loro rispettivi habitat (cinema e letteratura), che da tempo di inseguivano nei loro lavori (cosa non è
American Gigolò se non l'avvento dell'edonismo di
American Psycho? E cosa non è
American Psycho se non la versione sadiana di
American Gigolò?) che fusi insieme decantano la rovinosa caduta dei valori e la decadenza di un America che sta andando in cancrena, di cui dei polverosi cinema abbandonati non può che fregarsene di meno (al contrario della nostalgia canaglia di Peter Bogdanovich), dove gli smartphone e la tecnologia hanno preso il sopravvento.
Curioso come le principali testate cartacee si dividano nettamente sul film: per
Ciak e il
Mereghetti una mezza porcheria, per
Nocturno e
Film Tv dalle parti del capolavoro incompreso.
Mai come in questa opera postmoderna livida e crudele posso ben capire le due fazioni. E , probabilmente, ha fatto breccia nel sottoscritto perchè vissuta come profondamente e indissolubilmente schraderiana.
Intensissimo il commento musicale di Brendan Canning.
Forse è davvero questa la luce del giorno dello Schrader odierno.
Resta da capire se il momento della masturbazione non simulata, ad un passo dal porno, del giovanotto che guarda Deen e la Lohan in effusioni amorose sul divano, sia passata nei nostri cinema all'epoca (o passi in televisione tutt'ora), intonsa nel dvd della
Koch e con vivi complimenti al visto censura PER TUTTI.