Un circuito chiuso di telecamere nascoste impiantato da una giovane coppia inchioda un serial killer di baby-sitter, una delle quali era loro amica. Il difetto del film è rifarsi nello stile a Blair witch project, il pregio è spiare con realismo nella quotidianità di un mostro che, nella sua vuota e squallida esistenza, trova piacere nel violentare e decapitare le sue malcapitate vittime. È una possibile storia di un possibile assassino seriale: il mostro di Torre Gaia. Effetti speciali di Sergio Stivaletti. Dategli un'occhiata...
Le telecamere a circuito chiuso ci fanno entrare nella vita privata molto disturbata del mostro barbuto, solo all'apparenza gentile giardiniere. Certo, il ritmo non abita qui, anche perchè si tenta di rendere il tutto più reale possibile; e anche il mostro stesso non può certo fare sfracelli ogni dieci minuti. Ma è proprio questa sensazione di vita reale a dare un perchè alla pellicola, che pur non convincendo fino in fondo (il protagonista è credibile, ma un po' si sente che recita), resta un qualcosa di piuttosto inedito, cosa abbastanza rara nell'ambito del genere finto reale.
MEMORABILE: Il mostro, alla poveretta, munita di carta e penna: "Scrivi, senza tremare mi raccomando, Cara mamma..."; Testa a testa "Ti presento Francesca...".
Una piacevole sorpresa: gli posso addebitare una certa lentezza iniziale e qualche peccato veniale nella grafica e nella plausibilità di alcune azioni dei due ragazzi. Per il resto ha il giusto crescendo e rende bene la malsana quotidianità dell'uomo senza sfociare in episodi eclatanti (come avrebbe fatto mezzo mondo) o presentare improbabili sfide a guardie e ladri. Insomma, Amato sa dove fermarsi e maneggia il mockumentary (genere spesso a rischio vaccata) con buone scelte narrative, dialoghi efficaci e attori discreti. Meriterebbe l'export.
Gli archetipi antecedenti nel thriller (La finestra sul cortile) e nel mockumentary (The Blair witch project) sono ovvi e già imitatissimi a loro volta; ma qui vengono miscelati in maniera matematica: ne esce un film freddo ma emozionante, a tratti noioso e a tratti da brivido, furbo e insieme audace, che nel suo estremo rigore trova il suo motivo di rispetto ma anche la sua faticosità. Un'operazione fondamentalmente artificiosa che ambisce (e spesso riesce) a risultare realistica.
MEMORABILE: Le teste di Sergio Stivaletti (sì, le fa ancora lui) nel frigo.
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Intervista a Giorgio Amato da cui "imparo" che nasce sceneggiatore, poi scrive il libro su cui è basato questo film che rappresenta la sua prima esperienza da regista.