Rassegna estiva:
Melò d'agosto-Un'estate melodrammaticamente melodrammatica
Ancor oggi un pugno nello stomaco, ancor oggi rimane intatta l'atmosfera morbosa, necrofora e decadente, ancor oggi tra i più viscerali e funerei capolavori del cinema americano.
Non solo perchè è il primo film hollywoodiano a trattare di cannibalismo, dove sua maestà Mankiewicz anticipa la furia e la famelica fame dei morti viventi romeriani (fame che viene amplificata nell'agghiacciante sequenza in cui la Taylor si trova nella "fossa dei serpenti" insieme a un nugulo di pazzi furiosi che la bramano come se volessero sbranarla) ma che dona uno dei prefinali più potenti, visionari, apocalittici, allucinati e incubotici mai girati.
Non solo Romero, ma Serrador pescherà a piene mani per quell'angolo di Spagna arcaico e primitivo raccontando dei suoi bambini assassini, Barilli farà divorare la Farmer come Sebastian, Fulci se nè ricorderà per i paperini da non seviziare, Huyck farà fare a brani la Judy Bang nel cinema del
Messia del Diavolo come la mano di Sebastian che si protrae verso il cielo mentre viene divorato dalla giovin massa famelica, Tykwer ne riprenderà paro paro il finale per quel capolavoro che è
Profumo, in una gang bang omosex dagli orrorifici livori antropofagi, con i ragazzi di vita pasoliniani che si gettano affamati sulla preda, in un rito pagano cannibalico di rara potenza orrorifica che mantiene intonsa tutta la sua espressività apocalittica e disturbante (mi immagino che botta fu all'epoca), di cui Robin Hardy ne acquisterà le coordinate per la sua ritualità sull'isola scozzese (le fiamme al posto del pasto antropofago).
Sebastian che corre per le stradine braccato dai ragazzi, la morte (la morte, la morte, ben prima di quella che si paleserà ai viaggiatori delle
5 chiavi francisiane e di quella argentiana di
Inferno) che sghignazza seduta in disparte (quando passa la Taylor è una semplice vecchina, che non sarà passata inosservata al Friedkin dell'
Esorcista), il macabro monumento di sorella morte che si erge minaccioso nell'inseguimento (quando , poi, passa la Taylor è un comune santuario), le urla disperate della Taylor che avranno sicuramente tolto il sonno al nostro Lucione nazionale.
Eppoi mostruosi giardini, una pianta carnivora che si ciba di mosche, un'ascensore per l'inferno, la pazzia della Hepburn, la lobotomia iniziale, i vaneggiamenti deliranti e onnipotenti della Hepburn riguardo a suo figlio Sebastian (
Ha visto il volto di Dio!), la Taylor che tenta il suicidio che come spettatrici c'ha un covo di pazze, il dipinto pre avatiano di San Sebastiano, ninnoli e gingilli mortiferi (c'è pure il teschio che Julian Roffman ruberà per
La maschera e l'incubo), barocchismo decadente e una coltre di perversioni e morbosità come pochi hanno osato a Hollywood in quegli anni.
Incesto (l'esclusivo e insano rapporto madre e figlio, la cugina usata come esca sessuale, ma anche la madre), omosessualità sbattuta in faccia, avidità, il terrificante racconto dei falchi e delle tartarughe appena nate, il vestito bianco candido e immacolato, che si contrappone alla miseria e alla "sporcizia" dei ragazzi di vita, l'ossessivo strimpellare degli strumenti rudimentali che accompagnano la banda di giovani "selvaggi", angosciante e inquietante marcetta che prelude al massacro che si consumerà di lì a poco, la Taylor che provoca (sotto ordine del cugino perverso) la torma di giovani a bagno nelle acque del mare, con un costumino bagno inzuppato che risalta le sue grazie, come un'esca per alligatori, le banconote gettate in pasto ai figli della violenza.
Un horror travestito da melò, dove il regista di
Uomini & cobra osa l'inosabile spalleggiato da Tennessee Williams (che detestò il film per come Mankiewicz lo tradusse) e Gore Vidal, andando ben più in là dove nessun film (all'epoca) si era mai spinto.
Ora, come allora, rimane un'apologia di rara crudeltà e bellezza marciscente, con quel finale terrifico che sembra un pezzo di inferno sulla terra.
Saccheggiato, citato (nemmeno troppo) velatamente, e depredato dal cinema di (de)genere che verrà, in ogni sua sfumatura.
Mai , come in questo caso, la parola capolavoro non è usata a sproposito.
Non per nulla nella lista filmica kinghiana di
Danse Macabre
Per quanto mi riguarda insieme a
Uomini & cobra e agli
Insospettabili la punta di diamante del cinema mankiewicziano.
Di tormentata bellezza la Taylor, di arcigna pazzia materna/castratrice la Hepburn.
Quando il melodramma sconfina nelle viscere dell'orrore, con quel racconto traumatizzante tra i più lucidamente funesti, sconvolgenti e atroci mai girati.
E come imprecò disperatamente trentasei anni dopo Joe Pilato: "
Su, avanti, mangiate!"