Dietro il candelabro si svela una relazione tra una star pomposa e un ragazzotto di provincia. Soderbergh gira il compitino assegnatogli senza sfruttare l’impatto glam e barocco del protagonista e racconta una storiella che non dice nulla, tranne un piccolissimo segnale sull’inaccettabilità del pubblico verso i gay. Douglas regge la baracca con una ottima interpretazione, mentre Damon si confonde nella tappezzeria. Un potenziale enorme ridotto a scaramucce di coppia. Ma a chi interessa?
MEMORABILE: Douglas mentre si esibisce; In negativo, l’intervento di chirurgia plastica.
Valente pianista e uomo di spettacolo di leggendario cattivo gusto, Liberace cercò di tenere nascosta al pubblico la propria omosessualità, ora esibita in questo film tratto dalle memorie di uno dei suoi amanti. Anche se la storia di questo tira-e-molla sentimentale intriga poco ed è più interessante il "dietro le quinte", per quanto solo abbozzato, il film nel complesso risulta ben fatto e Douglas offre una discreta prestazione in un ruolo da "vecchia zia pazza" a forte rischio di macchietta. Soderbergh ha fatto poco di meglio e molto di peggio.
È un biopic improntato al kitsch e non poteva essere altrimenti, ma con il giusto mix di umanità e ironia, senza scadere nel becero. Notevole la performance di un divertito Douglas, discreto Damon nella parte del bambolotto-consigliere-strafatto, degni di nota anche Aykroyd e Lowe. Molta cura del dettaglio e attenzione ai personaggi, mentre i risvolti pubblici della storia e scandalismi vari entrano in gioco solo in parte (il che è positivo).
Film sugli ultimi dieci anni di vita del pianista americano e gay Liberace, morto per AIDS nel 1987, con due attori che non ti aspetti: Michael Douglas e Matt Damon. Ad un primo tempo pieno di piume, paillette, corpi nudi maschili e copulazioni in stile Vizietto, fa seguito un secondo dove la coppia scoppia, dove è un piacere ritrovare il Douglas dei tempi de La guerra dei Roses, per cattiveria, cinismo e arroganza. Sarà un caso che i ruoli femminili si riducano a due e tutti e due sono delle madri ultra-settantenni? Buona la prova degli attori.
Liberace come Versace, o meglio come una parodia del fasto in cui il mondo del grande talento sartoriale Gianni Versace era avvolto. Il kitsch domina all'ennesima potenza. Douglas voleva a tutti i costi confrontarsi, come molti suoi colleghi, con un personaggio gay, ma dei due è Matt Damon a vincere la sfida, con un'interpretazione strepitosa. Menzione alle grandiose scenografie, ma i luoghi comuni abbondano e la stessa memoria di Liberace non so quanto ci guadagni. Più o meno ai livelli de Il vizietto, ma con molto più oro.
MEMORABILE: Il protègè: ma si usavano realmente certi vocaboli all'epoca?
Soderbergh rimane sui palchi e nelle loro vicinanze, dopo Magic Mike, e racconta la storia (sentimentale più che artistica) del pianista Liberace. Il bilanciere è parziale, sembra puntare contro l'opulenza: Douglas con la sua (seppure indubbiamente voluta) recitazione sopra le righe, le miriadi di dettagli kitsch dai titoli di testa a quelli di coda fanno divampare un forte senso di disagio nello spettatore che neanche la remissio peccatorum (peraltro inutile) finale riesce a sanare. Si vuole parlare di omosessualità, ma i soliti tabù restano.
L'ennesimo film medio di Steven Soderbergh "mezzabotta" (n.d.r.): non si discute la professionalità della pellicola (c'è), ma la sostanza sì (non c'è). Dietro la bella prova di Douglas e la bella confezione (con tanto, a tratti, di scenografie sfarzose)
c'è poco o nulla. E' la solita storiellina tra un uomo famoso e maturo ed un giovane
ragazzotto che presto verrà sostituito da un altro e bla bla bla. Novità? Nessuna. Interesse? Poco. In definitiva? Vedibile ma senza particolari aspettative. Mediocre, ma con qualche perché.
Immaginifico inno al kitsch, il film su Lee Liberace riflette certamente l'esteriorità del personaggio ma lascia aperta più di qualche domanda sull'essenza dell'uomo e dell'artista assurto a grandi livelli di celebrità ma rapidamente caduto nell'oblio. Soderbergh si sofferma su una storia sentimentale in un film assai curato a partire dalle magnifiche interpretazioni dei protagonisti (Douglas in particolare si conferma grande attore) fino a scene e costumi ma forse troppo etereo e di poca sostanza. Meritevole comunque di visione.
Un biopic un po' prevedibile ma apprezzabile per i talenti messi in campo. Soderbergh riesce a far scorrere liscia la trama fino alla fine, senza che ci si annoi, anche se la storia non ha molte svolte. Douglas è semplicemente eccezionale (molti momenti sono retti solo dalla sua performance, davvero incredibile), Damon gli tiene testa abbastanza bene, soprattutto nella seconda parte. Un buon film, ma forse poteva essere più interessante, magari approfondendo alcuni aspetti del rapporto tra i protagonisti.
Biografia romanzata della star del piano Liberace prodotta da HBO. Il problema principale è proprio quel sentore televisivo che impedisce alle immagini di Soderbergh di spiccare il volo con una certa personalità. La regia e il montaggio restano sempre leggermente ingessati, quasi intrappolati in un gioco canonico che ne limita le non indifferenti doti kitch e sopra le righe. Ottime comunque le interpretazioni di tutto il cast con un Douglas davvero perfetto e un redivivo Rob Lowe nel ruolo dello strafatto chirurgo.
Ancora un grosso passo falso per Sodebergh dopo quella clamorosa "vaccata" di Magic Mike. La sceneggiatura non prende davvero mai, nonostante la forza intrinseca di Liberace. Il regista si sofferma quasi unicamente sulla componente sfarzosa e sopra le righe senza analizzare a fondo la personalità di Liberace (con i propri sogni, con i propri tormenti). Malissimo Douglas e Damon, ma non gliene faccio troppo una colpa visto la pochezza quasi imbarazzante dello script. Raggiunge a fatica i due pallini grazie alla professionalità della confezione.
Film paradigmatico del poliedrico ma sempre omogeneo stile di Soderbergh il quale, nella sua sfida alla destrutturazione dei generi sceglie stavolta il bersaglio più a rischio, quello del biopic, dirigendo un'opera sì coinvolgente dal punto di vista estetico ma scostante e ambigua come il suo protagonista. Senza mai aderire al punto di vista di Liberace, epperò senza mai giudicarlo direttamente, il film rivela un inconsueto, disturbante, "brechtiano" rispetto per gli eccessi suoi e del suo amante Thornson, ricodificando i ruoli di vittima e carnefice.
MEMORABILE: Lo straordinario, "luccicante" lavoro su scene, costumi e trucco; Le contraddittorie interpretazioni di Douglas e Damon.
Come tutti i biopic di personaggi famosi c'è sempre la parte che cede al romanzato e al sentito dire (quando non al vero e proprio pettegolezzo). Se poi il soggetto centrale è uno come Liberace allora veramente ci può essere spazio per tutto. Ma detto questo, onore e merito a Soderbergh, che dirige magistralmente e soprattutto a Douglas, che offre una delle sue migliori recitazioni di sempre. Raffinata e delicata ma al tempo stesso kitch e sopra le righe. Cialtronesco come al solito Damon: pettorali, sedere sodo e olio sul corpo le uniche peculiarità.
Uno strepitoso Michael Douglas nei panni (e le piume) di Walter Liberace, pianista famoso per i cachet stellari ma anche cinico opportunista nei confronti dei suoi boys di turno. Soderbergh descrive con ironia ed esagerazioni, fra arredi super-kitsch, parrucchini, diamanti sfavillanti e molto altro, il mondo terribilmente solitario di una star e il suo inutile tentativo di nascondere la propria natura. Gli fa da contraltare un Matt Dammon altrettanto capace. Divertente e malinconico nel contempo.
MEMORABILE: Le note d'apertura di "I feel love", per introdurci cronologicamente nel 1977.
Può sembrare solo gossip o solo una storia di ricconi americani trionfalmente kitsch, ma in realtà è lo spaccato di un’epoca e soprattutto una storia d’amore scandita da lusso e bizzarrie e tira-e-molla da soap opera, ma intima e al contempo complessa un po’ come tutte. La storia vera del rapporto tra il divo Liberace (che riemerge dall’oblio con una potenza insospettabile) e il suo giovanissimo boyfriend attraversa tutti gli stadi possibili, trasmettendo una gamma articolata di variazioni, ben sostenuta dagli interpreti (notevole Douglas!).
L'eccentrico artista Liberace, vera icona del kitsch Usa anni 70/80, ritratto negli anni maturi della sua intensa relazione omosessuale con il giovane Scott. Film coraggioso di Soderbergh e del sorprendente duo Michael Douglas/Matt Damon, ottimi nel ruolo. Il regista privilegia la descrizione dell'intimità del personaggio, focalizzandosi morbosamente sulla sua storia affettiva, le sue manie e debolezze, in ultima istanza la sua solitudine. Alla lunga però viene a noia.
Chapeau a Soderbergh che, ispirandosi a una storia vera, ha prodotto un ritratto intimo, forte ma delicato allo stesso tempo, scorrevole ma dettagliato, ricostruendo fedelmente ambienti, costumi e capricci di Liberace. E bravi anche Douglas e Damon in due ruoli tutt'altro che semplici: il primo rende credibilissimo l'originale persino quando suona il piano, impavido e imponente; il secondo nell'interpretare una sorta di marchettaro senza personalità che deve restare rigorosamente dietro le quinte a immagine e somiglianza (soprattutto) dell'amato.
MEMORABILE: Ti prego non essere infelice. Non ti sopporto quando fai quella faccia, soprattutto dopo quello che l'ho pagata.
La storia della relazione malata fra il celebre Liberace (poco noto da noi, ma considerato negli Usa un vero e proprio Elvis del pianoforte) e di un suo giovane protetto che viene prima adottato e poi rinnegato: ritratto spietato e meschino di un'icona camp (più che gay) in cui il kitsch assurge a unico valore esistenziale (azzeccato il titolo). Douglas e Damon fanno un eccellente lavoro di mimesi e il film risulta, caso insolito nel genere, lontanissimo dall'agiografia e godibile anche per chi ignora il personaggio.
MEMORABILE: Liberace che rifiuta di farsi togliere il parrucchino in sala operatoria.
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DiscussioneDaniela • 10/12/13 09:09 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Didda23 ebbe a dire: Zender è al cinema con il titolo italico "Dietro i candelabri"
Negli USA invece non è approdato sugli schermi, ma trasmesso direttamente in televisione su HBO, per cui sulla scheda IMDB risulta film TV.
Film non del tutto convincente ma da vedere per cogliere (o per confermare per l'ennesima volta) il livello qualitativo della televisione americana e la distanza siderale con le produzioni nostrane...
Ruber ebbe a dire: Che delusione! Visto questa sera, si può riassumere che lui oltre a gay e a suonare il piano divinamente, se la faceva con un biondino. tutto qui.
prova a pensare a cosa ne sarebbe venuto fuori con la televisione italiana !!!
Galbo ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Che delusione! Visto questa sera, si può riassumere che lui oltre a gay e a suonare il piano divinamente, se la faceva con un biondino. tutto qui.
prova a pensare a cosa ne sarebbe venuto fuori con la televisione italiana !!!
Aahah hai ragione Galbo, chissà da noi al povera Liberace che sceneggiatura gli avrebbero appioppato! non voglio neanche immaginarmelo!
DiscussioneDaniela • 29/12/16 10:02 Gran Burattinaio - 5927 interventi
E' morta il 28 dicembre 2016 per ictus Debbie Reynolds, madre di Carrie Fisher, la principessa Leila, deceduta solo il giorno prima.
Interprete di tante commedie di successo negli anni Cinquanta e Sessanta, Debbie Reynolds si è conquistata un posto nella storia del cinema con il personaggio di Kathy nel capolavoro Cantando sotto la pioggia. , accanto a Gene Kelly.
Era la ragazza che "prestava" la sua bella voce alla diva del muto con la voce da gallina interpretata da Jean Hagen.
Credo non abbia retto alla morte della figlia. Un rapporto burrascoso il loro (Cartoline dall'inferno ne e un limpido, commovente e spietato specchio)
Ricordo con piacere un servizio di Ciak del 1993, dove ritraeva (apparentemente felici) madre e figlia e la Reynolds si congedava al giornalista che le intervistava con questa battuta: "Credo che mi ricorderanno come mamma della principessa Leila"
DiscussioneZender • 29/12/16 14:32 Capo scrivano - 47787 interventi
Sì, sicuramente non ha retto, non può certo essere una coincidenza visto che aveva vegliato la figlia prima che morisse...
DiscussioneRaremirko • 3/06/19 22:53 Call center Davinotti - 3862 interventi
Ottimo prodotto tv di Soderbergh, con due interpreti fenomenali e make up strabiliante (andate a vedere il volto di Damon post operazione e sappiatemi dire).
Affascina e trascina sin dai primi minuti e pure il cast di contorno è noteovle (Aykroid, il Reiser di Alien 2).
Notevole confezione e location, finale struggente, per un bio-dramma notevole e sottovalutato.