Partendo della deriva personale del maestro Ip man, Wong narra un affresco estetizzante, tendente all’epica, della storia cinese; 30 anni (’30-’60) che ripercorrono la formazione, le prese di coscienza e gli scontri eroici dei due maestri (Ip man e Gong), la II guerra mondiale e l’invasione giapponese, la lotta tra scuole per l’introduzione degli stili, per l’onore. Tecnica abbacinante ma centralità dei personaggi disegualmente cesellata: la dolente incompiutezza delle cose e lo scorrere rapido e ineluttabile del tempo (primavera-inverno), tema ricorrente dell’autore cinese, soffrono di un montaggio sbilanciato che sbaraglia la sintassi e permette poca empatia.
Il destino dei discendenti della scuola di Wing Chun a cavallo del conflitto sino-giapponese. Aggravato da una costruzione narrativa ellittica, reiterata e ridondante, il film è troppo epico per animare il melodramma e troppo estetizzante per sostanziare l'appello storico. La magniloquenza stilistica di Wong sommerge i personaggi come il flusso del Tempo, senza che le travolgenti sequenze di Kung-fu trovino equilibrio nel corpo complessivo (come nello sconcertante epilogo). Scorci di struggente e ieratica bellezza suggeriscono però che è sempre meglio un Wong Kar-wai sbagliato che edulcorato.
Se è vero che siamo lontani dai capolavori dell’autore, è altrettanto vero che siamo distanti anni luce dalle recenti ignominiose prove. Il film, infatti, è una buona pellicola di intrattenimento che può contare su una forma scintillante e curatissima (ottime le scene di kungfu) e su una storia un po’ ingarbugliata e non del tutto incomprensibile a causa anche delle disavventure produttive che hanno portato a tagli indiscriminati che aumentano l’ellitticità del narrato. Finale con tanto di omaggio a Leone e Morricone. Buono con un po' di generosità.
C'è un grande sfoggio di tecniche per le immagini e i suoni, che amplificano ed esaltano i movimenti durante gli scontri, preferibilmente sotto la pioggia, sfruttata al ralenti, con i suoi schizzi di acqua e sangue (c'è molto stile occidentale in queste fasi). Per contro grande staticità (notevole la fotografia ricca di primissimi piani) durante le parti di dialogo e sentimentali, che assieme a un montaggio non lineare, nonostante la ripetizione dello scorrere degli anni, rendono non proprio immediata l'assimilazione di tutta la storia.
Una storia complessa dipanata attraverso 40 anni di storia cinese. Nonostante la cura delle inquadrature, la fotografia ricercata e la bravura degli attori non è facile esserne coinvolti e dopo un po' la tentazione è di saltare da un incontro di kungfu all'altro, anche se talvolta gli stessi scontri sono ripetitivi o pacchiani (tipo quel treno in stazione che non finisce mai). Va comunque riconosciuto che in alcune scene sentimentali o primi piani Kar-Wai sa come suscitare intense emozioni, e questo rimane il suo marchio di fabbrica.
Attraverso 30 e passa anni di Cina, percorrendo il conflitto bellico e l'invasione jap, si snodano gli intrecci delle arti marziali che finiscono per ottenebrare l'amore. Un mondo di onore che la morte glorifica, ma anche 120 minuti di danza e, spesso, filosofia a buon mercato. La pellicola paga una lentezza disarmante, uno slow motion e nella lotta e nel dipanarsi della matassa e una fotografia che tende ad appiattirsi sotto la gravità di una storia fin troppo allungata.
La dicotomia tra estetica e contenuto vede la prima prevalere sul secondo in questo film di Wong Kar-wai. E' apprezzabile la volontà del regista di utilizzare le arti marziali quasi come paravento per una storia di passioni ed erotismo sublimato ma la storia è troppo frammentata e si segue con difficoltà. Immagini splendide e un bellissimo finale, ma il grande film che poteva essere è mancato.
Un'epopea dedicata a un grande maestro di arti marziali realizzata con una pellicola lievemente prolissa. Ottimi combattimenti con riprese di livello ben coadiuvate da immagini eccellenti. L'excursus sentimentale trova il suo spazio e non annoia, anzi. Certo qualche salto temporale di troppo ogni tanto appare.
Un film di una bellezza estetica indicibile sia nelle coreografiche scene di combattimento sia nei momenti più riflessivi, con la macchina da presa che si sofferma su pregnanti primi piani. La storia non prende fino in fondo vuoi per le vicissitudini produttive che ne hanno compromesso il volere del regista, vuoi per dialoghi non del tutto incisivi. Il contorno è abbastanza riuscito, anche se i tre momenti topici sono scontri a colpi di kung-fu. Nel cast svetta il carisma di Tony Leung. Nel complesso un film buono, anche se era lecito chiedere di più a un regista valido come Wong Kar-wai.
MEMORABILE: Il primo combattimento sotto la pioggia: un saggio mostruoso di tecnica registica.
Kar-wai si cimenta nel racconto storico di Ip Man e delle vicende che seguono la sua vita e quella di chi gli sta intorno; il protagonista è un meraviglioso Chiu Wai, che recita in maniera perfetta. Nonostante qualche lungaggine e tempi morti non facili da reggere, la maestosità della messa in scena, insieme all'azione e a una fotografia molto valida, rendono il film godibile e degno di essere apprezzato. Ottimo anche il resto del cast, coordinato perfettamente nelle scene di lotta nella pioggia e nella neve.
Difficile pensarlo come un film storico, o anche solo un wuxia storicizzato: viene piuttosto spontaneo definirlo, ancor prima dell'esplicita (e un po' gratuita) citazione leoniana del finale, un film sulla memoria transiente che i protagonisti conservano di sé e della propria rappresentazione, sullo sfondo di un complesso periodo storico (purtroppo caricato di sentimenti antinipponici) ancora poco conosciuto in occidente. Di grande raffinatezza visiva i combattimenti, degni delle migliori pagine registiche di Wong: un po' affrettati e narrativamente scricchiolanti gli ultimi 20'.
Wong, come nel bellissimo Ashes of time, torna a unire arti marziali e cinema sentimentale sfornando una pellicola a tratti ben riuscita. Il film porta sullo schermo la storia di Yip Man, celebre maestro di Wing Chun, e preferisce concentrarsi su alcuni momenti salienti della vita dell'uomo invece che proporre un biografico. I combattimenti sono coreografati con grande stile e rappresentano senza dubbio il punto di forza di un film in cui la tecnica prevale sul contenuto. I personaggi vengono poco approfonditi per lasciare spazio a qualche autocompiacimento nella regia di troppo.
MEMORABILE: La lotta sotto la pioggia; Il combattimento tra Tony Leung e Zhang Ziyi.
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Mickes2 ebbe a dire: Rebis "Scorci di struggente e ieratica bellezza suggeriscono però che è sempre meglio un Wong Kar-wai sbagliato che edulcorato."
quoto e straquoto :)
Ciò non toglie che rimane una mezza delusione però. Sarei curioso di vedere la versione integrale per il mercato orientale: pare che la nostra abbia subito diversi tagli a discapito della costruzione narrativa complessiva. Però, sì, un gradito rientro di Wong a un cinema più personale :-)
non sapevo di una versione integrale, il rip che vidi ai tempi era sui 130' circa e pensavo fosse anche la versione "definitva". ho cmq poi saputo delle 4 ore abbandondanti di girato e conseguenti tagli (imposti da chi non saprei). ad ogni modo, il film ne risente in maniera abbondante (purtroppo) ed è senz'altro un'aggravante questa di Wong di faticare nel chiudere le sceneggiature e condensare i tempi di lavorazione. aspetto sviluppi :)
Sì, infatti, è il classico film che ti fa venire voglia di vedere... il prossimo! Credo che la versione occidentale sia stata curata dalla stesso Wong su imposizione dei distributori: non è la prima volta in effetti che un'opera orientale subisce rimaneggiamenti per essere più comprensibile al pubblico nostrano. Chissà, forse in dvd...
Pare proprio che l'eccessiva ellitticità del narrato sia imputabile ai troppi tagli nella
versione da noi vista la cinema. Magari come dice Rebis la recupereremo in dvd o forse con
altri canali. Chissà... Però dopo il ferale
bacio all'americana, questo film per quanto lontano dallo splendore delle sue opere del passato, rappresenta un deciso passo avanti per
Wong.
P.S.
Quando verso la fine ho sentito il Debora's theme ho pensato di avere le "traveggole" uditive.
Quando verso la fine ho sentito il Debora's theme ho pensato di avere le "traveggole" uditive.
Sì, infatti anch'io ho strabuzzato i timpani :) Ci ho messo un po' ad atterrare. A molti è parsa una scelta musicale un po' azzardata, una profanazione, io devo dire di aver gradito. D'altra parte non è la prima volta che Wong rielabora track note in modo originale.