Dopo gli antecedenti di Maupassant, il romanzo di Renard origina il primo esempio cinematografico di mano omicida che pare animata da vita propria. Tuttavia, invece di insistere su possibili spunti fantastici – invero scarsi -, la potente regia di Wiene mira alla forza dell’autosuggestione, all’ambiguità del doppio, all’enfasi drammatico-tragica e all’angoscia che erompe da ogni singola inquadratura. Eccezionale Veidt: maschera muta di dolore, impotenza e disperazione e due mani che, a tratti, sembrano davvero autonome dal suo corpo... Un’opera imitatissima quanto ineguagliata.
MEMORABILE: L’incubo di Orlac all’ospedale; Orlac cerca di infilarsi la vera, ora troppo stretta per le sue “nuove” mani; l’incontro finale con il ricattatore.
Una storia semplice che punta più sulla psicologia che sull'orrore puro. Il dramma del protagonista è sia mentale che reale e la sua discesa nella follia e nella paranoia è graduale ed inesorabile nella sua efficacia. Parte finale un po' accomodante, come di prammatica per l'epoca, ma che non smorza la forza di un film dalla riuscita notevole. Scenografie minimali ma di grandissima eleganza ed efficacia. Monumentale Conrad Veidt con la sua prova sofferta ed assolutamente convincente. Tra gli horror muti merita il recupero.
La soluzione razionale priva il film di quella grandeur metafisica propria dell'espressionismo. Il tono, però, è felicemente antinaturalistico (come nella sequenza dei creditori assiepati dietro la signora Orlac) e Veidt, con la sua recitazione sonnambolica, riesce a rendere le mani quasi un'entità sovrannaturale che sovrasta la personalità individuale. Eccellente anche Kortner. Mirabili alcuni scorci scenografici.
La trama funziona ma si dilunga troppo, soprattutto nella prima parte, mentre nella seconda acquista un certo ritmo e si entra nel vivo della vicenda. Le scenografie non sono sempre all'altezza, se si considera che è un film girato nel pieno dell'espressionismo tedesco: anche se in alcuni momenti sono riuscite (la casa del padre di Orlac), non sono ai livelli di altre pellicole di Robert Wiene. Gli attori si struggono troppo per l'intera durata, rendendo un po' monotona la visione. Meglio la versione di Karl Freund, sullo stesso tema.
La migliore delle due ottime trasposizioni del romanzo di Renard, offerta da un Wiene che punta più sul dramma che sull'horror puro: i giganteschi Veidt e Sorina, affidando più al corpo che alle parole il compito di trasmettere l'angoscia e la disperazione che li opprimono, fanno a gara di bravura. Poco importa che il finale sia consolatorio e che per i primi tre quarti d'ora accada ben poco, vista la potenza espressiva degli onnipresenti protagonisti (le mani di Orlac paiono davvero provviste di vita propria). Colonna sonora da brividi.
MEMORABILE: Il tentativo di suonare il piano; Il maggiordomo del vecchio Orlac; Le calligrafie confrontate; I creditori dietro Yvonne.
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CuriositàRufus68 • 23/10/16 22:02 Contatti col mondo - 220 interventi
Le mains d'Orlac (1921) ebbe tre versioni italiane. La prima nel 1951 per le edizioni Pagotto (collana "I Grandi Gialli", traduzione di Aldo Albani), la seconda nel 1953, per lo stesso editore (collana "I Grandi Azzurri") e l'ultima, nel 2009, per l'editore Profondo Rosso (traduzione di Alda Teodorani):
Il 24 Giugno, per DNA, uscirà il dvd del film (assieme a Il gabinetto del dottor Caligari e Genuine). Notare che per questa uscita è stato scelto il titolo "Le mani di Orlac"
Il dvd in uscita per DNA propone la titolazione "Le mani di Orlac". Quindi andrebbe cambiata la nota in scheda, che oggi riporta: Aka "The hands of Orlac" ma non "Le mani di Orlac
Tre film su un solo dvd, neanche ai tempi delle vhs registrate in lp... Leggo cose pessime su queste uscite della DNA.
Concordo sul fatto che 3 film su un unico dvd sia davvero eccessivo. Però, per chi fosse interessato a "Le mani dell'altro", per ora non c'è alternativa per l'Italia (che io sappia),