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TITOLO INSERITO IL GIORNO 25/03/13 DAL BENEMERITO PAULASTER
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Paulaster 25/03/13 10:21 - 4417 commenti

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La suonata Opus 131 di Beethoven fa da spina dorsale alla lacerazione di uno storico quartetto d’archi. Girato introspettivo e rigido come rappresentazione dello (scarso) scibile umano quando la realtà cambia improvvisamente e l’equilibrio precedente si frantuma come un castello di carte. Hoffman è una certezza (buono anche Ivanir) sul recitato, ma con lo strumento in mano non si può pretendere. Scenografia in una NY innevata, adatta ai freddi sentimenti. Finale con tutta la classe sopraffina di Walken.

Saintgifts 13/11/13 09:06 - 4098 commenti

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La professione, la famiglia, la vita privata, la malattia, l'amore, la passione. Tutti questi temi e forse altri, messi al centro del palcoscenico di fronte a spettatori pronti ad applaudire. Si può eseguire una suonata seguendo in modo ferreo uno spartito, perseguendo e imponendo una propria perfezione e poi cedere a passioni irrazionali nella vita, oppure si può interpretare a spartito chiuso, creando nuove suggestioni e sfumature, ed essere più tradizionalisti fuori dal palcoscenico. Essere onesti con se stessi non ha alternative.

Nadir 28/02/14 12:18 - 56 commenti

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Da modestissimo cultore delle musiche del grande "Ludovico Van" ho visto questo film con una certa curiosità, attratto dal "trait d'union" delle vicende narrate, che è rappresentato dal Quartetto opera 131 del Maestro. Ottime le prove degli attori, con Walken molto ispirato e Hoffman particolarmente intenso; ne esce quindi un film molto profondo che non dà spazio alle quotidiane banalità e in cui le personalità dei personaggi sembrano quasi "scolpite" più che rappresentate.

Galbo 31/03/14 07:14 - 12392 commenti

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La fragile armonia del titolo è quella delle partiture musicali ma anche dei delicati e precari rapporti interpersonali (e d'amore) tra i protagonisti di questo bel film di Yaron Zilberman. La musica classica come filo conduttore della sceneggiatura che valorizza anche i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi, collocati in un contesto metropolitano in cui il clima riflette gli stati dell'animo. Ottima la prova degli attori tra i quali si segnalano Christopher Walken e Philip Seymour Hoffman.

Kinodrop 21/05/14 15:43 - 2948 commenti

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Titolo che ben sintetizza il connubio tra l'esecuzione musicale e le personalità dei quattro musicisti con le loro contraddizioni e debolezze. Un film che si tiene lontano dagli standard, sia considerato musicalmente che come spaccato della società. I protagonisti eccellono sia sul piano espressivo che su quello della gestualità strumentale (cosa molto rara), rendendo credibile la passione musicale e i turbamenti. Alla fine proprio la musica riuscirà a resettare lacerazioni umane e contrasti professionali. Commovente la parte finale.
MEMORABILE: Il sublime ultimo quartetto di Beethoven; Walken che ascolta il vinile in cui cantava la moglie.

Rigoletto 7/02/15 21:37 - 1786 commenti

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Credo che solo chi ha studiato musica possa apprezzare pienamente questo film; per tutti gli altri sarà "solo" molto bello. Un film dalle molte sfaccettature alle prese con la melattia, diventata un vaso di Pandora che scopre passioni inespresse, altre represse, amori, trasgressioni e rapporti familiari. Un quartetto di attori ottimamente amalgamato con un Walken strepitoso e un Hoffman efficacissimo. Sul velluto creato da quel capolavoro che è l'Op. 131 di Beethoven, riusciamo a ritrovare parametri di vita e arte. Commovente.
MEMORABILE: Il discorso finale.

Capannelle 16/03/15 21:52 - 4411 commenti

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Ben fatto. Qualcosa magari è scontato, ma le interpretazioni dei quattro e la regia di mestiere permettono una buona godibilità oltre che a uno stile che non delude. Seymour in una delle sue ultime prove, ma chi mi è piaciuto di più è Walken, alle prese con un ruolo più sfaccettato del solito. Non male anche Ivanir, soprattutto nella prima parte, in cui recita l'uomo metodico e preciso.

Didda23 26/03/18 16:35 - 2426 commenti

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Un'opera delicata e intimista che racconta il fragile collante che tiene unito un quartetto d'archi. Molto elegantemente il regista, supportato da uno stuolo di grandissimi attori - su tutti Hoffman in una delle sue ultime performance -, gira scene di rara naturelezza e compostezza nelle quali i dialoghi hanno particolare pregnanza. Lo sviluppo non è sempre originalissimo e qualche scelta è altamente prevedibile, ma nonostante ciò si segue con piacere. La musica di Beethoven è sempre emozionante. Finale commovente.
MEMORABILE: La scoperta della malattia di Walken; Hoffman che vuole diventare primo violino; Il crine del cavallo siberiano.

Daniela 24/10/16 23:19 - 12660 commenti

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Quando il più anziano componente di un celebre quartetto d'archi scopre di avere i primi sintomi del morbo di Parkinson e di essere quindi costretto ad ritiro, l'equilibrio precario all'interno del gruppo si spezza, mettendo a rischio la sopravvivenza dello stesso quartetto. Se l'armonia fra i personaggi è fragile, l'affiatamento fra i quattro meravigliosi interpreti, unito alla finezza dei dialoghi e alla suprema bellezza dei passaggi musicali, rendono il film una visione sempre interessante e, nella parte finale, anche commovente.
MEMORABILE: L'addio sul palco del violencellista

Pigro 10/12/19 08:25 - 9666 commenti

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Togli un tassello e crolla tutto (forse): così il quartetto d’archi, alla notizia dell’incipiente Parkinson di uno, inizia a sfaldarsi professionalmente e umanamente. Nonostante le molte prevedibilità della storia, il film tiene incollati alla visione, grazie a un vero e proprio studio sulle relazioni, quasi fosse un teorema o la dimostrazione di una teoria scientifica sull’entropia. Bravi gli interpreti, eccellente Walken, ma inadeguata Poots. Inguardabile la mancata sincronia di musica e movimenti degli attori con gli archetti.

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