Sadisterotica-L'estate torbida dello tio Jess
Piccola meraviglia franchiana, forse uno dei picchi massimi/artistici dello tio, mai così affascinante e intenso, tecnicamente sorprendente e ammantato di un'aurea quasi mistica, che và dall'onirismo all'atmosfera pregnate di uno stato tra l'allucinazione e l'incubo, tra la fiaba nerissima e spizzichi horror di grande suggestione
Franco ribalta l'estetica narrativa della
Pericolosa partita, la sua isola diviene minacciosa e fuori dal tempo (bellissime, maestosamente mortifere e di gran presa terrifica le sequenze in cui la barca degli sventurati si avvicina agli scogli), dove un'enorme casa nera, tra il gotico e il dadaista, sovrasta l'atollo in tutta la sua possenza malefica,
Mi fa paura quella casa dirà la Romay una volta arrivata sull'isola riserva di caccia umana.
La grande caccia agli esseri umani (meglio se di specie femminile) è per Franco l'apoteosi del suo cinema migliore, dove la MDP entra in stanze alla Barbalù, scende le immense scalinate a forma di dedalo, ammantate da una fotografia rossa cromatica, un comparto scenografico/architettonico di grande bellezza arty/futuristica che sembra uscito dal genio di Robert Fuest
La Arno splendida e statuaria dea Diana, nuda, armata di arco e frecce, che durante la caccia alla Romay (nuda anch'essa, e con indosso solo sandaloni neri) si muove sinuosa (come una serpe) tra le fresche frasche, prima indossando un paio di zeppe rosse, poi a piedi nudi, fino alla spiaggia, fino a quando la sua preda giace morente a terra, in uno dei finali più crudeli e spietati di tutto il cinema franchiano (l'annegamento in mare, Vernon che delira sotto il sole)
Prelibati pranzi a base di costate umane (in una cena pantagruelica grottesca e intinta nell'humor nero), teste appese come trofei (palesemente finte come il suppelletile di
Una vergine tra i morti viventi), corpi di donne nude che ardono tra le fiamme, uno smembramento teatral/surreal/grandguignolesco (Vernon e la Arno che segano la testa della Hansa , sdraiata nuda esanime su un tavolaccio) con rumore quasi cacofonico che attira l'attenzione della Romay, la Romay che si aggira smarrita tra stanzone immense come in un gotico andato in acido, le gustose e raffinate scene lesbo tra la Arno e la Romay (spiate da Vernon mentre fuma, in un atto voyeuristico metempsicotico puramente franchiano), la Romay legata e trascinata via dalla coppia prima della caccia, la Arno che sbircia, con il canocchiale, l'arrivo dei nuovi ospiti, indossando un vestito con lo spacco e zatteroni bianchi, mentre sale l'enorme antro della villa così assolata e così spettrale, accompagnata da Vernon
La Romay coinvolta in un gioco a tre dalla coppia formata da Robert Woods e Tania Busselier (dove Franco le carezza feticisticamente i piedini appogiati alla balaustra della balconata) prima (con inaspettata furia dell'uomo quando caccia via in malo modo la sua donna per godersi la Romay in solitaria, dopo aver assistito ai giochi d'amore tra le due donne), preda succulenta e ambita dalla Arno poi, uno strangolamento (delitto marcatamente franchiano) tra i più misogeni messi in scena dallo tio (e la Bussulier con occhi spalancati e la lingua fuori dalla bocca non si dimentica)
La vestizione della Romay con vestaglietta nera in pizzo trasparente , davanti allo specchio, officiata dalla Arno prima della cerimonia lesbo.
Un Franco ispiratissimo come non mai, in un mix abbacinate tra le isole del dottor Moreau, quelle dell'invenzione di Morel, i gotici nostrani e gli spizzichi e bocconi dell'horror antopofago
Da antologia franchiana la Arno che si ripassa Kali Hansa (che prima resiste, nuda nel letto, all'attacco libidinoso della coppia, eppoi si lascia andare ai piaceri di saffo), poi arriva Vernon nudo e le zompa addosso (dove l'attore feticcio franchiano mostra pure gli attributi), mentre la Arno (nuda) li guarda contorcersi estasiata, sussurrando vogliosa: "
Più forte, più forte..."
Quasi poetico l'uso continuo dei grandangoli, notevole e incalzante lo score di Jean-Bernard Raiteux (con sonorità esoticheggianti), abbagliante la fotografia , di squisito paradiso infernale le location.
Opera tra le più ficcanti e fulminanti di Franco (che anche quì non compare come attore, ma immerso a orchestrare il suo splendido gioco di sesso e morte) alla faccia dei suoi detrattori.
Fiero di aver benemeritato questa perla franchiana di grande seduzione visiva, uditiva e sensoriale.
Montaggio di sua maestà Gerard Kikoine e titolo italiano da querela
Da gustare unicamente nella sua versione pura di 73 minuti.