(BABY VINTAGE COLLECTION) Benvenuti regista si è sempre distinto per una certa qual vena visionaria, immaginifica e qui non si smentisce. Commedia vernacolare, in cui la toscanità dei protagonisti è l'elemento determinante e in cui le varie storie s'intrecciano stancamente creando un mosaico incompleto, illusoriamente ispirato per alcuni versi al ben più profondo e incisivo Nanni Moretti di ECCE BOMBO. Tre generazioni a confronto: la più giovane (circa 12 anni la media) compare solo a tratti con interventi incomprensibili e inutile, la seconda (tra cui si distinguono solo Massimo Ghini e una brava ma spenta...Leggi tutto Athina Cenci) cerca di farci ridere con trovate di dubbio gusto e una goliardia ripetitiva, mentre l'ultima (quella dell'immancabile Novello Novelli e Sergio Forconi) perlomeno si salva col mestiere e una simpatia congenita. In mezzo a loro il Benvenuti attore nella parte di Ivo, lo scemo del villaggio. Lo sfondo è la Festa dell'Unità subito dopo la trasformazione del PCI in PDS. Gli scenari sono desolanti, la sceneggiatura latita e gli attori sembrano quasi improvvisare. La cosa può anche divertire il primo quarto d'ora, ma poi subentra una noia indicibile, la sensazione di assistere a un esperimento raffazzonato e fallito, di essere le cavie designate per le astruse elucubrazioni mentali di Benvenuti. E se nei suoi film precedenti a tratti almeno si sorrideva, qui la cosa risulta quasi impossibile e ci accorgiamo allora dell’ingiustificata presunzione del film.
Un film toscano e nel verbo e nell'anima, figlio della più schietta tradizione e comunista e becera, ma anche della sana malinconia che pervade la regione. Al di là di qualche gretto e scontato sketch se ne deve apprezzare l'idea d'insieme che ben dipinge lo smarrimento e lo sbigottimento davanti a qualcosa che cambia, che muta, che nasce. Sotto il profilo puramente comico è una pellicola dimenticabile, sotto un, attento, sguardo malinconico va da sè che è un gran bel film.
Infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia: l'infanzia non ha un passato ma "è" il passato: collettivo, arcaico, fiabesco. La gioventù è zavorrata a un presente di goliardico disimpegno. I quarantenni curvano le spalle sotto il peso della memoria di padri ingombranti, si dibattono tra pragmatismo e utopia. Solo i vecchi sembrano avere la forza di immaginare il futuro, ma sanno di non avere nessuno a cui consegnarlo. Estroso in certe trovate visive, spassionato nel realismo, Benvenuti offre un buon film corale, in cui la sovrapposizione tra privato e politico è resa in maniera non artificiosa.
La Sinistra ha attraversato molti cambiamenti e continua a farlo. Il più importante di questi è stato senz'altro il passaggio dal PCI al PDS, momento storico che Benvenuti fotografa con abilità e perizia mostrandocelo attraverso gli occhi della gente comune. Si susseguono sullo schermo tanti attori toscani (immancabile il trio di Pinocchio: Ceccherini, Paci, Monni). Una sceneggiatura forse imperfetta ma di certo utile per inquadrare l'Italia pre-berlusconiana (non solo nel voto ma anche nelle abitudini). Si ride, più spesso si sor-ride.
In un paesino toscano arriva la Festa dell’Unità. Anno di cambiamento: dalle ceneri del PCI al rinnovamento col PDS. Regna la confusione mentale. Gli anziani sono critici e i giovani pensano ad altro: Benvenuti mette in luce la sua personale nostalgia mescolando la vita di paese al clima politico. L'inizio, che fatica a prendere forma, si riscatta parzialmente con un'ultima parte più incisiva nei ragionamenti e senza che si cerchi il sorriso a tutti i costi. Il ruolo più importante sarebbe quello di Ghini, ma viene scalzato dalla Cenci.
MEMORABILE: Le imitazioni alla festa; La pratica d’inglese tra la sorella e Pieraccioni; Il racconto del padre da parte della Cenci.
Commedia di Benvenuti che parte da uno spunto interessante come quello della fine del PCI e la reazione dei diversi tipi di militanti, che purtroppo si perde strada facendo a causa di una sceneggiatura poco incisiva (per non dire banale) frammentata in tante microstorie che faticano a trovare uno straccio di unità narrativa. Modesto anche l'apporto del cast, in cui si salvano lo stesso Benvenuti e Novelli, capace di infondere intensità e spessore al suo personaggio. Confezione di scarso livello con un montaggio pessimo del pur buon Montanari. Si può tranquillamente evitare.
Dal trailer e dalla locandina appare chiaro che si voglia ironizzare sul cambio del Pci, che diventa Pds. Lo si fa attraverso la vita di paese di ragazzini, adulti, anziani e giovanotti che pensano solo a divertirsi. Il tutto ha un tocco di surrealtà che però alla lunga risulta noiosa. Non si sa insomma dove si voglia andare a parare: la satira se c'è non si vede, si ride poco e la riflessione pare sempre qualcosa di lasciato meno che a metà. Merita una visione per curiosità, ma senza farsi troppe aspettative.
MEMORABILE: La lettura in arabo di Ariani del finto annuncio.
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Malgrado molti siti lo inseriscano nel cast,volevo segnalare che Carlo Monni in questo film non compare, nonostante sia segnato in molti database. Può sembrar strano dato l'esercito di attori toscani presenti, ma non compare mai. E il personaggio di Botolo è interpretato da Sergio Forconi.