E’ un Wes Craven finalmente ispirato, quello che ci regala THE PEOPLE UNDER THE STAIRS (il titolo originale, come si capirà dalla visione del film, è molto più indicativo di quello italiano, suggestivo ma troppo vago). Regista dal talento altalenante, Craven ha realizzato horror eccellenti e altri pessimi passando per una serie di prodotti discreti. Qui ritroviamo il miglior Craven: gran senso dello spettacolo, scenografie barocche e affascinanti, colori vividi, luci e ombre che si sovrappongono a creare immagini ad alto tasso artistico e ancora un briciolo di quel gore che lo promosse alfiere con Tobe Hooper di un nuovo modo di intendere la violenza cinematografica. E proprio a Tobe Hooper e al...Leggi tutto suo celebre NON APRITE QUELLA PORTA si rifà LA CASA NERA: a sostituire la famiglia pazza della sega elettrica troviamo qui marito e moglie completamente folli, che vivono come se Gomez e Morticia Addams diventassero improvvisamente sanguinari. Rinchiudono le loro vittime in cantina e le trasformano quasi in zombi (come nel SERPENTE E L’ARCOBALENO Craven sembra voler cercare una nuova via al mito dei morti viventi, separandosi nettamente dalla concezione romeriana del termine). In questa galleria di deviati mentali si inserisce poi la figura più originale del film: un giovane, vittima della coppia, che sfugge ai suoi aguzzini rifugiandosi e vivendo nelle intercapedini dei muri! Insomma, ce n'è abbastanza per riconciliarsi con l’horror (e con Wes Craven).
Non m'è piaciuto (forse perché non l'ho preso per il verso giusto). Certo è evidente una critica alla società americana e sicuramente è volutamente esagerato in certe situazioni (spesso mi sembrava di vedere un cartoon girato con attori veri un po' come succede ne I due criminali più pazzi del mondo, film che peraltro mi sembra nettamente più riuscito, sotto questo aspetto), ma sostanzialmente mi sembra un film decisamente sopravalutato. Di Craven consiglio solo Nightmare.
Un horror sporco, piuttosto marcio, fuori e dentro le mura domestiche. La madre e il padre della ragazzina (psicopatici e ultra razzisti) sono uno spettacolo. Lui è “un po’ teso” e ha le cefalee. Mentre lei fa seguire delle regole “leggermente” rigide. Per non parlare della sorpresa intra-muro. L’originalità va sempre premiata; e quando è accompagnata da una buona regia che trasmette tensione, ironia, violenza e splatter a giuste dosi, ecco che il film prende quota. Segnalo: pelle e borchie, cibo per cani, i reclusi, nel muro, il balletto, uno spuntino. Davvero notevole!
Wes Craven ha lasciato il suo segno nel genere (L'Ultima Casa a Sinistra) ed è uno degli autori che ha contribuito (con Hooper e Romero) a codificare la nuova ondata di "horror" ascrivibile allo splatter (metà anni '70). Punto. Per il resto, con il senno di poi, è difficile trovare qualcos'altro di buono (Nightmare, ma solo in parte); sino all'ultima fase, quella che potremmo definire "sciocca".
La Casa Nera già evidenzia quelle che sono le attuali (in)capacità dell'autore di girare un film.
Non mi entusiasma affatto. Alcune trovate non sono male ma nel complesso il film non convince. La cosa più buffa (ma forse anche più originale) è il fatto che nella casa del titolo vi sono personaggi (persone) che abitano all'interno dei muri nascondendosi dalle manie assassine dei padroni di casa.
A suo tempo spacciato come il solito film su una casa maledetta è in realtà una pellicola piuttosto inconsueta all’interno della quale va fatto registrare il tentativo di Craven di innestare copiosi elementi grotteschi ed ironici su una trama di stampo, parzialmente, orrorifico. Il risultato è convincente solo a tratti e la cosa migliore del film è l’ambientazione in una casa piena di trabocchetti e sorprese. Brava la coppia di coniugi psicopatici. Nulla di particolare ma tutto sommato gradevole e divertente.
Gradevole ritorno di Craven a un cinema horror di qualità, questo film unisce con successo diverse tematiche e stili: affronta infatti il tema del razzismo e delle ingiuste differenze tra classi sociali, ma rivisita anche il tema classico della casa maledetta e piena di trappole, quello dei "freak", così come quello della famiglia di psicopatici che si nascondono dietro la facciata di perbenismo americano. In classico stile Craven, tutto ha i toni farseschi di una commedia (persino le scene più cruente) e ne esce una efficace favola nera.
MEMORABILE: La lotta con il Rotweiler antropofago.
Film riuscito a metà per il discontinuo Wes Craven. Il regista riesce a mescolare horror e denuncia sociale a meraviglia, ma eccede con la volontà di sdrammatizzare e la storia perde a poco a poco tensione fino a rasentare la farsa. Peccato perché alcune trovate sono notevoli.
Horror ricco di spunti interessanti, dotato di una bella ambientazione, di una storia piuttosto coinvolgente, di una discreto cast e della buona regia di Wes Craven. Peccato per le varie parti ironiche che finiscono con lo stemperare la tensione e rovinare il finale (l'ultima scena, con quella battuta, è davvero irritante). Discreto.
Commedia più che horror da parte di Craven che sbaglia completamente film e realizza uno dei suoi peggiori lavori in assoluto. Storiella di un ragazzino che si intrufola in una casa con l'intento di compiere un furto senza però aver fatto i conti con una famigliola di sottosviluppati che ne combinerà di tutti i colori. Pessimi anche i presupposti, in questo guazzabuglio di un regista davvero incapace. McGill è un attore alquanto inutile e patetico, mentre Ving Rhames è sprecato nella parte di uno dei ladri. Insomma un film trascurabile senza indugi.
Bizzarro film del sopravvalutato Craven che risulta irritante nel dosaggio totalmente sbagliato di splatter, horror, action per ragazzi, ironia. Un prodotto assolutamente improponibile, recitato male e almeno due spanne sopra le righe, banale nello svolgimento e nei dialoghi come, e più, di un cartone animato. La stessa ricetta meno lo splatter dà vita ad uno spasso come i Goonies, lontano anni luce da questa amenità.
Deludente. A parte gli aspetti di critica sociale, un pò più espliciti che in altre opere del genere, cosa resta? Una casa-labirinto piena di trabocchetti che sembra una attrazione da luna park, un ragazzino soldo di cacio che spara battute da duro anche nelle situazioni più impossibili, McGill interamente coperto di pelle e borchie più ridicolo che minaccioso. Poche le cose buone, come il ragazzo con la lingua mozzata che vive nelle intercapedini. Certo l'ironia è voluta, ma il mix è mal riuscito e l'impressione è quella della mediocre baracconata. Sprecato Rhames.
MEMORABILE: La faccia di uno dei "ragazzi" quando il piccoletto gli dice che potrà uscire ed incontrare ragazze
Senza la violenza estrema dei lavori precedenti – sostituita dall’adesione all’immaginario fiabesco dei Grimm - Craven guarda allegoricamente alle ingiustizie della società americana, riconducendone l’origine alla borghesia bianca avida, speculatrice, oppressiva e guerrafondaia. Il registro è ironico e grottesco, ma il ritmo si mantiene sempre teso ed emozionante, sia per la quasi unità di luogo – la tetra magione con i suoi innumerevoli cunicoli e trabocchetti – che per le folli, perverse caratterizzazioni della coppia McGill-Rovie, di ritorno da Twin Peaks.
Una casa "nera" cela orridi segreti di famiglia. Scadente e non poco questa sopravvalutata "opera" di Wes Craven. Più che un film dell'orrore sembra una commedia grottesca mischiata a una banalissima denuncia sociale antirazzista. Attori deludenti, in particolare i ragazzini. Da ridere il finale.
Uno dei film più potabili del Craven post-nightmare, non è tuttavia di livello memorabile a causa di una storia un po' inverosimile e piena di sconfinamenti in un grottesco più o meno gratuito, che a volte sembra più che altro un ripiego per turare le tante falle di ispirazione. La prova degli attori è discreta, e questo aiuta il film a stare in piedi. Alla fine sembra più artificioso che disturbante come vorrebbe essere per le tematiche scelte.
Wes Craven re-inventa l'idea di casa maledetta e plasma una nuova forma di zombie attraverso questa pellicola. Il titolo è di per sè un po' fuorviante; ci si aspetterebbe un horror americano in stile Amityville, ma la trama si sviluppa in maniera imprevedibile rispetto ai plot standard delle case stregate. Ottima la scelta della coppia di protagonisti McGill-Robie, già ampiamente collaudata nella serie televisiva di Twin Peaks.
Horror per stomaci forti e assai pregevole. L'idea della casa dai mille cunicoli è geniale, così come l'idea del ragazzino nero contro la coppia di mostri insospettabili. I protagonisti sono poco noti ma perfetti (nel caso di McGill, il Bruce Campbell de La casa 2 ha fatto scuola) e il mix tra horror, satira del perbenismo e fiaba nera Non riusciva così bene a Craven dai tempi di Nightmare. Tra i suoi film migliori, insieme a Il Serpente e l'arcobaleno.
Craven realizza il suo capolavoro degli anni '90 (insieme a Nuovo incubo), ancora lontano dalle ultime, inutili, produzioni teenageriali. Cupo, tetragono, apertamente craveniano sotto ogni punto di vista (gli orrori che si celano negli apparenti, tranquilli sobborghi residenziali, le trappole) e pervaso da un senso di angoscia claustrofobica opprimente. La violenza è contenuta, ma alcuni picchi ricordano le "isterie" de Le colline hanno gli occhi (altra famiglia disfunzionale craveniana). Originale e tesissimo. Uno dei Craven più sottovalutati.
MEMORABILE: McGill in tenuta sadomaso e fucile a pompa; i rottweiler incazzosi; i cunicoli trappola della casa; coloro che vivono sotto le scale.
Notevole film di Craven che punta molto sulle scenografie e sui personaggi e molto poco sul gore (anche se ci sono un paio di sequenze davvero violente). L'idea vincente è quella dei passaggi segreti nascosti fra una parete e l'altra, nonchè dei ragazzi costretti a vivere in cantina, lontani dalla luce del sole. Simpatico il ragazzino protagonista, bravi McGill e la Robie; si fa notare anche il giovane Ving Rhames all'inizio. Buono il ritmo (anche se arranca verso il finale), sicuramente da vedere.
Horror realizzato da Wes Craven con grande attenzione alle tematiche sociali che vengono portate avanti in forma di metafora. L'altro elemento di spicco è decisamente costituito dalla scenografia che assume ruolo prioritario tanto da diventare in pratica coprotagonista del film. Non esaltante la prova del cast.
Nell’Olimpo di Craven. Oltre a metter mano al soggetto, il regista le indovina praticamente tutte: ci sono horror puro, rivolte sociali, parentesi da Looney Tunes più una casa labirinto funzionale alla trama e assaggini sparsi da zombie movie. Talvolta si esagera (il tesoro dei pirati alla fine lascia un po’ il tempo che trova), ma il ritmo è sempre sostenuto e il film si stampa nella memoria del cinefilo. Bravissimi McGill e la Robie. Tra i top del genere degli anni 90.
Wes Craven dirige un buon horror per bambini intriso di tematiche sociali. Il film è girato molto bene e soprattutto è molto originale, grazie anche a un set molto ben costruito (la casa è fantastica). Il difetto è che sembra proprio un film per bambini, per intenderci ricorda molto la serie tv dei Piccoli brividi; ovviamente sangue e violenza sono praticamente assenti. Non il miglior Craven, ma indubbiamente un discreto film, leggero leggero.
A me il Craven "sociale" (Il serpente e l'arcobaleno) piace molto meno del Craven più prettamente horror (Nightmare, Le colline). Qui il contenuto sociale straborda (evidente la metafora dei cattivoni wasp che sfruttano le povere classi di afro americani) e soffoca un po' troppo l'aspetto ludico. Il tutto si risolve in una serie di attacchi e inseguimenti nella casa e anche le "persone che vivono sotto le scale" (titolo originale) non è che facciano granché impressione. C'è anche un giovane Ving Rhames, già bravissimo.
Una fiaba nera condita con una graffiante satira sociale che fornisce diverse chiavi di lettura e molteplici spunti di riflessione. Il tutto in pieno stile Craven, tra il serio e il faceto; ci si muove tra scene sanguinolente e di puro horror a cui fa da contraltare un umorismo puerile e quasi surreale. Visivamente è impeccabile e curato nei dettagli, ma una parte del merito della riuscita è imputabile ai padroni di casa, stupendamente calati nella parte.
Film sulle case abitate da famiglie di pazzi, dal sapore gotico, che in questo caso si arricchiscono sugli abitanti del ghetto nero trasformando il plot da fiaba europea in un prodotto tipicamente americano. Divertente l'abitazione ricca di passaggi segreti, trabocchetti e sotterranei. Veramente psicopatici gli abitanti della casa nera. Non mancano momenti poco riusciti, ma tutto sommato è un buon film.
Una coppia di bislacchi assassini (persino antropofagi) colleziona esseri umani nello scantinato di casa e riesce persino a farla franca, se non fosse per un caparbio ragazzino di colore. L'horror si colora del rosso vergogna della denuncia sociale, ritraendo il "sottoscala" del proletariato americano, con un tono scanzonato e smargiasso che fa da contraltare agli spargimenti di sangue. Se preso come una favola nera metropolitana ha un suo perché, coronato da un finale consolatorio.
Gustosa fiaba nera che sembra uscita dalla penna di un lontano, sadico parente di Roald Dahl. Invece è il grande Craven alla macchina da scrivere e sembra divertirsi un mondo a mettere a confronto una coppia di pazzi cannibali capitalisti con poveri (in tutti i sensi) bambini sperduti, senza dimenticare il sottotesto di critica sociale (un po' abbozzato, ma nel contesto ci sta) delle difficoltà della comunità afroamericana. Non molto splatter (ma qualche scena colpisce duro), spesso sopra le righe, divertente e inquietante. Imperfetto ma piace.
MEMORABILE: La mano che sbuca dalla parete; Il pasto cannibale dell'anonimo antagonista e il suo outfit s&m; La resa dei conti finale.
Horror estremamente scadente. E già che ci siamo, qualcuno spieghi dove sta l'horror, perché proprio non si è capito. Dietro una pietosa critica della società americana si cela una pellicola che non spaventa mai, con dialoghi e personaggi penosi e nessun momento interessante. Wes Craven spesso confonde la commedia con l'horror, ma qui ha toccato il fondo. È pure noiosissimo e al finale si arriva a stento. Terribile.
Ragazzino del ghetto la cui famiglia è a rischio sfratto tenta il furto a casa degli aguzzini; si rivelerà una pessima idea. Craven alle prese con un gothic movie moderno e piuttosto bizzarro, in cui la famiglia bersaglio del furto si rivela essere molto anomala e inquietante con una dimora tetra e piena di insidie, soprattutto nel seminterrato e nelle bieche intercapedini colme di ospiti...; è proprio la casa il pezzo forte della pellicola, che sembra uscita dal Raimi più grottesco e caricaturale. Molta l'ironia ma la sceneggiatura ha i suoi difetti e il film tende alla stanchezza.
Che Wes Craven abbia fatto una carriera, con il cosiddetto teen horror, è cosa nota, ma con questo lavoro primi Anni '90 parrebbe quasi anticipare i tempi, abbassando l'età del protagonista a soli tredici anni. Un horror di buona qualità descrittiva, che alla paura quasi del tutto assente aggiunge tensione e una claustrofobica ambientazione realizzata con maestria. Uscito in un periodo di declino del genere orrorifico (si rifarà col nuovo millennio) il film assume a ritroso un certo alone di culto.
MEMORABILE: "13 anni è un'età sfigata in ogni caso: troppo grande per ciucciare le tette e troppo piccola per scopare".
La maestria del regista americano sta nella scelta del registro narrativo, ovvero una sapiente alchimia fra horror, black humor e note surreali che trasformano l'opera in una sorta di favola nera. La regia si muove con straordinaria attitudine in ogni meandro della location principale, donando sempre un gran ritmo. La sceneggiatura non vola troppo alto, ma qualche bel dialogo (la definizione che Rhames dà all'età del grullo è da antologia) risolleva talune situazioni molto basiche. Indubbiamente uno dei migliori lavori di Craven, accolto con un ottimo incasso all'epoca dell'uscita.
MEMORABILE: Il primo tentativo del Grullo di intrufolarsi nella casa; La coppia svalvolata; Il finale.
Nella scaletta del sogno americano la casa è l’avamposto, luogo assoluto e ideologico, trono della nobiltà e anticamera del male sociale. Folle e politicamente scorretto, si aggrappa a tutta l’artiglieria del macabro evidenziando le patologie della psiche: sadomasochismo, vampirismo e cannibalismo. Perfetti Everett McGill e Wendy Robie, grotteschi aguzzini di inaudita perfidia.
Un terzetto di ladri cerca di intrufolarsi nell'abitazione di una coppia che tiranneggia tutto il vicinato in quanto proprietari di stabili che rendono fatiscenti per lucro. Ben presto si accorgeranno che quello che sembrava un colpo facile diventerà un incubo senza fine. Wes Craven non si smentisce e confeziona per l'occasione un film molto particolare, che omaggia un certo tipo di cinema horror e lo farcisce di critica sociale e di humor. Il risultato è un'opera bizzarra e unica nel suo genere, che alterna momenti molto gore e claustrofobici ad altri grotteschi e divertenti.
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Terribile... uscita un po' stramba comunque, come Il Tunnel dell'Orrore, già presente in bluray ita. Non è nemmeno riconosciuto come un cult - sicuramente non ai livelli di Non aprite quella porta o Carrie. Potevano piuttosto editare in bluray Dovevi essere morta: sarebbe stato un colpaccio :)