Una dolce e genuina favola sul mondo dei più piccoli “orchestrando” una sinfonia fuggiasca per ricostruire una realtà ora maligna fatta di incomprensioni e indifferenze; un inno ai valori umani, a vivere la vita senza pregiudizi credendo nei sentimenti e nelle proprie possibilità. Wes Anderson torna - con quel gusto tutto personale e la fantasia di un bambino divertito - a costruire storie che pulsano di vitalità e riflessioni; a dipingere personaggi simpaticamente bizzarri e a comporre immagini geometriche che sembrano quadri in movimento.
MEMORABILE: Il fulmine; La tenerezza e l'innocenza emanati della coppia di bambini protagonisti.
Anderson ripropone la sua fantasiosa ironia in una storia disegnata per adolescenti ma che ripropone la solita vena caustica. Il girato ha un ritmo sincopato come una variazione per archi e i personaggi vengono centrifugati senza poter dare impronte significative. La regia fa vorticare lo scambio di ruoli, dove i ragazzi fan gli adulti e viceversa, mentre schizzi di poesia imbrattano il comune disagio.
MEMORABILE: Il ballo sulla sabbia; La casa sull’albero; Il cibo per gatti; Appesi nel vuoto.
Classico film à la Anderson, con inquadrature e temi ambigui, degni di una favola per adulti. Certo, come appunto ogni sua produzione è di difficile fruizione, bisogna entrare nella sua ottica per poterne capire i ritmi lenti e cadenzati e le inquadrature incalzanti. La recitazione è ottima e i due bambini protagonisti dimostrano un affiatamento degno dei migliori attori. Colonna sonora fantastica.
Andersoniano al 100% questo film, tanto da risultare addirittura un po' manierato tanto è insistente su certi tipi di quadri (che si sentivano già ai tempi di Darjeeling ma in maniera più scorrevole). Wes, nel suo "ritorno all'infanzia" parla proprio di bambini, o pre-adolescenti, come alla fine ci sono sempre sembrati i suoi personaggi, tanto che gli adulti ci sembrano più infantili dei protagonisti (a questo proposito, Jared Gilman eccezionale da appannare Willis e Norton). Colonna sonora quasi interamente originale. Tenero e divertente.
Due dodicenni in fuga d'amore sono i teneri protagonisti del nuovo film di Wes Anderson, una fiaba dolce-amara narrata come consueto: personaggi bizzarri, inquadrature curata nei minimi dettagli e piene di colore, panoramiche di interni alla "casa di bambole", colonna sonora accattivante, trovate visive sorprendenti. Il risultato può affascinare per la sua leggerezza o deludere per l'inconsistenza di fondo, ma è difficilmente negabile quella riconoscibilità di temi e di stile che fa dello stesso Anderson uno dei registi più originali del cinema americano contemporaneo.
MEMORABILE: "Bambini vestiti da cretini guidati da cretini vestiti da bambini", impossibile non pensare alla definizione dei boy-scouts vedendo Norton in azione
Uno dei migliori film di Wes Anderson. Un artefatto visivo pittoricamente enfatico, stralunato e a tratti comicamente irresistibile, che incanta e commuove. Malinconico, crudele, romantico, con un cast eccezionale. In un mondo patologicamente alla ricerca del verosimile, Moonrise Kingdom è il giusto antidoto all'overdose di reale che ci martella e ci ingrigisce. Da vedere assolutamente.
Anderson puro e a tratti anche estremo. Moonrise Kingdom riassume tutti i temi cari al regista senza però aggiungere nulla alla sua filmografia, ormai stabilizzata su questi canoni. Ottimi Norton e la Mcdormand, mentre si conferma attore andersoniano per eccellenza il solito Bill Murray, Willis fa la sua parte senza stonare. Bravi anche i ragazzi. Colonna sonora sempre incisiva e fondamentale. Adorabile.
Il film a tratti risulta piuttosto irreale, ma sono molti gli spunti di riflessione che lascia allo spettatore. La scelta dei due giovani protagonisti è molto buona: due anime singolari che si incontrano e mostrano la loro normalità seppur all'apparenza stravagante.
C'è un'età in cui le cose vengono prese molto sul serio anche se non si conoscono ma si riconoscono, come l'amore. E' l'età di Sam e di Suzy, i due protagonisti di questo buon film di Anderson. Sam e Suzy hanno conosciuto la vita da due osservatori diversi, ma appena si incontrano si capiscono e sanno che sono fatti l'uno per l'altra. Mettono in crisi tutta la comunità isolana, con proprie abitudini, ripetitive e in decadenza. Una crisi benefica che ridarà tono a tutti gli strumenti che la compongono, fino a concertare di nuovo con entusiasmo.
MEMORABILE: Le dichiarazioni d'amore di Sam e Suzy e il loro primo bacio alla "francese".
Caratterizzato da un linguaggio di non immediata digestione, questo lavoro di Anderson riesce a miscelare leggerezza, grottesco, favola con apparente nonchalance. La storia d'amore tra due ragazzini, circondati da adulti ancora più infantili, viene raccontata attraverso una lente che fa spiccare il versante comico, ingigantendo ogni possibile elemento buffo. Inquadrature e movimenti di camera sono precisi al millimetro e spesso eccezionali (e l'autore si guarda bene dal farne mistero); in questa evidenza, che descrive in buona sostanza il cinema di Anderson, sta l'essenza tutta di questo film.
MEMORABILE: Lo scambio di missive tra i due innamorati
Abbiamo la prova finale, se ce ne fosse stato bisogno: Wes Anderson è perfetto da un punto di vista formale, esteticamente inappuntabile, con alcuni momenti molto azzeccati (qui "Le temps de l'amour" di Françoise Hardy), ma scarsamente coinvolgente. In questo caso il grottesco, che vorrebbe e dovrebbe essere un'esplosione di fantasia senza freni, appare di maniera ancor più che nei Tenembaum. Freddo e auto-erotico: Moonrise Kingdom non mi ha proprio convinto.
Prima parte quasi insostenibile: sterile esercizio di stile con personaggi irritanti e bidimensionali almeno quanto le sue inquadrature rigidamente frontali. Poi il film improvvisamente si anima: l'introduzione di una componente avventurosa smuove l'interesse, innescando un crescendo che culmina in un finalone apocalittico che spinge a rivalutare tutto l'operato, a dimostrazione di come il manierismo andersoniano acquisisca interesse soprattutto quando libero da inibizioni. Ottimo utilizzo delle musiche. Altalenante, ma con elementi notevoli.
Con estrema lentezza, questo film di un regista ormai considerato di culto ci propone la fuga programmata di due ragazzini emarginati (lo credo, con le famiglie che hanno…), che col passare del tempo si trasformerà in amore. Fanno da contorno, i genitori, che dovrebbero essere originali, ma che alla lunga suscitano solo una certa irritazione, il capo scout, che prende il suo “lavoro” decisamente sul serio e il poliziotto (Willis), quasi equilibrato in mezzo a cotanta forzata singolarità umana. Se non altro, Anderson ha almeno un suo stile, che può piacere o non piacere, come il "pesce ratto".
MEMORABILE: L'alzazip del capo scout; Il ragazzino con pipa che arriva all'appuntamento con la coetanea; La moglie che parla col megafono (classica Andersonata).
Occhei Wes, ho capito che le carrellate le sai fare molto bene e che sai dipingere personaggi surreali, ma il resto dove lo mettiamo? Accetto una, due, tre, quattro opere cinematograficamente simili ma adesso è giunto il tempo di rinnovare il linguaggio filmico. L'opera aleggia in un mare di evanescenza e nemmeno la gustosa fotografia di Yeoman salva la baracca dal naufragio. Mi sento tradito e deluso. Spero in una celere inversione di tendenza...
Due ragazzini orchestrano una fuga d'amore fantasiosa e pervicace, alla barba delle organizzazioni di controllo. Inutile dire che è tecnicamente un buon film. Lo è infatti. Wes Anderson è funambolico e ricco di inventiva e con attori interessanti (i due teen più che i caratteristi famosi). Ma non basta. Nella mia oretta e mezza di visione non succede nulla; la storia sta là e io sto qua. Lontano. Pare dunque una questione da intellettuali, beati della visione e dell'invenzione. A me serve qualcosa di più ruvido, forse: un ravanare più profondo.
Dopo una serie di pennellate che vorrebbero riecheggiare Kubrick e Burton prende corpo la fuga d'amore che ti porta a conoscere i due splendidi protagonisti: sono le scene di loro due a dare vita a un film altrimenti noiosetto, con gli attori di grido calati in personaggi male caricaturizzati, (tipo Murray e la McDormand); anche Keitel è accessorio, mentre a Willis va un po' meglio. Notevole la cornice ambientale.
MEMORABILE: Lei a lui che le tocca il seno: "Vedrai, cresceranno".
Lo stile è riconoscibilissimo e inconfondibile, così come il coraggio di affrontare con acida ironia un amore, con coinvolgimento fisico, tra bambini; così come la capacità di caratterizzare personaggi come figurine, senza possibilità di dissociazione dal look imposto. Resta però il solito dubbio: Wes Anderson! Ancora una volta il racconto soccombe alla messa in scena, il regista prevale sulla truppa e la storia stessa lascia un po' di amaro in bocca.
Due adolescenti in fuga da un mondo triste e pieno di incomprensioni, pronti a vivere la loro esistenza con spensieratezza e tenerezza. Una commedia simpatica, lievemente fuori dal tempo, che Anderson realizza con il suo stile personale fatto di particolari scenografie. Cast di contorno di alto livello, ma sono i due giovani protagonisti a primeggiare.
Sceneggiatura a prova di bomba per un film breve dove l'estetica ormai inconfondibile di Anderson si mischia un po' con Burton un po' coi film Disney un po' con i classiconi prepuberali degli anni '80. Solito andersoniano piacere per la vista con i carrelli, le panoramiche a schiaffo, le scenografie maniacali, i costumi strani e alcune trovate degne di Wallace e Gromit. Durata perfetta, cast come al solito meraviglioso. Anderson non stupisce ma non si smentisce. Godibile.
La fuga d'amore di due ragazzi nell'America degli anni '60. Su una vicenda minimale, Wes Anderson realizza un film che riflette il suo stile in tutto e per tutto (ineccepibili come sempre l'ambientazione e in genere il comparto tecnico), ma che al di là della componente formale si caratterizza per una particolare e sentita visione del mondo degli adolescenti. Ottima ambientazione e bella prova degli attori, a partire dai due giovani protagonisti. Colonna sonora deliziosa. Un buon film.
Andersoniano al 101%. Se è vero che non ci sono particolari novità rispetto ad altre pellicole del regista, va detto che questa gli è venuta meglio di altre. Al netto di tutto quello che ci si aspetterebbe da un film del regista (e che c'è tutto), sono rimasto ancora una volta positivamente colpito dal modo efficace e delicato con il quale descrive l'infanzia-adolescenza con tutto il suo carico di difficoltà e sofferenze. Come sempre non si ride a 32 denti, ma più di una risata la strappa. Non tutto è perfetto, ma è un buon film. Ottima la confezione, con una nota di merito per la fotografia.
Anderson sforna un'altra gradevole e caratteristica pellicola. Il piacere della scoperta viene presentato attraverso una fuga d'amore di due giovincelli su una piccola isola. La trama è piacevole, le inquadrature tipiche e la caratterizzazione dei personaggi straordinaria. Anche gli attori dai grandi nomi se la cavano bene, inseriti nel fantastico mondo di Anderson, il quale compie diverse interessanti e originali scelte (tutte le scenografie sono eccezionali). Non un gran film, ma comunque una commedia discreta, in stile Wes Anderson.
MEMORABILE: Il lancio della scarpa a Randy Ward; Suzy che interrompe il discorso della madre con: "Io ti odio"; I discorsi interrotti dello scambio delle lettere.
Wes Anderson non rinuncia al suo stile che per quanto mi riguarda risulta è sempre convincente e originale. La storia non è forse superiore ai suoi precedenti lavori ma appunto non ci si annoia. Cast ben assortito con un Bill Murray sempre sopra le righe. Colonna sonora così così.
Esiste un cinematografico (e non solo) tipo di "divertimento intelligente" che può risultar altrettanto fastidioso e peloso di certe sperimentazioni d'essai: la filmografia di Wes Anderson viaggia spesso borderline su questo confine di stucchevolezza, riuscendo però qui come ne Le avventure acquatiche in una progressione per accumulo rischiosa ma conchiusa. Il sofisticato universo filmico parallelo possiede solide fondamenta ed è affastellato con sfavillante competenza effimera, riuscendo a stagliare le sue figurine con vivida naturalezza catartica.
MEMORABILE: Il capitano Sharp di Bruce Willis; Tilda Swinton alias "Servizi Sociali".
Per una volta il titolo italiano ci azzecca. Anderson ritrae un amore prepuberale con il suo solito stile stralunato e la tipica cura per la messa in scena. Anche se l'impatto del film è minore rispetto ad altre opere, è da apprezzare il lavoro fatto dal cast per dar vita agli improbabili personaggi. Il punto di forza del film è però la relazione fra i due protagonisti in bilico tra infanzia e vita adulta, rappresentata in modo privo di ingenuità ma senza mai scadere nel volgare o nel forzato.
MEMORABILE: Il personaggio di Tilda Swinton chiamato "Servizi Sociali"; Il lobo forato dall'amo; I bambini mascherati da animali.
L'ormai classico stile Anderson applicato a una simpatica storia di ribellione e inadeguatezza giovanile, condito con l'ironia particolare dell'autore che può non piacere a tutti ma spesso coglie nel segno. Simpatici i due giovani protagonisti, divertenti anche solo a guardarli e il cast di contorno formato da grandi attori è in parte (Norton su tutti). Ottima la confezione, con una bella fotografia, location adeguate e una buona colonna sonora. Qualche lentezza qua e là.
Gli atteggiamenti dei due dodicenni in fuga d'amore sono tenerissimi, naturali nella loro solida semplicità, impietosamente confrontati con un mondo degli adulti fasullo e ridicolo. Apprezzabile l'idea, ma Wes Anderson come al solito calca la mano e impone la sua impronta inconfondibilmente paradossale. Il risultato complessivo è controverso: grande cura stilistica e cast importante per una farsa gratuita e stucchevole.
Come suggerisce il sottotitolo in italiano, la storia segue una fuga amorosa di due ragazzini, entrambi con i rispettivi problemi familiari, i quali provano empatia l'uno per l'altra dal primo momento in cui si sono incontrati. Anderson li fa vivere insieme in tutto e per tutto e, aiutati da un eccelso cast di supporto, i due giovani attori si lasciano ben trasportare dal racconto e dai loro rispettivi personaggi. Ottima fotografia e buone riprese, tutto rientrante nell'ottica visionaria di questo illuminante regista.
I detrattori accusano Anderson di fare sempre lo stesso film. Forse è vero, ma in questo caso gli è riuscito bene. Dopo lo scarso Zissou e l’intermedio viaggio a Darjeeling il regista si riprende alla grande con questa fuga d’amore e dal mondo degli adulti di due adolescenti “difficili”. I personaggi sono ben delineati come nei Tenenbaum e la narrazione avventurosa e coinvolgente coincide con l’avanzare di una furiosa tempesta. Una favola sulla difficoltà di crescere in un mondo forse ingiusto ma in cui resta sempre un filo di speranza.
MEMORABILE: L’ambientazione sulla finta isola di NewPenzance; Sam colpito dal fulmine; Il salvataggio del Comandante Pierce; Il finale sul campanile della chiesa.
Anderson ci catapulta in un'America degli anni 60 fra un manipolo di scout che cercano la loro fuga d'amore ma soprattutto il loro posto di felicità. L'idea sarebbe decisamente buona, ma al solito si finisce avviluppati da un tourbillon di tic e situazioni esasperate che appesantiscono tutto a cominciare dal cast di eccellenti attori più attenti a rendersi grotteschi che a dare il meglio di loro. La breve durata non riesce ad addolcire la storia che affatica e innervosisce per il talento sprecato.
È freccia di Cupido tra Davy Crockett e la peterpanica bambina sperduta, la cui traiettoria è scespirianamente deviata e ostacolata dalla comunità scandalizzata da troppo amore e offesa dalla fuga dal mondo che lo sancisce. Con meno tracotanza iperbarocca rispetto al suo usuale trademark, e puntellando adulatore sul commentario sonoro di Benjamin Britten, Anderson ce la manda a sedurre con un cinema compositivamente, scenograficamente e fotograficamente sponsorizzato dall'Elah. La fascinazione non tarda ad arrivare, ma setacciata dalla cautela di chi sa di interagire con un ruffiano.
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Se qualcuno è nelle vicinanze domani 3 novembre a Lucca al Cinema Centrale in occasione del Lucca Comics and Games ci sarà l'anteprima di Moonrise Kingdom, a ingresso libero fino a esaurimento posti.
Io ci sono già.
Sabato sera i critici a Cinematografo lo hanno stroncato in pieno a parte Caprara c he lo ha in piccola parte salvato, gli altri commenti sono stati tutti deludenti.
HomevideoRocchiola • 30/10/18 10:33 Call center Davinotti - 1236 interventi
Il bluray italiano edito dalla Lucky Red mi pare perfetto. Il video è pulito e dalla definizione ottimale. Inoltre presenta una colorazione molto efficace per uno dei pochi autori che non ha ancora deciso di passare alla fotografia buia e desaturata che impera ormai da un paio di decenni nel cinema odierno. L’audio italiano è un DTS 5.1 che per i miei gusti è come al solito non proprio equilibrato tra i dialoghi (piuttosto bassi) ed il reparto musicale e rumoristico (decisamente più potente ed incisivo).
DiscussioneRaremirko • 22/07/19 23:17 Call center Davinotti - 3862 interventi
Didda nel suo commento non ha proprio tutti i torti del mondo, ma comunque è oggettivo che Anderson abbia il suo stile e che lo voglia portar avanti.
Ipermegacast, lato tecnico di tutto rispetto, storia, script, personaggi e location immaginari.
Posso capire che trovarsi sempre lo stesso stile, gli stessi dialoghi e la stessa realtà surreale (che quindi tanto realtà non è) possa stancare, ma il film è anche riuscito, favolistico, romantico, onesto nel rappresentare i bambini.