The words - Film (2012)

Un dramma complesso, articolato su tre diversi livelli di narrazione che servono a mostrare la complessità delle parole e la difficoltà (per uno scrittore) a farle uscire o a dimenticarle. Bravissimi i tre attori protagonisti, ognuno perfettamente calato nella parte, ognuno rovescio della stessa medaglia. Un po' lento il ritmo ma se si riesce a farsi catturare si arriva alla fine senza problemi. Notevole.

Un film insolito. Banale nella direzione sciapa e didascalica, zoppicante nello strutturare un sistema di contenitori narrativi che dovrebbero essere materia esclusiva dei maestri del cinema, si pone però da un punto di vista per nulla scontato: come convivere con il peso delle proprie scelte? Con i suoi personaggi inetti (ottimo Cooper, medioman in balia dei suoi sensi di colpa), The Words ci rivela che non viviamo in un mondo di eroi ma di persone fallibili che devono riuscire ad andare avanti quando non si può tornare indietro.

Scrittore affermato legge in pubblico brani di un suo romanzo incentrato sulla figura di un "ladro di parole", ossia un giovane aspirante scrittore che ottiene grande successo facendosi passare per l'autore di un testo scritto da uno sconosciuto, finché quest'ultimo riappare... Tema più volte sfruttato, qui incastonato in una struttura a matrioska, impaginato con cura formale e sorretto da un discreto cast. Manca però quel quid che sollevi il film oltre l'aurea mediocrità. L'inizio promette più di quel il seguito mantenga. Non brutto, ma non all'altezza delle palesi ambizioni autoriali.

Tre vicende concatenate legate da un manoscritto e conseguente pubblicazione editoriale. La forza delle parole e la capacità di assumersi le proprie responsabilità. Un valido affresco interpretato da tre ottimi protagonisti in cui Irons emerge con mestiere e intensità recitativa. Le bugie hanno le gambe corte.

Film la cui trama (peraltro complessa e non facilmente sintetizzabile) è probabilmente meno importante rispetto al valore simbolico dei personaggi, forse aspetti differenti della stessa personalità. Un film che ruota intorno al significato simbolico delle parole che tutti vogliono in qualche modo fare proprie. Una sceneggiatura non impeccabile ma una buona caratterizzazione dei personaggi e la capacità dei registi di creare e alimentare la tensione intorno a questi. Convincente Cooper, meno il resto del cast.

Uno scrittore legge in pubblico un suo libro, che racconta di un aspirante scrittore che scrive un libro, in realtà copiato dal libro di un altro scrittore, che racconta la sua storia al ladro. Le storie dei tre scrittori (vere, inventate?) si assomigliano. Che siano la stessa persona? I registi esordienti sono ex sceneggiatori e si vede. Innamorati dei trucchi del loro mestiere, girano un film sofisticatissimo nelle premesse quanto mediocre nello scioglimento della trama. L'idea era ambiziosa, ma non ha funzionato. Grande Irons, anche se gigioneggia. Virare al seppia la parte parigina non è esattamente un miracolo di originalità.

Discreta cura formale nel descrivere una vicenda articolata che si espande e contrae più volte ponendo lo spettatore di fronte a dubbi che da stimolanti rischiano di diventare pesanti. La storia potrebbe anche appassionare ma risulta difficile scovare l'anima del film per via di una regia titubante e tutt'altro che memorabile. Interpretazioni nella media.

Le storie intrecciate dei tre personaggi che, per diverse ragioni, scrivono romanzi, sono poco originali, farcite di un romanticismo più adatto agli inizi del secolo scorso o banalmente scontate, come quella dello scrittore (Dennis Quaid) che legge l'incipit del suo romanzo a una platea plaudente. Più interessante dell'elaborata sceneggiatura è invece capire come il diverso uso delle comuni parole (quelle di tutti i giorni) possano decretare o meno il successo di uno scritto e come l'editoria riconosca (imponga) ciò che può diventare un bestseller.

Uno scrittore (Quaid) racconta in pubblico un suo libro il cui protagonista è uno scrittore (Cooper) che ruba un libro a un altro scrittore (Irons), con questo che gli racconta la genesi del libro. Il film è strutturato a matrioska, un po' come succedeva in Inception (anche se si parla di due generi completamente diversi). Nonostante il film risulti un po' piatto, soprattutto per quello che riguarda i contenuti, per via della sua strutturazione a matrioska non annoia e, anzi, incuriosisce lo spettatore. Godibile.

Il tema centrale è quello del plagio, qui elaborato in una forma piuttosto intricata di storie nella storia: uno scrittore presenta al pubblico il suo nuovo libro, che racconta di uno scrittore che pubblica un libro copiato integralmente dal manoscritto di un altro scrittore, che alla fine lo scopre e gli racconta i retroscena della storia. Lo spunto iniziale incuriosisce, alcuni sviluppi si rivelano intriganti, ma alla fine si rimane alquanto delusi. Cast di buon livello, tra cui Bradley Cooper e Jeremy Irons risultano i più convincenti.