Favoletta loffia loffia, imbevuta di noia e pressappochismo, dove le idee non mancherebbero nemmeno, ma sono mal sfruttate e incompiute
C'è un inizio sottotarantiniano alla "ripuliamo la scena del crimine" che c'entra come i cavoli a merenda (vomitate, pavimenti imbrattati di sangue, battutacce sceme), le solite cantine/prigioni/tane/bugigattoli/fetidi che fanno tanto
Saw (che non sarebbero nemmeno un male visto che mi hanno ricordato qualcosa di
Evil Dead, se almeno la storia avvincesse), poi sbuca fuori l'huldra, la creatura femminea delle leggende norvegesi, che altro non e che una gnoccona che non ha un briciolo di fascino o di ancestrale inquietudine, ma strabuzza solo gli occhioni, fà i miracoli che nemmeno la Madonna di Lourdes (o il gigante nero del
Miglio verde, a scelta), intona nenie che nonfinisconopiù e aggredisce i "militari cattivoni" pseudosotto (ma sotto) romeriani (che sbucano all'improvviso) con pacchiane soluzioni visive stile
Matrix (basta, non se ne può più). Due idioti a farle compagnia che cianciano del nulla, poi, tra una guarigione miracolosa dal cancro, l'huldra che ricorda la sua infanzia (i flashback di lei bambina sono l'unica trovata visiva che desta qualche interesse), si arriva al finale "favolistico" che stonerebbe anche in una disneyata
Il regista (che scrive, dirige, monta, produce e fotografa) non si sà bene cosa voglia dire con questa sua operetta incolore (che sembra girata a fine anni '90), indeciso se fare un horror o un fantasy
Fallisce su tutti e due i fronti, di violenza e splatter manco l'ombra e il sesso (che magari , visto il soggetto, poteva spandersi a piene mani) non viene nemmeno accennato, di visceralità (anche quì si sarebbe potuti andare a nozze) da cercare sul vocabolario
La limitezza del budget (che non e mai un male) vien fuori in tutta la sua rozzeria, e quei pochi spunti buoni che ci sono (i flashback dell'huldra bambina, tra i boschi innevati, nascosta nella vasca da bagno, immersa in un liquido lattescente, con la maschera per respirare, leggendo un libro di anatomia e accorgersi che c'hai la coda, la coda amputata nel minifreezer, le registrazioni su audiocassetta che fanno tanto
Quella villa accanto al cimitero) sono gettati lì senza essere davvero valorizzati
Le creature mitologiche ferine e carnivori che vivono nei boschi e circondano la casetta, perdono tutto il loro fascino e la loro presenza minacciosa per colpa di una grossolana CG
Non ha nulla che possa avvicinarlo (nemmeno per scherzo) al bellissimo
Splice (non scherziamo, se proprio hanno solo in comune la coda amputata, ma finisce lì)), ma sembra più una versione miserella e sciatta di
Lady in the Water
Anche le suggestioni visive vengono rovinate da un gusto discutibile e poco incisivo (il finale con l'hudra libera e felice tra i boschi fà tanto spot di uno shampoo)
Vengono a mancare totalmente fascinazioni ataviche o ancestrali e vince la noia e il tirato via
Resta impressa la bellezza folgorante della Reinåmo e poco altro
Fortuna che dura pochissimo, questo si un buon pregio
Con un tema del genere Nordaas avrebbe potuto fare faville, invece si rimane con un pugno di mosche in mano in quello che e un dimenticabile film(accio)etto.
Per la serie: "Quando le donne persero la coda..."