Grand canyon - Film (1991)

Grand canyon
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MMJ Davinotti jr

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Spaccato di vita vera. Nella Los Angeles delle continue contraddizioni vive la famiglia di Mack (Kevin Kline), avvocato benestante con moglie (Mary McDonnell) e figlio (Jeremy Sisto) a carico e segretaria d'ufficio occasionale amante. Il protagonista è lui, ma attorno si muovono personaggi interessanti più o meno importanti, come il meccanico/filosofo di colore Simon (Danny Glover), il produttore di action violenti Davis (Steve Martin, una parte di secondo piano, quasi una partecipazione straordinaria). Un po' come due anni dopo farà Robert Altman con AMERICA OGGI, Lawrence Kasdan disegna realtà diverse senza cercare la spettacolarità ad...Leggi tutto ogni costo, cercando invece di interpretare i sentimenti degli americani e di raccontarli con una certa profondità di prospettiva. Il risultato è altalenante, non sempre convincente, ma grazie a un cast eccellente diretto con grande professionalità e a un ottimo lavoro di fotografia e musiche (la colonna sonora di James Newton Howard si sposa splendidamente con le immagini) il film, nonostante duri più di due ore, mantiene uno standard qualitativo invidiabile dall'inizio alla fine. A molti può forse sembrare un po' pretenzioso, esageratamente leccato, non troppo coerentemente raffinato, ma resta un bell’esempio di cinema ragionato e non banale, che ha il non comune pregio di colpire nel segno con almeno una decina di scene strutturate in maniera intelligente e originale. Ivi compresa la solo apparentemente trita sequenza del sogno di Mack, che lo vede volare sulla città scendendo plasticamente tra i grattacieli. Ben calibrata la sceneggiatura, che mette le frasi più ficcanti in bocca a Danny Glover, il quale si dimostra interprete apprezzabile. Nessuno sopra le righe salvo forse Steve Martin, ma il suo personaggio latita.

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Magnetti 4/04/07 10:23 - 1103 commenti

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Film che si usa definire "corale" con vocazione filosofeggiante. Varie storie si intrecciano nella Los Angeles dei giorni nostri, i cui protagonisti rappresentano le loro problematiche esistenziali: il regista di film spazzatura/violenti che vuole redimersi (ottimo Steve Martin), il fedifrago contrastato, la moglie cornificata depressa eccetera. Sullo sfondo c'è il Grand Canyon, che come un gigante buono sembra prendersi beffe delle meschinità della vita degli uomini (aspetto, questo, ben sottolineato dal saggio Danny Glover).

Galbo 31/12/07 07:32 - 12372 commenti

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Come per Il grande freddo, anche in Grand Canyon Lawrence Kasdan dirige una storia corale, in cui si intersecano, sullo sfondo di una metropoli dall'apparenza disumana, le storie di diversi personaggi. Il risultato non è però altrettanto equilibrato. Pur pregevole sotto vari aspetti (sceneggiatura convincente e buone prove del cast in cui spiccano Martin e Kline) il film pecca di un eccessivo moralismo di fondo (il tema di base è il malessere urbano) che lo appesantisce e lo rende "rigido".

Cotola 30/09/12 22:34 - 8998 commenti

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Kasdan se la cava sempre abbastanza bene nelle storie corali in cui intreccia con sapienza storie diverse ed i loro protagonisti. Però come spesso gli accade anche qui manca un vero coinvolgimento emotivo, manca un' idea forte sia in fase di sceneggiatura che sotto il profilo registico, né alla fine si approda a soluzioni e considerazioni particolarmente interessanti. Così il film scivola via senza lasciare tracce significative nella memoria dello spettatore, dando l'impressione (e forse è proprio così), di aver assistito ad un film come tanti.

Daniela 23/03/23 12:16 - 12606 commenti

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Parallele che si intersecano in un quadro urbano degradato in cui però c'è ancora spazio per scampoli di umanità: sono le vite di sei persone di diversa estrazione sociale che abitano a Los Angeles, narrate da Kasdan che non riesce a replicare l'esito felice dell'altrettanto corale Grande freddo: qui si avverte la mancanza di un certo di aggregazione e i personaggi, oltre a non risultare particolarmente interessanti, sono impegnati in dialoghi banali o comunque poco incisivi, comprese le perle di saggezza impartite da Glover camionista, e questo penalizza anche le prove attoriali.

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  • Discussione Hackett • 5/02/14 11:59
    Portaborse - 530 interventi
    Momento centrale ed emotivamente più sentito della sua trilogia generazionale, Grand Canyon (1991) rappresenta per Kasdan un punto d'arrivo fondamentale nel suo sentito ragionamento sui cambiamenti delle persone all'interno della società. La generazione di trentenni disillusi ma ancora speranzosi de "Il grande freddo" lascia il posto ad uno sparuto gruppo di quarantenni ben più radicati nella cruda realtà della vita quotidiana. Realtà che ormai non ha più legami sentimentali con le malinconie del passato, apparendo più un teatro per il duro gioco di sopravvivere tra le mille insidie dell'indifferenza urbana. Smarrimento e senso di vuoto sembrano essere i sentimenti dominanti in questo film corale ottimamente interpretato da un cast in cui spiccano i navigati Kevin Kline e Danny Glover. Angoscia e senso di abbandono si mitigano durante la vicenda grazie ad una serie di fortuiti incontri che portano un po' di speranza nelle vite dei protagonisti. Kasdan sembra voler dire con questo film che l'indifferenza, la fretta e il distacco tra le persone crea i mostri della nostra società. Mostri che possono essere combattuti solo dalle persone stesse. Incontrarsi, confrontarsi e aiutarsi può trasformare la giungla urbana in un habitat più vivibile. Il Grand Canyon del titolo non è solo un luogo fisico. E' la presa di coscienza di quanto noi e i nostri problemi siamo piccoli davanti alla natura . Natura che anche qui (come nei film di Malick) ci guarda indifferente e prosegue per la sua strada.
    Ultima modifica: 5/02/14 13:44 da Hackett
  • Curiosità Daniela • 23/03/23 12:25
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    In una delle ultime battute di questo film, Steve Martin chiede a Jevin Kline se ha mai visto "I viaggi di Sullivan" che però in italiano è conosciuto come "I dimenticati". Si tratta infatti del bellissimo Sullivan's Travels, scritto e diretto da Preston Sturges nel 1941.