Quando si dice "la sua vita è come un film". L'esistenza di Scott è stata scandita da uno script redatto a quattro mani da Destino & Padreterno, un'odissea ital-o-mericana costellata di gloriose conquiste e pioneristici viaggi oltre le colonne d'Ercole, a conseguir virtute e canoscenza. Tremendo il naufragio che lo portò dalle stelle & strisce alle stalle italiche, dove non trovò nessun re ad ascoltarlo ma solo umiliazioni e mestieranti con cui sbarcare il lunario. Tragedia d'un esploratore, anarchico, umanista, egocentrico, guitto.
Toccante ritratto di un grande jazzista, ancor più grande dissipatore di sé e del proprio talento, dalle vette dei referendum di Downbeat (la bibbia dei jazzomani USA) alla mediocre italietta fanatizzata che rifiutò la musica per l'ideologia (erano gli anni in cui i compagni a Umbria Jazz fischiavano Count Basie o Woody Herman). Lui poi ci mise del suo. Occasione per vedere filmati preziosi e sentire frammenti di ottima musica.
Un film sul jazz è sempre il benvenuto e l’italoamericano Sciacca/Scott è il fulcro di un racconto che affonda le sue radici sulla rivoluzione del bebop, da cui Scott rimase folgorato dopo l’incontro con Charlie Parker. La ricostruzione è minuziosa e veritiera, anche se la personalità borderline del clarinettista apre la strada a dubbi e perplessità spesso irrisolti. L’essenza del jazz emerge comunque prepotentemente ed è questo il punto di forza di un docufilm dove il rispetto e l’amore per il jazz sono tangibili.
Documentario su quello che è stato (forse) il più grande clarinettista di tutti i tempi. In particolare si indaga su come un grandissimo della musica mondiale si sia rovinato a partire dal suo arrivo in Italia. Tony Scott è un personaggio vero eppure è anche un perfetto personaggio filmico. Tenero, guascone, fragile con una personalità notevole. Maresco gli costruisce addosso una bella pellicola che è un omaggio sentito ma non un'agiografia: non ne vengono nasconsti, infatti, i lati più critici. Per riscoprire un personaggio poco noto ai più.
Del Genio, tutta la Sregolatezza; della Grandezza, tutta la predisposizione alla rovina. Maresco lascia che il proprio jazzumentario brilli dell'irrefrenabile e fibonaccesca autocombustione spontanea di un brigatista del bebop e a prendere smisurata forma è una disagiografia di un paese che nulla perdona agli ingestibili silfi che si scostano da ogni ortodossia, conformità e piccineria. Tra autodafé facili a enunciarsi a posteriori e bizze di chi, da vero invasato, si trova sempre fuori logos, emerge anche l'agrodolce effigie di un generoso alieno senza tempo.
Come tanti altri maestri del jazz, anche Tony Scott univa un talento incredibile a una forza implacabilmente autodistruttiva. Franco Maresco, in un documentario appassionato e coinvolgente, racconta come questa autodistruzione fosse alimentata anche dall'ambiente che lo circondava. I numeri di jazz presenti sono una vera gioia per le orecchie, il film è appassionante.
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