L'ascesa di Hitler nella Germania degli anni '30 vista attraverso l'ottica della famiglia di un professore universitario sposato ad una ebrea. Primo film hollywoodiano (targato MGM) di aperta propaganda antinazista è però anche, grazie alla abituale intimità registica di Borzage, un melò in cui passioni e quotidianità di piccoli individui si scontrano con le immanenze della Storia. In tal senso molto è affidato alla sensibilità degli attori, tutti (da Morgan alla Sullavan a Jimmy Stewart) più credibili della cornice offerta da un copione farraginoso.
MEMORABILE: In birreria Stewart e la Sullavan, anticipando una analoga scena di Cabaret, si appartano rifiutandosi di cantare un coro nazista.
Melodramma che si distingue per il suo prendere posizione (per la prima volta, pare, in ambito hollywoodiano e pure con un buon senso di minaccia incombente) contro la Germania nazista, risultando, nello svolgimento, non troppo dissimile dai prodotti analoghi d'epoca contemporanea. Il film ha un buon ritmo e qualche sequenza ben diretta (la fuga sulla neve), ma sbanda negli eccessi sentimentali (il matrimonio) e in cinque minuti finali che sono puro distillato di retorica. Un ingellatissimo Stewart aggiunge quel tocco di carisma che non guasta.
La bufera mortale del titolo non è quella della natura ma quella provocata dall'avvento di Hitler al potere, evento che distrugge l'unità e la tranquilla esistenza della famiglia di un stimato professore che ha il solo torto di essere ebreo. Ricordato come uno dei primi film hollywoodiani a prendere posizione contro il nazismo prima dell'entrata in guerra negli USA, risulta troppo frettoloso in certi passaggi ed un poco viziato dalla retorica negli esiti melodrammatici, ma contiene anche momenti che suscitano una autentica commozione.
Il primo film a parlare di campi di concentramento rimane ancora oggi un dramma ben calibrato, che alla esaltazione di un pazzo da parte della folla fa contrapporre lo sfascio di una famiglia e di persone dagli ideali diversi. Alcuni momenti sono davvero toccanti, altri indignano, il romanticismo invece è un po' datato. Solida la regia, ottimo il cast e alcuni dialoghi che sfiorano il sociologico. Un film importante.
Famiglia di un anziano professore universitario in un paese sulle alpi tedesche: tra i figli e il futuro genero l’armonia si spacca quando arriva la notizia nel 1934 della nomina di Hitler alla guida della nazione. Film dichiaratamente propagandistico e da questo punto di vista onesto ed efficace. Per quando fu girato, nel 1940, va dato merito anche di un azzeccato presagio del peggio che dovrà ancora venire. La trama facilmente prevedibile è compensata dalle ottime prove attoriali e, oggi, dal valore di documento d’epoca.
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CuriositàDaniela • 24/06/18 00:20 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Il film, a causa del contenuto, venne messo al bando nella Germania nazista e il divieto venne esteso a tutte le altre pellicole di produzione MGM.
Fonte: Wikipedia
Sulla voce in lingua inglese si precisa che la produzione MGM decise per precauzione di non utilizzare il termine "ebreo" ma ciò non servì a evitare il bando:
Freya and her father are implied to be Jews but the word "Jew" is never used, and they are only identified as "non-Aryans"; in addition, Freya's half brothers are all members of the Nazi Party. Though it is understood that the film is set in Germany, the name of the country is rarely mentioned except at the very beginning in a short text of introduction. MGM purposely did not mention the name of the country or the religion of Freya's family because of the large German market for its films, but it was to no avail—the movie infuriated the Nazi government and it led to all MGM films being banned in Germany.