Not I - Corto (1975)

Not I
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Titolo originale: Not I
Anno: 1975
Genere: corto/mediometraggio (bianco e nero)
Regia: Tristram Powell (n.c.), Billie Whitelaw (n.c.)
Note: Il corto riprende (in studio e con varianti) lo spettacolo “Not I” di Samuel Beckett realizzato al Royal Court Theatre di Londra nel gennaio 1973 (per questo il film viene talvolta erroneamente datato 1973 anziché 1975). Non esiste una regia vera e propria: l’idea visiva (fissa) è nel testo di Beckett, la messa in scena coincide con l'interpretazione, mentre Powell fu l’operatore.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/05/12 DAL BENEMERITO PIGRO
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Pigro 27/05/12 14:44 - 9671 commenti

I gusti di Pigro

Fulminante: un torrente di parole a malapena distinguibili, dette da una bocca che galleggia nel nero, con un’orchestrazione ritmica da rap catatonico. L’opera di Beckett è semplicemente geniale e l’attrice sublime. Visivamente, poi, questo corto televisivo di 13 minuti diventa quasi ipnotico: impossibile togliere gli occhi dalla bocca che sputa mozziconi di frasi sconnesse, quasi come fosse un maëlstrom che inghiotte e macera il nostro sguardo e il nostro pensiero, lasciandoci attoniti. Imperdibile: è più un’esperienza che una visione.

Mickes2 24/06/12 16:05 - 1670 commenti

I gusti di Mickes2

Incredibile e calamitico corto dallo stile straniante e fascinoso. Un fiume in piena di parole che escono velocissime e vellutate da una bocca immersa nel Nulla. Uno sproloquio esistenziale e drammaturgico apparentemente senza capo né coda, oppure lo è: uno splendido esercizio di stile privo di obiettivi ma prettamente empatico ed ipnotico con un attrice indiavolata motore propulsivo di un’esperienza quasi inquietante: per 13 minuti siamo solo noi e quella bocca elettrizzata, forte di un flow metrico da far impallidire 2Pac e Notorius B.I.G.

Paulaster 11/11/16 10:53 - 4425 commenti

I gusti di Paulaster

Esperienza visiva come un’invasione di cavallette orale, dove le parole escono a raffica ma osservando cicliche fasi per riprendere di continuo. Disturbante solo all’accennarne, diventa come una cantilena destinata a soverchiare le coscienze e ad annullarne i pensieri. I suoni diventano furiosa abitudine, tanto che, per restare in una faticosa normalità, alla prima pausa o grido ci si aspetta di tornare nel vortice di frasi o suoni indistinguibili.

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