Un angolo insolito di Grecia, una livida cittadina industriale, accoglie la storia di una ragazza schifata dal sesso, che accudisce il padre malato terminale e viaggia attraverso i documentari sulla natura di David Attenborough (da cui il titolo che storpia il nome). Un paesaggio naturale e interiore desolati, violati dalla perdita di senso e aperti a un futuro ignoto, qui descritti tra simbolismo, astrattismo ed etologia. Belli i dialoghi laconici che a tratti irrompono in lunghi (e un po’ compiaciuti) piani-sequenza con camera immobile.
Formazione sessuale, ricerca d’identità e urgenza nel raggiungere una propria consapevolezza, al centro dell’opera dell’esordiente Tsangari. Un paesaggio isolato fa da sfondo alle dolorose e sperimentali vicissitudini dei protagonisti, racchiusi dentro un limbo che è specchio dell’anima di chi vi è all’interno; uno spazio esistenziale plumbeo e slavato nei sentimenti, che giungono famelici, algidi, inariditi, alienati, asessuati, per poi aprirsi in qualcosa di diverso, più grande, forse solo più sensibile e caloroso, naturale e bestiale come l’umano.
Marina (Labed) passa le sue giornate con la disinibita amica Bella (Randou), sempre prodiga di consigli in materia sessuale, e con il padre Spyros (Mourikis), architetto minato da una malattia allo stadio terminale. Due tipi diversi, per quanto complementari, di attaccamento affettivo, che l'irruzione di uno sconosciuto ingegnere (Lanthimos) sembra mettere a dura prova... Algido e grottesco in ossequio ai dettami dell'età d'oro della new wave greca, per quanto permeato di un'inedita sensibilità introspettiva che potrebbe avvicinarlo a chi non apprezza tanto distacco. Nella media.
MEMORABILE: Marina balla e canta "Bebop Kid" dei Suicide al capezzale del padre morto.
Ragazza con difficoltà a relazionarsi affronta anche la degenza del padre malato terminale. Microcosmo (asociale) che resta nei limiti della patologia, col dubbio della presenza di qualche turba infantile e l’aggiunta dell’età immatura. Cinema molto simile a quello di Lanthimos (qui attore) anche se la mano è più leggera e si inseriscono piccoli siparietti con l’amica del cuore. La malattia paterna resta in dialoghi di profonda umanità, anche se talvolta troppo intimi per un rapporto filiale. Ambientazione senza gioia di vivere, con il mare che resta sullo sfondo.
MEMORABILE: Il bacio di prova; Come le scimmie sul letto; La scelta dell’ulna.
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Con i sottotitoli inglesi. Tieni comunque presente che i dialoghi sono pochi e piuttosto elementari (anche se molto belli), quindi anche con una conoscenza basic dell'inglese si dovrebbe riuscire a capire.
Comunque, non so di che città sei, ma ti posso dire che a fine luglio sarà proiettato a Bologna con sottotitoli italiani.
ti ringrazio :)
con l'inglese me la cavo ma credo aspetterò una traduzione. se proprio non dovessi resistere tengo comunque presente la facile fruibilità coi sub in inglese.
io sono della provincia di Milano, fortunati i bolognesi ;)