Alessandro Bergonzoni: Urge - Spettacolo teatrale (2010)

Alessandro Bergonzoni: Urge
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Anno: 2010
Genere: teatro (colore)
Note: Uscito nelle sale nel 2016 come "Urge - Il film".

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/04/12 DAL BENEMERITO SCHRAMM
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Schramm 14/04/12 13:26 - 3490 commenti

I gusti di Schramm

Il prode Al Bergo devasta more solito i mulini a vento del reale e del razionale con un voto di vastità: fa del pensiero una trigonometria schizoide, una mise en abime escheriana, una teoria delle stringhe di Rubik, e dello scibile che tanto gli va stretto un cosmogonico ratatouille, un'incalcolabile parametria. Dottrinale e demagogico quando presta il fianco a posticce (e nell'economia dell'insieme, gratuite) sparate grilliane contro la tv, didascalico quando chiosa con un ammonitorio "Non smettete di pensare!" che rende gnomica una ciambella altrimenti riuscita col buco. Nero, beninteso.
MEMORABILE: Il film con audio, immagini e dialoghi separati in tre parti; il canto d'Africa; la cella chilometrica.

Didda23 26/03/18 16:50 - 2426 commenti

I gusti di Didda23

Uno spettacolo qualitativamente mostruoso. Il funambolico Bergonzoni gioca con la lingua in maniera geniale creando una serie irripetibile di giochi di parole, da rimanere senza fiato. Oltre al meraviglioso testo, va celebrata una capacità di interpretazione ragguardevole e magnetica, che fa passare in secondo piano lo scorrere del tempo. Qualcosa qua e là non funziona, ma è un peccato veniale. Raramente sono rimasto così rapito da uno spettacolo teatrale. Dovrebbe essere obbligatorio mostrarlo nelle scuole per far vedere alle nuove generazioni quanto è meravigliosa la nostra lingua.
MEMORABILE: L'interpretazione del sogno; La storia che nasce da una semplice frase modificando la punteggiatura.

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  • Discussione Didda23 • 26/03/18 16:52
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    E' in programmazione su sky arte e disponibile su On demand.

    Ve lo consiglio spassionatamente perchè è uno spettacolo di una qualità incredibile.
  • Discussione Schramm • 26/03/18 17:52
    Scrivano - 7694 interventi
    l'ho visto a teatro diverse volte. ha una parte centrale, cristallizzata non so come per sempre sul montaggio delle riprese video (che non ho mai visto), che a ogni replica cambiava sempre, affidata all'improvvisazione, in cui sparava a zero sulla tv, su internet, sulla politica, sull'eutanasia, su questo o quel caso di cronaca, in un reimpasto di luddismo, tecnofobia, retorica e contestazione demagogica che occhieggiava tantissimo ai favori della platea e che non mi andava davvero giù, anche solo per il suo arrivare fuori tempo massimo (e che spero vivamente manchi nel cesello cinematografico). mi poteva stare benissimo in grillo (che proprio perciò non ho mai particolarmente visto di buon occhio), che di queste valenze e rimbrotti ci ha sempre campato. ma da lui, che è sempre stato un alieno che teneva la realtà come prima esclusa, questa contaminazione con la quotidianità mi è arrivata come una sorta di "colpo alle spalle", che mi ha impedito dal pentapallinare il lavoro. purtroppo quella che qua era una parentesi più o meno breve, in nessi si è concentricamente allargata fino ad abbracciare quasi tutto lo spettacolo, in una sorta di sindrome di solone o di mosè che guida il popolo smarrito e indica a tutti come deve essere l'uomo nuovo (cosa che in arte mi fa rabbrividire), prendendosela in maniera anche un po' reazionaria con internet; e anche nella pur eccellente ultima fatica, che è una sorta di predisporsi al micidiale 2.0 di cui ho testimoniato solo una prova aperta in via di ridefinizione con provvisorio titolo di lavorazione (da qui il non averlo ancora commentato: aspetto di rivederlo più avanti in chiave compiuta e definitiva), si abbonda in stoccate alla situazione-migranti, alla magistratura, al femminicidio etc che lasciano un po' perplessi (quanto meno a chi nel teatro cerca una dimensione altra che non ha niente a che fare con quanto si legge nei giornali)

    lui è sempre lui, ovvero un comunicatore di prim'ordine come di rado ne abbiamo avuti su un palco, e urge andrei comunque a rivederlo altre 20 volte, e probabilmente resta spiazzante per chi non lo conosceva assolutamente, ma lo preferivo di gran lunga nella precedente fase, quando non puntava il dito sul sociale e sulla cronaca, aprendo al razionale, quando era davvero avulso a tutto e si guadava bene dal dire cosa è bene e cosa è male.

    urge è invece uno spartiacque e segna -purtroppo, aggiunegerei- una fase decisiva in cui quest'aspetto prenderà sempre più spazio e potere sul lavoro a venire.
    Ultima modifica: 26/03/18 18:09 da Schramm