Requiem - Film (2006)

Requiem
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Titolo originale: Requiem
Anno: 2006
Genere: drammatico (colore)
Note: Basato sulla vera storia di Anneliese Michell, la stessa che verrà utilizzata per "The exorcism of Emily Rose".

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/02/12 DAL BENEMERITO RUBER
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Ruber 13/02/12 00:29 - 703 commenti

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Autorevole racconto della storia vera di Anneliese Michel, ragazza tedesca in preda ad allucinazioni e psicosi che la vollero posseduta dai demoni sul finire degli anni '70. Ciò che salta più all'occhio Ciò che salta più all'occhio è certamente l'immedesimazione nei panni della ragazza, in special modo quando è in stato allucinatorio è dannatamente realistica. Il cast tutto tedesco, senza alcuna faccia nota al grande pubblico, conferma l'opera come un film di nicchia, ma che rimane il migliore sull'argomento.

Myvincent 31/03/12 15:18 - 3726 commenti

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Film-cronaca su un caso di presunta possessione demoniaca realmente accaduto in Germania, il film descrive gli aspetti relazionali, sociali e religiosi di una famiglia qualunque, devastata dagli strani, sinistri comportamenti della propria figlia. Molto più vicino al realismo di Ken Loach che alle atmosfere "vomitatorie" de L'esorcista, lascia aperto il dilemma interpretativo.

Gestarsh99 16/09/12 13:03 - 1395 commenti

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Rapporto rielaborato dell'avversa vicenda che colpì nei '70 Annaliese Michel, studentessa tedesca morta in seguito ai postumi di una presunta possessione diabolica, già portata sugli schermi con esiti nient'affatto peregrini in The exorcism of Emily Rose. Schmid ripudia le modalità del film precedente scendendo a patti con una narrazione prosciugata - forse un po' impacciatamente - da ogni pur minima particella di sensazionalismo, una scarna e dimessa sommissione espositiva che preleva con afona discrezione sia codici dal Dogma danese che ritmi dal naturalismo povero di Loach e dei Dardenne. Onesto ma rinunciatario.
MEMORABILE: Il prete alla pecorella tormentata: "Che cosa gridano? Dimmi. Che essendo una lurida sgualdrina non hai nessun diritto di toccare il rosario? Questo?"

Pigro 3/12/12 10:24 - 9635 commenti

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È la non-ricerca di sé di una ragazza oppressa da deliri mistici e da una madre bigotta e anaffettiva, incapace di riconoscere la pazzia e l’uscita verso l’emancipazione. Non è un discorso sulla santità-diversità e nemmeno sulla rivolta generazionale o sul dolore esistenziale, ma il racconto intimo di un “banale” (vero) caso clinico psichiatrico, narrativamente piatto e sottotono (a parte l’attimo in cui la sua esasperazione assume agli occhi del prete esorcista le forme della possessione demoniaca). Ma a che serve narrare una storia così?

Fabbiu 12/10/14 21:37 - 2136 commenti

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Piacevole sorpresa, questo film ricavato da una storia vera che generò poi il libro da cui verrà tratto anche l'horror L'esorcismo di Emily Rose. Qui però lo stile è diverso: non si fa leva sull'immaginario comune legato ai riti di esorcismo e sebbene il tema trattato sia quello della possessione, l'affronto alle classiche procedure è quasi del tutto evitato; si è preferito far parlare le magnifiche performance della protagonista (vittima di disturbi misteriosi) o la ricostruzione d'ambiente e d'epoca, con risultato notevole.

Daniela 14/11/14 08:50 - 12622 commenti

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Rispetto a The Exorcism of Emily Rose, ispirato alla stessa vicenda, questo adotta un approccio più documentario, concentrandosi soprattutto sul disagio psichico di una giovane donna segnata da una malattia che non riesce ad accettare, oppressa da una madre bigotta ed inaffettiva, irretita da credenze religiose medievali. Nonostante la palese onestà delle intenzioni, il risultato lascia qualche perplessità per una certa indeterminatezza di fondo: un Loach tardivo. Valore aggiunto la sofferta interpretazione della protagonista.

Capannelle 19/07/17 23:27 - 4398 commenti

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Pur denotando intenti genuini e la volontà di non sfruttare facili spettacolarizzazioni, il film non si fa seguire volentieri nel senso che è programmaticamente poco emozionale e, mentre la ragazza sprofonda nel suo universo allucinatorio pure lo spettatore sprofonda nel divano contorcendosi in attesa della fine. Tutto poggia sulla Huller, pure brava e sulla ricostruzione ambientale ma non possono bastare.

Buiomega71 16/10/21 01:03 - 2901 commenti

I gusti di Buiomega71

Schmid si muove tra Diario di una schizofrenica e Family life, con una sgradevolezza iperrealistica da imparentarlo con la disadorna atmosfera di Cristiana F. (là la droga, qui una molto probabile malattia mentale). Diversa rappresentazione del possession movie, in cui la Hüller presta aderenza sia fisica che psicologica intinta in un credibile e disturbante fanatismo religioso (Santa Caterina). Verso la fine il diavolo (poco probabilmente) fa le pentole e non i coperchi (le boccacce di Michaela ai genitori in preghiera, la minestra sputata in faccia alla madre) lasciando il segno.
MEMORABILE: Michaela balla, tutta scordinata e in simil trance, in discoteca, sotto gli occhi esterefatti di Stefan; I vestiti buttati nella spazzatura.

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  • Discussione Ruber • 30/11/12 17:15
    Formatore stagisti - 9241 interventi
    Pigro ebbe a dire:
    Ruber, ci sono due punti incomprensibili (forse perché sono saltate delle parole) nel tuo commento: “Ciò che salta più all'occhio è certamente l'i panni della ragazza” e “in stato allucinatorio e dannatamente realistica”. Puoi correggerli?

    Io non posso farlo, può farlo solo Zender, ora lo contatto.
  • Discussione Zender • 30/11/12 17:41
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Sì, correggo, solo che non so cosa volevi dire Ruber. Cosa salta più all'occhio? In generale con questa frase cosa intendevi?

    Ciò che salta più all'occhio è certamente l'i panni della ragazza, in special modo quando è in stato allucinatorio e dannatamente realistica.
  • Discussione Gestarsh99 • 1/12/12 11:43
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Sì, correggo, solo che non so cosa volevi dire Ruber. Cosa salta più all'occhio? In generale con questa frase cosa intendevi?

    Forse il periodo completo era questo:

    Ciò che salta più all'occhio è certamente l'iMMEDESIMAZIONE NEI panni della ragazza, in special modo quando è in stato allucinatorio E' dannatamente realistica.
  • Discussione Zender • 1/12/12 11:46
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Eh, vediamo se l'esegesi ruberiana è giusta...
    Ruber, dici che volevi intendere ciò che scrive Gest?
  • Discussione Ruber • 2/12/12 21:09
    Formatore stagisti - 9241 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Eh, vediamo se l'esegesi ruberiana è giusta...
    Ruber, dici che volevi intendere ciò che scrive Gest?


    Si cio che ha scritto Gest va bene, il senso è quello.
  • Discussione Gestarsh99 • 5/12/12 17:46
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Pigro ebbe a scrivere:
    Ma a che serve narrare una storia così?

    Più che altro ci sarebbe da chiedersi a cosa serve narrare una storia ricalcando in maniera forzosa stili registici altrui (io vi ho trovato un mix raffreddato di Loach, Dardenne e Von Trier).
    Mi ha ricordato da vicinissimo l'esordio di Squitieri in Io e dio (1969), che in un certo senso otteneva eguali risultati vampirizzando linguaggi autoriali ben noti.

    Ho giudicato il film "rinunciatario" proprio per questa sua rinuncia ad una forma personale e ad una trattazione veramente partecipe.
    Resta un'opera dagli intenti onesti e anti-spettacolari, sicuramente particolare ma un po' gratuita e impacciata.
  • Discussione Pigro • 6/12/12 10:05
    Consigliere - 1659 interventi
    Gestarsh99 ebbe a dire:
    Pigro ebbe a scrivere:
    Ma a che serve narrare una storia così?

    Più che altro ci sarebbe da chiedersi a cosa serve narrare una storia ricalcando in maniera forzosa stili registici altrui (io vi ho trovato un mix raffreddato di Loach, Dardenne e Von Trier).
    Mi ha ricordato da vicinissimo l'esordio di Squitieri in Io e dio (1969), che in un certo senso otteneva eguali risultati vampirizzando linguaggi autoriali ben noti.

    Ho giudicato il film "rinunciatario" proprio per questa sua rinuncia ad una forma personale e ad una trattazione veramente partecipe.
    Resta un'opera dagli intenti onesti e anti-spettacolari, sicuramente particolare ma un po' gratuita e impacciata.


    Concordo. Infatti, il mio "così" è doppio. Cioè: a che serve raccontare la storia di una poveretta che crede di sentire le voci, senza che questo passi da mera esposizione di un caso clinico (decisamente poco interessante, per me) a qualcosa capace di innescare suggestioni più ampie? E anche: a che serve raccontare questa storia in questo modo che tu hai definito in maniera assolutamente perfetta "rinunciatario"? Rinunciatario perché sottotono e perché, come hai notato tu, pur attingendo a stili molto decisi, non riesce a marcare una differenza (o anche, perlomeno, una totale adesione).
    Anch'io credo che sia un film onesto e partecipato, ma il risultato è decisamente al di sotto delle premesse.
  • Homevideo Buiomega71 • 30/06/13 14:43
    Consigliere - 25933 interventi
    In dvd per Lucky Red, disponibile dal 23/07/2013

    http://www.amazon.it/Requiem-Burghart-Klaussner/dp/B00DHLZZKE/ref=sr_1_79?s=dvd&ie=UTF8&qid=1372596143&sr=1-79
  • Discussione Buiomega71 • 16/10/21 10:17
    Consigliere - 25933 interventi
    Gelida, iperrealistica e scarna diversa rappresentazione del "possession movie".

    Schmid si muove tra Diario di una schizofrenica a Family life, intingendo il suo raggelante (e intimista) dramma in un atmosfera disadorna e squallida che lo apparenta a Christiane F. (là la droga, quì una molto probabile malattia mentale, ma le due ragazze protagoniste si portano dietro un fardello che mina la loro quotidianità: gli amici, la discoteca, il disturbante fanatismo religioso di una-Santa Caterina-non è poi tanto dissimile dalla continua ricerca del "buco" dell'altra sua connazionale, fino a cadere nel baratro), con una ricostruzione degli anni 70 pressochè credibilissima e che rinuncia all'OST originale per pezzi musicali d'epoca, che ne aumentano il disagio e ne amplificano il dramma (la canzone sui titoli di coda, poco dopo che Michaela pare vada incontro al suo tremendo destino con impressionante serenità, convinta di una santificazione dettata dal suo cieco fanatismo, mette i brividi).

    Loach, von Trier, i Dardenne, Bruno Dumont, Catherine Breillat (o come scrive la recensione di Film tv dell'epoca "uno Scorsese che però ha visto meno film") i numi tutelari del giovane regista tedesco, che racconta di disfunzioni familiari (la madre di Michaela è un mostro di insensibilità con una mentalità ferma al Medio Evo-la sequenza dei vestiti "da sgualdrina" gettati nella spazzatura, proprio la sera della vigilia di Natale-che procurerà a Michaela una crisi in camera sua-è dolorosissima), della paura di non essere accettati (Michaela è comunque una ragazza socievole nonostante tutto, che riesce a farsi un'amica-Hannah- e pure un ragazzo-Stefan-che le staranno accanto fino all'ultimo, anche quando Michaela arriverà al punto di non ritorno. A questo punto interessante la sottolineatura di Rudy Salvagnini nella sua scheda al film nel nuovo dizionario dei film horror, quando evidenzia la perplessità di Stefan-che rappresenta le nuove generazioni-assistendo all'esorcismo casalingo retrogrado ai danni di Michaela da parte dei due sacerdoti e dei genitori, che quasi ti vien voglia di chiamare la polizia), di una ragazza timorata da Dio oltre ogni comprensione, come nella parentesi del pellegrinaggio in Italia e il rosario donatole dalla madre.

    Ma il diavolo (poco probabilmente) fa le pentole e non i coperchi, e se Michaela non riesce (passando notti insonni e pure l'ultimo dell'anno) a redarre una relazione smontando nervosamente la macchina da scrivere e prendendosela con il crocifisso appeso alla parete, una volta che la schizofrenia, scambiata per possessione demoniaca, prende il sopravvento, ecco che la ragazza appare come in stato vegetativo, poi si contorce, grida, ride, arrivando a atti di "ribellione" verso quella stessa famiglia che l'ha indottrinata ad una religiosità eccessiva e soffocante (la minestra sputata in faccia alla madre mentre la imbocca, le boccacce di scherno mentre i genitori pregano per lei, il rompere gli oggetti in cucina disprezzando la madre), fino a quella chiusa di innaturale rassegnazione che mette non poco a disagio.

    Schmid, poi, abilmente, al posto di eccessivi contorcimenti fisici o grida disumane che sfociano nei meccanismi horror (vedere la "collega" americana Emily Rose di tre anni prima) preferisce sottolineare il disagio mentale di Michaela in sequenze incisive e non poco "fastidiose" e parecchio inquietanti (una per tutte: quando Michaela balla, in discoteca, tutta scordinata e come in trance, sotto gli occhi esterefatti di Stefan o quando i "demoni" interiori le impediscono di avvicinarsi o toccare immagini sacre).

    Curiosamente, l'altro Trier (il Gioacchino), nel suo ben poco riuscito Thelma, ne prenderà in prestito stilemi e situazioni pressochè quasi identiche (la ragazza impossibilitata ad essere normale che lascia il paesello bucolico e asfissiante-come la famiglia-per andare a studiare all'università, l'amicizia femminile, gli esami medici-l'elettroencefalogramma-, le crisi "paranormali") in un contesto prettamente nordico e cinereo.

    Malattia movie con riverberi esorcistici, ma che se ne distacca per uno stile freddo e quasi documentaristico (il dogma vontreieriano insegna) e di un'aderenza alla realtà quasi lancinante e che trova nella straordinaria bravura di Sandra Huller una fisicità e un aspetto psicologico che lascia davvero il segno.

    Il diavolo (im)probabilmente...


    Ultima modifica: 16/10/21 14:05 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 16/10/21 10:35
    Consigliere - 25933 interventi
    Ottimo il dvd edito dalla Lucky Red

    Formato: 1.85:1
    Audio: italiano, tedesco
    Sottotitoli: italiano, italiano per non udenti
    Come extra il trailer del film, schede filmografiche e galleria fotografica.
    Durata effettiva: 1h, 28m e 31s

    Immagine al minuto 0.31.25.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images58/PDVD-235.jpg[/img]
    Ultima modifica: 16/10/21 13:11 da Zender